Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

La “parola data”? Vale per molti, ma non per tutti. Di certo pare non avere alcun peso per il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Lo sanno bene il suo compagno di partito, Enrico Letta e il suo padre putativo, Silvio Berlusconi. Ma soprattutto, grazie al Referendum “oppositivo” d’Autunno, ne hanno preso coscienza i cittadini-elettori.

“Se perdo il Referendum costituzionale considererò fallita la mia esperienza politica“. (Matteo Renzi, 29 Dicembre 2015) 
“Non sono un vecchio politico attaccato alla poltrona (…) sulle Riforme l’ultima parola ce l’hanno i cittadini e io sono pronto a prendermi le conseguenze (…) se i cittadini non sono d’accordo, hanno il diritto di dirlo”. (Matteo Renzi, 10 Gennaio 2016).
“Ripeto qui (in Senato, ndr): se perdessi il Referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica”. (Matteo Renzi, 20 Gennaio 2016).
“Io non sono come gli altri, non posso restare aggrappato alla politica. Se sulle Riforme gli italiani diranno di no, prendo la borsettina e torno a casa“. (Matteo Renzi, 25 Gennaio 2016).
“Se perdiamo il Referendum è doveroso trarne conseguenze, è sacrosanto non solo che il Governo vada a casa ma che io consideri terminata la mia esperienza politica”. (Matteo Renzi, 12 Marzo 2016).
“Se non vi fosse consenso popolare tanto da fare cadere il castello delle Riforme su quella principale, è principio di serietà politica trarre le conseguenze (le dimissioni del Governo, ndr)” (Matteo Renzi, 11 Aprile 2016) 
“Se io perdo, con che faccia rimango. Ma non è che vado a casa, smetto di fare Politica. Non è personalizzazione ma serietà. Lo so che si aggrappano alla poltrona ma non posso fare finta di niente”. (Matteo Renzi, 8 Maggio 2016)
“Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro? Accusano me di voler personalizzare perché loro sono preoccupati che in Italia si affermi il principio sacrosanto che chi perde va a casa”. (Matteo Renzi, 29 Giugno 2016)
“Si vota nel 2018 comunque vada il Referendum (…) ho sbagliato a personalizzare la consultazione” (Matteo Renzi, 21 Agosto 2016).

Incipit. “La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle Autorità politiche, se non è difesa dal Governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre Istituzioni e ancorate le nostre Libertà. (Luigi Sturzo – Discorso al Senato della Repubblica, 27 Giugno 1957) 

Tanto tuonò che piovve. Or dunque, si diceva… Si diceva che innanzi al crescente rischio di uscire sconfitto dal Referendum “oppositivo” d’Autunno, il “Presidente del Consiglio nostro malgrado”, già “Campione del Marketing di se stesso”, noto all’anagrafe come Matteo Renzi, avrebbe tirato i remi in barca, smentendo dapprima l’infelice scelta di personalizzare il confronto con l’urna, per poi rimangiarsi, in un sol boccone, tutte le dichiarazioni rilasciate, da molti mesi a questa parte, di trarre le “dovute conseguenze”. Dichiarazioni che, com’è noto, hanno sempre lasciato intendere le sue sicure dimissioni in caso di vittoria del “NO”.

Avendo previsto da tempo e per tempo, la conclusione di tale insulsa e artificiosa sceneggiata, non mi stupisco affatto: il rottamatore che minaccia di cambiare l’Italia, rifuggendo gli atteggiamenti, gli usi e i costumi della “vecchia Politica”, salvo poi dimostrare non tanto di averli acquisiti pian piano, ma di averli già impressi nel proprio DNA di politicante. Come dire: non mi sarei aspettato altrimenti dal “presuntuoso nuovo che avanza”, con le radici ben piantate nella peggiore Democrazia Cristiana del tempo che fu. 

Le devastanti Riforme della Costituzione architettate da Matteo Renzi? Chissà mai perché, ma piacciono soltanto agli industriali, ai banchieri, ai finanzieri e a certi economisti... Oltreché agli indottrinati adepti del Partito Democratico.

Le devastanti Riforme della Costituzione architettate da Matteo Renzi? Chissà mai perché, ma piacciono soltanto agli industriali, ai banchieri, ai finanzieri e a certi economisti… Oltreché agli “adepti” del Partito Democratico.

Perversioni istituzionali. A ben guardare, se si eccettuano gli indottrinati seguaci del PD, le orripilanti Riforme‬ buttate nel piatto dall’attuale inquilino di Palazzo Chigi e “cucinate” dall’ex Capo dello Stato, ai miei occhi estremamente indigeste, piacciono soltanto agli industriali, ai banchieri, ai finanzieri e a certi economisti (Joseph Stiglitz‬, “fresco” ultimo della serie, ndr). E se a gradire la “pietanza” sono soltanto i “Poteri Forti” (che la disinformazione di Regime si ostina a qualificare come “menti illuminate” con a cuore il bene del Paese, ndr), l’elettore dovrebbe avere più di una ragione per “fare le barricate”.

Ora, per chi avesse ancora dei dubbi e per coloro che non fossero ancora stati folgorati da un barlume di senso del dovere, volto a respingere in pieno l’idea di sostituire 47 articoli semplici e chiari, con altrettanti astrusi e prolissi, è bene rammentare brevemente pochi punti fondamentali.

1) La prospettata abolizione del Senato non c’è stata e continuare a parlarne è un improprio specchietto per le allodole, anzi, per i gonzi. Com’è noto, stando al pasticcio normativo votato dal Parlamento, che i cittadini si spera, respingeranno al mittente, la Camera in questione resterebbe in piedi con un’esigua riduzione dei suoi componenti. Differenza fondamentale rispetto al Sistema attuale, l’elezione dei Senatori avverrebbe per via mediata, pescando tra Consiglieri Regionali e Sindaci (al riguardo, la domanda è: “chi vorrebbe mai un Primo Cittadino parti-time a capo della propria città”? Ndr), cosa che che inciderebbe sulla Sovranità Popolare, così come sancita dall’art.1 della Costituzione. Per assurdo, sarebbe stato molto più logico cancellarlo del tutto, passando ad un Sistema Monocamerale puro.

2) La fine del Bicameralismo Perfetto è una chiacchiera da bar. Se allo stato una legge può essere approvata soltanto in due modi, iter ordinario e iter costituzionale, nel malaugurato caso in cui passasse la contro-riforma Renziana, si passerebbe a sette o dieci modi diversi (il numero dei “rimpalli” varia in ragione delle diverse interpretazioni dei Costituzionalisti, ndr). Ergo, la lungaggine legislativa che tanto si rimprovera al Parlamento diventerebbe ancor più evidente. Un’assurda certezza quotidiana, anzichenò! Sarebbe stato molto più semplice e proficuo, far leva sulla revisione dei regolamenti parlamentari.

3) Il risparmio di Spesa tanto sbandierato dall’Esecutivo è una goccia nell’Oceano degli sprechi, che si risolve in pochi milioni di Euro all’anno. Se esso fosse stato davvero uno dei punti focali del progetto Governativo, la soluzione più ovvia sarebbe stata la riduzione di 2/3 sia del numero dei Parlamentari, sia delle loro diarie. Per non parlare del ridimensionamento del numero dei Ministeri (specie di quelli, assurdi, “senza portafoglio”, ndr), che resta sempre e soltanto una promessa pre-elettorale…

4) L’intervento sul titolo V non intacca i Diritti dei cittadini, così come determinati dalla prima parte della Costituzione? Ma quando mai! Me lo vedo proprio un Governo monocolore, costituito dal Partito di Maggioranza relativa (anche esigua, ndr), che, dopo aver vinto le Elezioni Politiche “a causa” di una legge elettorale che gli abbia concesso un premio esagerato alla Camera e che goda dell’appoggio di un Senato docile e ammaestrato, non decida di legiferare come meglio creda, perseguendo e andando oltre il proprio programma, intaccando le garanzie dei cittadini, così come sancite dalla prima parte della Sacra Carta. Specie quando si consideri che il “progetto Napolitano-Boschi-Renzi-Verdini” preveda la reintroduzione del principio dell’Interesse Nazionale, sotto forma di “Clausola di Supremazia”. Già! Me lo vedo proprio un Governo che perda tempo ad ascoltare le ragioni degli Enti Locali quando si dovesse trattare di aprire un deposito di scorie nucleari, di bucherellare il territorio a scopi minerari, di costruire invasi, di innalzare ponti su questo o quello Stretto… O quando volesse incidere sui Diritti inerenti al Lavoro e alla Proprietà, o sulle fondamentali Libertà dell’individuo.

5) L’abolizione del CNEL, la cancellazione formale delle Province e l’introduzione del Referendum propositivo? Non sono valide ragioni “addizionali” per accettare l’inaccettabile, in virtù del fatto che tali atti di revisione potrebbero avvenire tranquillamente con norma costituzionale ad hoc, che certamente riceverebbe il plauso dell’intero emiciclo.

Posto quanto sopra, sebbene non sia materia di quesito referendario, è importante puntare il dito anche sulla Legge Elettorale, recentemente entrata in vigore, chiamata “Italicum”.

In primis, bisogna avere ben fisso in testa che il 4 Dicembre 2013, allorché la Consulta dichiarò l’incostituzionalità della Legge n. 270/2005, (nota ai più come “Porcellum”, ndr) perché contraria ai principii sanciti dal già citato articolo 1 e dell’articolo 48, c. 2 (ovvero, laddove richiama l’eguaglianza del voto, ndr) della Sacra Carta, acconsentì alla prosecuzione della Legislatura, in base a quello, fondamentale ma discutibile, della “Continuità dello Stato”. In breve, il Parlamento partorito dal Porcellum, pur illegittimo, fu temporaneamente legittimato nelle sue funzioni per evitare un grave “blocco formale” dell’Ordinamento Statuale. Legittimazione valida il tempo necessario per indire nuove Elezioni e (in base all’indirizzo di alcuni Costituzionalisti, ndr) per convertire eventuali Decreti Legge in scadenza. Tirando le somme: circa 3 mesi di vita programmata. Invece…

Invece, a causa degli intendimenti di un Capo dello Stato “interventista” al limite dell’Attentato alla Costituzione, quello stesso Parlamento ha partorito ben due Esecutivi a guida Democratica (dove “democratica” è un eufemismo, ndr), un demenziale progetto di “disfacimento” delle Prima Fonte del Diritto, una nuova legge elettorale che, riproponendo i capi-lista bloccati a candidatura multipla e un enorme premio in numero di seggi, al partito di maggioranza relativa vincitore delle Elezioni, non può non essere incostituzionale al pari della precedente! E pensare che si sarebbe potuti andare alle urne con una legge elettorale certamente perfetta (il cosiddetto “Consultellum”, ovvero un Proporzionale puro con preferenza unica, ndr), perché indirettamente creata dalla Consulta con la sua sentenza… Ma questo, ahimé, è quel che avrebbe potuto essere ma che non è.

In secondo luogo, è fondamentale che i cittadini-elettori si rendano consapevoli che proprio la combinazione dell’Italicum con le pseudo-Riforme Renziane, porterebbero dritti alla catastrofe: un partito unico di Governo con un uomo solo al comando. Chissà perché, ma mi ricorda l’ardire di un certo “nero qualcuno”… Che di nome faceva Benito Mussolini! (Ma, perlomeno, prima di “mettere il giogo” agli Italiani,  Mussolini ebbe la decenza di farsi eleggere in Parlamento, ndr).

Io Voto No. Fidarsi di un politicante che oltre ad aver tradito la parola data ad un compagno di partito (“Enrico stai sereno”, ndr) e ad aver preso il Potere‬ in maniera contraria ai principii democratici, si sia affidato il compito di disfare la Costituzione‬ Repubblicana, per compiacere le mire di un “vecchio manovratore” con velleità di novello “padre della Patria”? In Verità Vi dico: No, grazie. 

Perché la Democrazia non si svende al volere del primo venuto, per di più assurto al Vertice dello Stato per un vile gioco di Palazzo. Perché il Futuro di una Nazione non può nascere da un Presente di contrapposizione causato dall’oltranzismo di un Partito, inviso a tutti gli altri, per la sua puntigliosa chiusura al dibattito, né può nascere dallo stravolgimento dell’eredità di un Passato di sofferenza e dolore, eppur gloriosamente slanciato verso di noi.

Insomma, per quanto mi riguardi, Giorgio Napolitano, Matteo‬ Renzi, Maria Elena Boschi, Denis Verdini, Anna Finocchiaro & Co., non devono né possono dormire sonni tranquilli: al Referendum‬ “oppositivo” d’Autunno, il mio “NO” sarà fiero e deciso, a dispetto dei loro fumosi intendimenti. Oggi, ancor più di ieri: “Viva l’Italia‬”!

D.V.

P.S. Caro Renzi, mi dica con parole sue, con o senza slides: «com’era quella del “manteniamo le promesse”»? In attesa di una risposta, io non mollo la presa e continuerò ad adoperarmi per salvare la Sacra Carta dalle sue grinfie.