dito di fuoco

Un gigante dai piedi d’argilla.

Ecco l’immagine che ho del nostro Paese di questi tempi e non certo per il rischio idrogeologico o per quello sismico che lo caratterizzano.

L’ultimo evento che ha confermato tale triste realtà, è stato il disastro ferroviario di Viareggio.

“…Si rompe qualcosa, i vagoni-cisterna escono dal binario, un “lago” di GPL invade la stazione, le strade, le case, i polmoni delle persone e poi… Lo scoccare di una scintilla che accende quel “grande fornello”, boom!

Subito tanti, troppi feriti e 14, 15, 16 morti in un susseguirsi di notizie che aggiornano il dato delle vittime dell’ultim’ora. Gente polverizzata dalle fiamme data per dispersa… Com’è possibile un fatto del genere? Non siamo in guerra, quello che osservo non è un bombardamento!

PERCHE’?

Si parla di Alta Velocità, di Ponte sullo Stretto, di Corridoio n°5 e non abbiamo neppure le basi strutturali essenziali per un’efficiente rete ferroviaria? Dove sono gli investimenti veri? Ma si, quelli davvero utili?

Si pensa di fare le cose in grande, anzi di fare cose enormi, eccessive, esagerate… Si decide, si progetta, si realizza e intanto si taglia di qua e di là, si ridimensiona il personale, si riduce la manutenzione, si esternalizzano controlli e revisioni, tutto a scapito di funzionalità e sicurezza. “I nostri treni hanno il bollino blu” si affrettano a dire…

Chiedere ai pendolari, please!

E’ scandaloso che il Sistema Italia – sociale, politico ed economico – sia in mano ad innumerevoli simil-gerarchi, ad amici, ad amici degli amici, a cugini e conoscenti vari e che ne paghino le conseguenze sempre e solo, gli “sfigati” di turno. E’ scandaloso che i media non indaghino con inchieste approfondite sui problemi della comunità, perché imbavagliati da Leggi antidemocratiche, o perché in certi casi preferiscono che gli “scoop” siano solo dei pettegolezzi di strada.

Già, uno “scoop”… Ciò che ogni giornalista libero e pragmatico sogna di fare, non per personale vana gloria, bensì per il bene dei propri concittadini.

Vedere l’arrivo del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella città di Viareggio, circondato da un numero di guardie del corpo senza fine, ed ascoltare le bordate di fischi ed insulti che lo hanno “annichilito”, è stato indicativo del rapporto tra politica e uomo della strada.

In quel frangente ho rivissuto due analoghe situazioni, a riprova dell’esasperazione popolare che nessuno comprende. Ho rivisto Scalfaro, Amato e l’allora capo della Polizia Parisi, presi a calci, pugni e sputi dai Palermitani, durante i funerali degli agenti della scorta del giudice Borsellino, nel 1992. Ho rivisto Craxi fatto bersaglio di monetine all’uscita dell’Hotel Raphael, a Roma nel 1993. Punti in comune? Uno solo: nulla è cambiato nelle stanze del potere. Prescindendo dai proclami d’interventi immediati e di solidarietà autocelebrativa, continua a perdurare un’incomprensibile lontananza tra popolo ed Istituzioni.

L’esperienza insegna che: se qualcosa può andar male lo farà. Allora, è forse il caso di evitare sorrisi e pacche sulle spalle e di assumere impegni precisi nell’amministrazione “produttiva” della cosa pubblica. Forse è il caso di trovare una buona soluzione, per contrastare la leggendaria Legge di Murphy”. Già, forse è il caso di lavorare per evitare clientelismi e malversazioni e… Di piangersi addosso, ogniqualvolta si presenti un disastro annunciato.

D.V.