Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, prima del voto di fiducia in Senato.

“Guardi: io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli Italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L’immunità che si ottiene col vaccino”. Indro Montanelli, (A.D. 2001).

A quasi dieci anni di distanza, le parole di uno dei padri del giornalismo Italiano fanno ancora rumore, o meglio, rimbombano assordanti nell’aria, tanto da indurmi a riflettere su quanto egli fosse stato lungimirante nel proferirle e su quanto noi, allora, fossimo stati sciocchi a lasciarle cadere nel vuoto.

In effetti, dall’alto della sua inarrivabile saggezza, Montanelli aveva “demolito” Silvio Berlusconi e il Berlusconismo, con un colpo da maestro. Un K.O. che non ammetteva repliche. Tuttavia, il suo appello fatto “per assurdo”, rimase inascoltato da elettori distratti, da avversari politici incerti e da poco accorti alleati.

Proprio per questo, credo che se fosse ancora tra noi, col suo ghigno sornione e la sua aria severa, gli basterebbe un’unica frase innocente per tirarci le orecchie: “Italiani, che bischeri”!

Sebbene possa essere difficile da accettare e forse un po’ complicato da comprendere, non v’è dubbio che la Storia, talvolta, voglia renderci “consciamente” protagonisti del suo divenire.

Per intendersi, la fine di una guerra, il crollo di un’ideologia, o la semplice “caduta di un muro”, sono avvenimenti che regalano turbamenti emotivi, sensazioni uniche, irripetibili e sempre diverse, in grado di “marchiare” l’anima di chiunque li viva, anche in via mediata e indiretta. Abituati a leggere nei libri lo svolgersi degli eventi di un passato che fu, ci possiamo insomma ritrovare, in talune circostanze, ad essere noi stessi il “fresco” inchiostro che ne riempie le pagine. Un po’ come a voler ribadire: “la Storia siamo noi, qui e adesso”!

Viste le premesse, capita che sfogliando le pagine della Cronaca Politica Nazionale si arrivi a comprendere che qualcosa di grande stia prendendo corpo pian piano, giorno per giorno, ora dopo ora. Un’aria di rinnovamento, di rivoluzione positiva e propositiva che tra i barlumi di speranza e d’incredulità e le paure ed i timori provocati da qualunque situazione d’incertezza, fa davvero accapponare la pelle…

Un’era di cambiamento il cui incipit non può essere che il tramonto della “buona stella” politica del “Cavaliere Nero” e che trova linfa nel rinnovato impegno Istituzionale del Presidente della Camera, Gianfranco Fini (emerso nel discorso di Mirabello e che ha preso forma in quello successivo, tenuto a Bastia Umbra).

Eh già, passati gli anni, smentite spudoratamente le promesse, venuti meno gli inverecondi orizzonti di gloria e persa per strada tutta la fiducia riposta in lui, a torto o a ragione, da milioni d’Italiani, a Silvio Berlusconi non resta altro che prepararsi ad intraprendere, valigie alla mano, la strada che conduce dritti al “pensionamento”. Una messa a riposo affatto anticipata, ma doverosamente tributatagli per tutto quanto non sia riuscito a fare per il bene del Paese.

Per risollevare le sorti dell’Italia non occorre certo la sua fanciullesca voglia di far baldoria e di governare per il bene di tutti (cosa che, a suo dire, gli sta a cuore fin dal giorno della sua “discesa in campo” in quell’infausto 1994), né il Paese può più permettersi di perdere il treno del rilancio economico e sociale, cedendo ad ulteriori “ricatti politici” della Lega Nord, o peggio, restando fermo a parlare di festini, “tariffe orarie” e puttane.

Fermatevi un attimo a pensare…

Mandato a casa il CEO, sarà la fine del Partito Azienda. Verrà meno quel modo demagogico e populista d’intendere la Politica, che anziché basarsi sulla forza delle idee e della comunanza di ideali e di scopi, ha finito negli anni per attorcigliarsi attorno al culto della persona, così come solo in alcune tiranniche realtà – sparse qua e là per il mondo, tra Sud America ed Estremo Oriente – può ancora accadere.

Verranno meno le chiacchiere, il farsesco rimescolamento delle carte che stravolge le priorità, che nasconde i problemi e che rende un’assoluta verità qualunque discutibilissimo punto di vista. Tramonteranno sia il riformismo raccapezzato ed improvvisato, sia il Potere mercificato, menzognero ed “interessato” che fa comodo a pochi ed affossa la moltitudine.

E cosa non da poco, saranno spazzati via tutti i “mal di pancia”, le vessazioni e le polemiche dovuti ad ogni ipotesi di Legge ad Personam, di conflitto d’interessi e di tutto quanto renda una questione generale qualunque faccenda personale, imprenditoriale, giudiziaria e non ultima, d’impunito “tombeur de femmes”.

Non dubito che messo da parte il “miracolismo” dell’imprenditore salito a “Palazzo”, torni di nuovo a splendere il Sole sul Parlamento, caduto in disgrazia per colpa del suo modo d’intendere la Governabilità, tutto incentrato sulla decretazione d’urgenza, sulle emergenze e sulle ordinanze.

E’ venuto il tempo di spazzar via quell’aurea sciagurata di servilismo, che circonda le sorti delle Aule e che le ha rese, di fatto, niente altro che una sorta di platea di “soci silenti”, riuniti permanentemente in Assemblea e capace solo per vidimare le decisioni dell’Amministratore Unico della Società.

In periodi in cui demagogici falò di Leggi fanno tanto clamore, si potrebbe addirittura auspicare la cancellazione della produzione normativa degli ultimi quindici anni (una materia a caso: la Giustizia) dovuta ai 4 Governi guidati da Silvio Berlusconi, in una moderna rivisitazione della Damnatio memoriae Romana.

Basta poco per accorgersi che tutto si muova come si trattasse di una diga cedevole, destinata ad un disastroso tracollo causato dell’assommarsi di tante piccole falle, che ne incrinano l’intera struttura.

L’auspicio è che a ciò non si accompagni l’emersione di altri “conti da pagare”, salati e non dilazionabili, noti solo a chi al momento si trovi a guidare l’Italia. Non sarebbe affatto bello rivivere l’esperienza della Grecia, che si scoprì più povera – anzi sul lastrico – non appena i nuovi Governanti, freschi vincitori delle elezioni, aprirono i “libri contabili” lasciati loro in eredità dall’Esecutivo guidato dal conservatore Kóstas Karamanlís.

Mi auguro di sbagliare, ma vestendo i panni di un “Signor Nessuno” come tanti, temo che l’Italia, dopo Berlusconi, sia destinata ad andare gambe all’aria… E non certo perché verrà a mancare la sua comica “guida illuminata”.

Di fronte ai drammi che ruotano attorno alla Crisi Economica Globale “permanente”, con l’Italia prossima al “default” siamo ancora fermi a discutere del Programma di Governo, mentre le file dei disoccupati allungano le code alla ricerca di un impiego precario da “tappabuchi”.

Dopo oltre quindici anni di dominio dell’uomo di Arcore, della Quinta Potenza Economica mondiale non resta che un cumulo di macerie, che pian piano ha seppellito nell’ordine: il milione di posti di lavoro, il nuovo miracolo Italiano e tutte le panzane sul Presidente “operaio”, oltreché, com’è ovvio, un disatteso “contratto con gli Italiani” lacero e consunto, ma mai abbastanza nascosto per essere dimenticato…

Prepararsi alla tempesta è tanto tremendo quanto doveroso. Qualunque “Commissario di Stato”, chiunque sia chiamato alla successione, o meglio alla transizione democratica dell’Italia verso un futuro comunque più radioso, avrà poco da stare allegro, dovendo prima fare i conti con anni di “lacrime e sangue” sulla pelle dei cittadini, delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese.

Prepariamoci a “godere” del triste spettacolo… Già, mettiamoci alla finestra, consci che tra poche settimane non avremo più occasione per assistere, amaramente e a denti stretti, alle lezioni di fiducia ed ottimismo recitate a braccio da un Presidente del Consiglio che ha fatto il suo tempo, nella propria veste di “ottavo Re di Roma” e di mancato Statista.

Chissà mai che non scelga la via dell’esilio dorato in qualche Dacia attorno a San Pietroburgo – città tanto cara al generoso “compagno” Vladimir Putin – in qualche Kibbutz dell’amico Benjamin Netanyahu, in una baracca della fredda steppa Anatolica scelta per lui dal “parente” Turco, Recep Tayyip Erdoğan, in qualche tenda beduina montata nel deserto Libico dal “compagno di merende” Muammar Gheddafi, o magari, nel ranch del vaccaro Texano, ex Presidente U.S.A. e compare di mille gaffes, George W. Bush?

Comunque vada, comunque finisca, una cosa è sicura: nessun “sondaggio amico” rivelerà mai l’unica ed incontestabile verità: Silvio Berlusconi ha perso la stima del popolo Italiano. La speranza che rimane a tutti i cittadini che abbiano a cuore il proprio destino, è che, obbligato o di sua sponte, egli compia un passo indietro, liberi lo Stato dalla sua ingombrante presenza e restituisca il futuro ad un’intera Nazione.

D.V.

  1. avatar admin ha detto:

    Caro Natale, ti ringrazio di cuore per le parole gentili di cui mi onori. Mi rallegra e mi conforta, il fatto di ricevere attestati di stima e d’apprezzamento, oltreché sapere che le mie riflessioni raccolgano l’approvazione di quanti si disturbino a leggerle. Da ultimo, sono ben lieto che tu abbia scelto di condividere il link del sito su FB. Ti auguro una piacevole serata. A presto. D.

  2. avatar Natale ha detto:

    Ciao D.V….ho letto un pò di quello che scrivi e precisamente ho iniziato dal tuo ultimo post: “King of Rome”. Che dirti? Scrivi bene ed oggi non mi sembra poco. Tutto ciò che si legge in giro sul “King” sono le solite frasi fatte, sempliciotte e quasi mai surrogate da anlisi un pò più approfondite e perlomeno ironicamente interessanti. Basta fare un giretto su Facebook e te ne rendi conto. Intanto ho messo su Facebook il link del tuo blog sperando che qualcuno legga qualcosa anche di costruttivo nella critica senza abbandonarsi alle solite frasi sempliciotte ed a volte volgari pur di parlar male di qualcuno. Sei in gamba a scrivere. Ti si legge con interesse e piacere, perché, strano a dirsi, conosci la lingua italiana ed al giorno d’oggi non è poco. Ciao e ci vediamo presto…Natale.