Dopo tanto penare, l’Italia ha finalmente un nuovo Governo su cui contare. Dopo tanto tormento, è ora il tempo del Governo del Cambiamento. Eravamo e restiamo confidenti che la novità legata ad un Esecutivo fin troppo etichettato come “populista”, riesca finalmente a svecchiare il nostro Paese, cancellando l’insopportabile “secolarismo Italico” fatto istituzione, nelle Istituzioni stesse. Che Dio, o chi per lui, ce la mandi buona.

“Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la Democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il Diritto Pubblico fondato sulla Uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga”. (Henri-Frédéric Amiel – 12 Giugno 1871)

Un incontro con D.V. – Del Comitato di Redazione

Or dunque, alla fine hai fatto nuovamente centro. Come dire: avevi previsto un accordo Giallo-Verde e hai avuto l’occhio lungo. Non è che tu nasconda da qualche parte una sfera di cristallo?

In tutta sincerità, non mi va di bearmi della mia lungimiranza, o forse sì… Fatto sta che non occorra alcuna sfera di cristallo, né, parimenti, il dono della precognizione per avere certezza che in Italia, quando si abbia a che fare con “giochi di Potere”, tutto finisca come ci si aspetti che debba finire, nel bene e soprattutto nel male.

Non puoi negare, tuttavia, che l’accordo tra Lega e M5S rappresenti quel che tu auspicassi e per cui, all’indomani delle Elezioni, scrivesti un manifesto-appello indirizzato alla platea dei tuoi lettori e soprattutto, a Salvini e Di Maio.

No, non lo nego, anzi… Il vento è finalmente cambiato. Per prima cosa voglio ringraziarli per aver evitato di darsi la zappa sui piedi, decidendo di vedersi a quattr’occhi, dopo tanto ciarlare, all’indomani della rispettiva “vittoria” elettorale. Poi voglio dire grazie ad altre due persone, Beppe Grillo e  Gianroberto Casaleggio, senza il cui impegno ci troveremmo ancora a soffrire un “cielo buio” sopra l’Italia… Voglio anche dedicare un “pensiero”, che tengo comunque per me, a Giorgio Napolitano, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Laura Boldrini, ecc. ecc… Ciò premesso, ritengo che l’accordo tra i due cosiddetti “populisti” rappresenti “quel tanto che basta di benzina sul fuoco”, necessario a svecchiare questo sistema ingessato, incancrenito, avvitato su se stesso e chi più ne ha più ne metta, chiamato Repubblica Italiana. Sarà un caso, ma voglio vedere come un buon auspicio il fatto che si sia trovato un accordo proprio alla vigilia della Festa del 2 Giugno.

Storicamente, hai sempre scelto lo scontro frontale con le Forze di Governo. Lo facesti con Silvio Berlusconi, con Mario Monti, con Enrico Letta e, buon ultimo, con Matteo Renzi, con cui avesti partita vinta soprattutto sul tema delle Riforme della Costituzione, a fronte della sua sonora sconfitta al Referendum Confermativo. Devo ritenere che ciò possa avvenire anche col nuovo “Esecutivo del Cambiamento”?

Bada! Nel nostro Paese è consuetudine, tanto consolidata quanto biasimevole, saltare armi e bagagli sul carro del vincitore, auto-precludendosi follemente – per interesse diretto o nella speranza di veder saziato un potenziale tornaconto, piccolo o grande che sia – ogni diritto di critica. Insomma, non è mistero che in questa terra sciagurata ci si prostri sempre alla novità del momento, accettando spesso quel che razionalmente apparirebbe di per sé inaccettabile. Il nostro passato parla da solo: “tutti” fascisti; “tutti” anti-fascisti; “tutti” catto-comunisti; “tutti” Craxiani; “tutti” Berlusconiani; “tutti” Renziani; “tutti” Grillini; “tutti” Salviniani… Io non mi faccio travolgere dall’onda anomala di passaggio e non ho intenzione di svegliarmi, un giorno, guardandomi allo specchio giusto per sputarmi in faccia, per aver rinunciato a puntare il dito contro atti, affermazioni e decisioni, naturalmente opinabili, ma a mio parere sbagliati. Mi sentirò sempre in dovere di gridare, laddove dovessi confrontarmi con un popolo prono e silente : “Guardate. Il Re è nudo”!

Indubbiamente, il tuo modo di fare opinione, essendo volto ad insinuare il tarlo del dubbio nella gente, attraverso ragione campagne mediatiche, di cui solo chi sa conosce la forza dirompente, mi spinge a domandarmi e a domandarti una volta ancora: “perché mai non ti riveli al mondo? Perché non ti butti nella mischia”? Magari un tuo impegno diretto, al cospetto di interlocutori istituzionali potrebbe essere ancor più efficace.

Come sai, nel mio piccolo ho contribuito fermamente e ferocemente a smuovere le coscienze (e voti, ndr) di parecchi connazionali verso il “No” al Referendum Renziano, partendo da basi logiche, giuridiche e storiche, contrapponendomi ai tentativi di disinformazione e mistificazione propria di taluni sull’argomento Riforme della Legge delle Leggi. Ciò, senza dover rinunciare al “privilegio” dell’anonimato. Vedi in me un Pasquino del XXI Secolo, che alla proposta di un’ennesima faccia, preferisce quella dei proponimenti e delle idee. In tal modo, do una mia libera interpretazione del noto adagio: “Voce di popolo, voce di Dio”… Oppure, se preferisci, prendendo spunto da Luigi Einaudi, io ho qualcosa da dire e mi sento di potere e di dovere esprimere la stessa idea che gli altri dicono o presentano male.

Ma in tal modo corri il rischio di agire da grande ed oscuro “manovratore” dietro le quinte. E in tempi di Cambridge Analytica e simili ciò potrebbe apparire come una pratica scorretta. Non credi?

A mio parere, la differenza fondamentale tra “grandi manovratori” e “cittadini felicemente impegnati a dare il proprio personale contributo al bene comune” lontano dalle luci della ribalta, sta nell’intenzione… Ti faccio due esempi umani, apparentemente opposti, ma in realtà molto simili: Enrico Cuccia e Licio Gelli. Il primo fece e disfece per decenni, l’Economia, la Finanza e l’imprenditoria familiare Italiana, senza mai aprir bocca, lasciando a secco i taccuini e i microfoni dei giornalisti che inesorabilmente lo inseguivano lungo le strade che portavano, a piedi, verso Mediobanca. Il secondo cercò (e lapalissianamente, a ben vedere, in parte riuscì nell’intento, ndr) di “deviare” la nostra Democrazia, nel buio delle segrete stanze, colme di politici, burocrati, magistrati, finanzieri, ecc. ecc. Loro punto in comune: agire, tacendo. Ecco, tenendo necessariamente conto delle ovvie differenze etiche, con entrambe queste figure mi sento di condividere la scelta di “fare”, lontano dalla cataclismatica rovina causata dall’informazione ufficiale.

Tornando al duo Di Maio-Salvini, che tipo di Amministrazione ti aspetti?

Beh, è chiaro che nel divenire forze di Governo, qualunque partito/movimento cresciuto sugli scranni dell’Opposizione allo Status Quo, rischi di perdere consensi nel proprio “zoccolo duro”. E’ cosa normale infatti, che posizione estreme lascino spazio ad altre più moderate allorché ci s’insedi a capo di un Esecutivo. Si diventa più “Democristiani”, come evidenziato dagli angoli smussati da ciascuno nel “Contratto di Governo”. Poco male: la moderazione da un lato un lato e la buona gestione (che, quantomeno, tale si spera si riveli, ndr) dall’altro, potranno invece allargare la base del loro elettorato. Quindi, per rispondere alla tua domanda: mi aspetto un’Amministrazione “iper-attiva”… E che tale iper-attività sia in grado di produrre qualcosa di buono. Certamente qualcosa di migliore rispetto a quanto fatto negli ultimi sessant’anni da qualsivoglia Governo. 

Che ne pensi della designazione di Giuseppe Conte alla Presidenza del Consiglio?

Beh, al di là dell’eclatante scivolone sul Curriculum Vitae, che mi ha fatto tornare alla memoria il caso di Valeria Fedeli, Ministro dell’Istruzione uscente, o, guardando altrove, i casi dei Teutonici “copiatori di tesi di Dottorato”, Annette Schavan e Karl-Theodor zu Gutenberg (costretti a lasciare l’incarico per aver mentito sulla propria formazione Universitaria, ndr), non ho molto altro per giudicare… Detto ciò, se il problema era quello dell’identificazione del candidato al ruolo di Presidente del Consiglio, io avrei sondato la disponibilità di Raffaele Cantone. Dopo tutto, se l’Italia è nota nel mondo come la Patria della Mafia e come una delle culle della Corruzione, chi meglio di lui potrebbe rappresentare una vera e propria ventata di novità, in seno ad Istituzioni senza più alcuna Autorità agli occhi della gente? Comunque sia, auguro buon lavoro a Conte, soprattutto perché oltre al lavoro titanico che lo aspetta, dovrà anche dimostrare di avere gli attributi, nell’accettare il ruolo di “foglia di fico” di due pezzi da 90 della Politica, “parcheggiati” al suo fianco come Vice-Presidenti del Consiglio.

Hai mai temuto che la prima rinuncia all’incarico di Conte potesse far saltare tutto, col rischio, addirittura, che fosse promosso l’Impeachment conto il Capo dello Stato?

Non posso negare di aver sudato freddo, innanzi alla remissione dell’incarico di Giuseppe Conte e alla chiamata di Carlo Cottarelli al Colle. Eppure, dentro di me una vocina diceva: “mai dire mai”… Dopo tutto, sarebbe stato alquanto ridicolo rinunciare alla possibilità di amministrare l’Italia, per ripicca contro la mancata nomina di Paolo Savona al Ministero dell’Economia. Riguardo alla provocazione, poi per fortuna rivelatasi tale, di mettere in stato d’accusa il Presidente della Repubblica, sono saltato sulla sedia. Ancora adesso, quando sento parlare di Sovranità “calpestata” da Sergio Mattarella, penso a Cicerone: “Il Potere è del popolo, l’Autorità del Senato”… Mutatis mutandis, oggi, a Roma, vale lo stesso principio, a dispetto delle prescrizioni della Costituzione Repubblicana vigente. Perché stupirsi, dunque? Da Francesco Cossiga a Giorgio Napolitano, passando per Oscar Luigi Scalfaro, il Parlamento avrebbe dovuto mettere in Stato d’Accusa ben tre inquilini del Quirinale… Forse. Quello attuale sarebbe stato pertanto, a voler proprio stravolgere i dettami della Sacra Carta, nient’altro che il quarto caso… Forse. L’interpretazione della Legge delle Leggi non è dissimile da quella di ogni altra norma giuridica: varia in funzione dell’interesse delle diverse forze politiche. Ergo, agli improvvisati costituzionalisti che diffondono le proprie speranze tradite come verità assolute, dico: “davvero pensate che quel che appaia giusto ai Vostri occhi sia davvero giusto ai sensi del Diritto”? Se Sì, V’invito a rileggere un manuale di Diritto Costituzionale, per ricredervi. Se No, il problema non sussiste. 

Come vedi Matteo Salvini a capo del Viminale e Luigi Di Maio al vertice del super-Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico? Ti convincono?

Prima di tutto, sono contento per loro. Il leader della Lega potrà finalmente dimostrare, come mi auguro, di essere in grado di regolare i flussi migratori col pugno di ferro, facendosi sentire in quella Bruxelles dei burocrati che conosce bene. E spero vivamente che sia in grado di assicurare nuovamente un po’ di Ordine e Sicurezza a questa “terra di nessuno”, in cui gli onesti muoiono e i delinquenti prosperano. Riguardo al Capo Politico del M5S, spero proprio che riesca a rivelare un concreto spirito da Giuslavorista, ora come ora ignoto, che gli consenta di gestire l’incancrenita crisi del Mercato del Lavoro, unitamente ad un’attitudine da Economista, che lo aiuti a ridare un senso alla parola “sviluppo economico”. Certo, la mancanza di titoli di studio in tali rami non lo aiuteranno… Così come è certo , allo stesso modo, che in passato fior di professori abbiano dato il peggio di sé, nelle analoghe vesti ministeriali. Mi permetto di dire loro, in modo amichevole e paternale: “in bocca al lupo, ragazzi”!

Che ne pensi dei rispettivi cavalli di battaglia? Della “Flat Tax”, per esempio.

Partendo dalla Flat Tax, sono contrario a tale ipotesi per principio. E se anche non fosse, dovrei esserlo per ragioni giudico-normative. Partiamo da qui: la Costituzione, all’articolo 53 prescrive: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. L’idea di un’aliquota unica è pertanto inattuabile di Diritto, anche laddove non lo fosse di fatto. Sarebbe cioè incostituzionale e una Consulta davvero funzionale al suo ruolo, mai e poi mai potrebbe accettare una tale forzatura. E ciò si evince dalla scelta di limare l’iniziale proposta, proponendo due aliquote. D’altro canto, come dicevo, non contrario per principio, e meglio per buon senso. La proporzionalità favorisce i benestanti, rispetto alle classi meno agiate. Sempre facendo riferimento ad Einaudi: “le stesse dieci lire non hanno lo stesso valore per il povero che ci compra la minestra e per il ricco che ci compra la poltrona al teatro, dunque il ricco può pagare di più”. Cosa c’è da aggiungere? Si fanno le barricate contro l’aumento dell’IVA, per poi accettare lo sbilanciamento fiscale in favore di chi abbia un Reddito più elevato. E’ una follia, ripetuta a sproposito da menti annebbiate dalle chiacchiere e dall’ignoranza. Senza contare che quel poco che resta del Welfare State, andrebbe in frantumi per la conseguente intervenuta mancanza di risorse economiche. E ovviamente, la quota parte risparmiata dai grandi redditieri, essendo spendibile in ogni dove, nel mondo globalizzato, non sarebbe comunque sufficiente a colmare il buco creatosi nel frattempo nei conti pubblici, confidando nell’aumento dei consumi.

Cosa proponi allora?

La verità è che il nostro Fisco debba essere rifondato. Cosa che, ovviamente, non potrà avvenire in maniera efficiente finché non si sarà rivista la suddivisione territoriale-amministrativa dello Stato, attraverso una riduzione del numero delle Regioni e dei Comuni. Frattanto, basterebbe fissare dei punti cardine: rimodulazione (aumento del numero, ndr) dei gradini dell’Irpef, in modo da ricreare e favorire quella “classe media” di cui tanto si parla, soprattutto perché ormai di fatto sparita; ricalcolo degli estimi catastali, in modo da incassare quel che è giusto dagli imprenditori agricoli (e tra essi, dai produttori viti-vinicoli, ndr); dimezzamento del “cuneo fiscale” per Redditi da lavoro entro i trentamila Euro; incremento delle tasse sui Redditi da Capitale e sui grandi patrimoni immobiliari. Inoltre, è necessario che Donazioni e Successioni tornino ad essere prese in considerazione come strumento di perequazione. In aggiunta, credo che lo Stato debba strutturarsi in modo che non sia consentito il fallimento di un’azienda di cui sia debitore e che per i suoi ritardi di pagamento finisca in bancarotta; così come credo che lo stesso Stato debba irrorare le sanzioni amministrative in base al Reddito del contravventore (alla Finlandese). Equità e giustizia sociale devono insomma tornare al centro di ogni ragionamento della Politica, riguardo al Fisco. 

E sul Reddito di Cittadinanza qual è la tua posizione? Permettimi una premessa: mi fa sorridere il fatto che il Movimento Cinque Stelle (di cui sono elettore, ndr) co-fondato da Beppe Grillo, sventoli una bandiera di stampo Socialista… La Storia racconta che tra i primi a proporne l’istituzione vi sia stato il parlamentare del PSI, Agostino Marianetti, mediante la proposta dei Legge n. 5973 del 24 Settembre 1991 e la stessa Storia racconta del satirico e pungente rapporto che il comico Genovese abbia instaurato col partito dell’allora segretario, Bettino Craxi, poi annientato dall’inchiesta Mani Pulite. Ora, al di là dei giri e dei raggiri del “destino”, pur confidando fortemente di essere smentito dai fatti, ammetto di non non riporre molta fiducia nel Reddito di Cittadinanza. Lo ritengo un mezzo di propaganda acchiappa-voti. E se c’è una cosa giusta che Matteo Renzi, a me notoriamente inviso, abbia affermato in veste di Presidente del Consiglio, credo sia stata l’idea che i cittadini debbano partire dalle stesse opportunità, rifiutando ogni forma di pseudo-assitenzialismo. Specie quando si consideri che nel nostro Paese continui a regnare l’idea del “do ut des” e l’opinione che lo Stato “ti debba” qualcosa. Non è affatto così. Consentimi una postilla su Matteo Renzi: l’ho tirato in ballo, ma non per questo lo riabilito. Egli resta sempre quello dell’Air-Force Renzi; delle schifo-riforme della Costituzione; del Jobs-Act; ecc. ecc. A mio giudizio, insomma, sarebbe meglio che lo Stato promuovesse la formazione culturale, sociale, economica e lavorativa del “Cittadino Reddituale” anziché essere la fonte di reddito del cittadino… Cittadino Reddituale, nel senso di un soggetto in grado di chiedere, pretendere ed ottenere in forza della propria capacità, della propria formazione e del proprio merito. Certo, in un Paese dove la meritocrazia è un parolone da rotocalco può apparire impossibile. Fatto sta che l’impegno di tanti non si può oltraggiare premiando le indecenti aspettative di troppi altri… O meglio, di una moltitudine di perditempo.

Eppure, in Nazioni come la Finlandia, pare funzionare. 

Facciamo un po’ di chiarezza sulla Finlandia. Quello messo in campo nel Paese Scandinavo è un esperimento biennale, partito il 1 Gennaio 2017, che si concluderà il 31 Dicembre 2018, con un budget di 20 milioni di Euro, che, stando ai programmi dell’attuale Esecutivo, non sarà prorogato perché giudicato “troppo costoso” (in base all’attuale livello di tassazione, ndr) e che prevede un sussidio di 560,00 Euro mensili, erogato dall’Istituto di Previdenza, il Kela, in favore di duemila disoccupati sorteggiati. E qui vedo dei problemi. La Finlandia ha una popolazione di dodici volte inferiore a quella Italiana, ha un tasso di disoccupazione di circa l’8,8% (circa 350.000 persone sono ufficialmente in cerca d’impiego, ndr), gli Uffici per l’impiego funzionano, cosa che evidentemente da noi non è, l’onestà è un fatto e non una speranza o uno slogan elettorale e i “sorteggi” non sono pilotati come usualmente capita in qualunque occasione e l’evasione fiscale, sempre che esista, non è neanche lontanamente comparabile alla nostra. Da ultimo, dubito che in Finlandia esista un termine che definisca il “lavoro nero”, vera e propria piaga, assiema al caporalato, del nostro “Mercato del Lavoro”. Il fatto di non perdere il sussidio, in caso in cui chi ne usufruisca trovi un impiego, può certamente essere uno stimolo per taluni, ma, nel contempo, una vasta platea di furbi è in fremente attesa di farsi largo tra le maglie larghe del sistema, per sfruttarne le carenze, arricchendosi alle spalle della comunità. 

Quindi il tuo è un no, senza se e senza ma.

Non voglio essere così estremo nel giudicare la proposta. Certo è che se proprio dovessi assegnare una priorità, a categorie sociali meritevoli di un “aiuto economico di base”, guarderei prima di tutto alle cosiddette “casalinghe”. Da che mondo è mondo, le donne, in quanto mamme e mogli, sono le prime “lavoratrici” di questo Paese. Lavoratrici che, ovviamente, talvolta sommano alla cura del “focolare domestico” anche un impiego esterno, oggigiorno sempre più o meno precario. In secondo luogo, se proprio dovesse essere, dato che in Italia gli scansafatiche sono sempre dietro l’angolo, sperimenterei il Reddito di Cittadinanza tra i giovani che abbiano dimostrato di avere a cuore il “bene comune”, ad esempio attraverso attività di volontariato, o, magari, avendo servito la Patria nelle Forze Armate. Sarebbe una soluzione accettabile, qualora si decidesse di interrompere la “sospensione” del Servizio di Leva Obbligatoria. Come detto all’inizio, spero che i fatti mi dimostrino di essere in errore. E poi, se penso alle folli spese del Mose, dell’Expo, del TAV, degli F-35, credo sia d’obbligo dare una possibilità anche al Reddito di Cittadinanza. 

Sei del parere che la Legge Fornero e le norme sul Jobs-Act debbano essere cancellate?

Partiamo da un principio: visto e considerato che la “madrina” della legge previdenziale attualmente in vigore, piangendo lacrime di coccodrillo a favore di telecamera, abbia goduto del privilegio di andare in pensione senza essere interessata da quella stessa legge, perché “professoressa universitaria”, trovo giusto o meglio doveroso, cancellare la norma, perché a posteriori, ma evidentemente con lungimirante “calcolo”, rivelatasi “ad personam”. Detto ciò, non vorrei trovarmi nei panni di politici e giuslavoristi che dovranno tenere un occhio sulla Sostenibilità del Sistema. Se l’ipotesi che circola riguardo alla cosiddetta “quota cento” non aiuta a trovare la quadra in merito alla migliore gestione delle risorse disponibili, oggi e soprattutto domani, ritengo doveroso tornare a tutelare il diritto dei lavoratori di lungo corso e soprattutto, di quelli impiegati in mansioni usuranti, di godersi qualche anno di vita senza troppo penare. D’altro canto, credo che qualunque norma che legalizzi e renda eterno l’impiego precario, che consenta l’abuso del “ricatto” sul posto di lavoro e che autorizzi lo “sfruttamento” del contraente debole (il lavoratore, ndr) non sia accettabile. La garanzia della “sicurezza di vita” che ti offre un posto stabile e un contratto a lungo termine dovrà essere il punto focale di ogni futura riforma del Mercato del Lavoro. 

Il Governo durerà o tornerà in auge l’aggettivo “balneare”? 

Governare, come partire, è un po’ morire. Messe da parte le battaglie d’opposizione, i “vorrei ma non posso”, le chiacchiere da bar, alla squadra messa in campo da Salvini e Di Maio non resta che seguire l’unica tattica possibile: “palla lunga e pedalare”. A dispetto dei profeti di sventura e alla faccia degli “scommettitori di Berlino”, l’Esecutivo Giallo-Verde dovrà durare per l’intera Legislatura. E’ necessario che le aspettative degli elettori non siano tradite; così come è necessario far ricredere chi continui a sputare veleno… Ma soprattutto è necessario che duri per ridare slancio all’Italia; per costruire il suo oggi e per progettare il suo domani. Per troppi lustri il nostro Paese ha vestito il suolo di comparsa, provocando gli sghignazzi degli altri attori, prima ancora che degli spettatori. E’ tempo che ottenga indietro la parte da protagonista, il peso che merita, sia in Europa, sia nel mondo. Concludo con una nota citazione di John Galsworthy, che così recita: “C’è una sola regola per gli uomini politici di tutto il mondo: quando sei al potere non dire le stesse cose che dici quando sei all’opposizione. Se ci provi, tutto quello che ci guadagni è di dover fare quello che gli altri hanno trovato impossibile”. Ecco, prendere spunto da cotanta saggezza sarebbe già un buon inizio. Il cittadino comune, già uomo qualunque, sentitamente ringrazia…

Del Comitato di Redazione.

P.S. Grazie a D.V.