“L’abilità politica è l’abilità di prevedere quello che accadrà domani, la prossima settimana, il prossimo mese e l’anno prossimo. E di essere così abili, più tardi, da spiegare perché non è accaduto”. Winston Churchill

In Italia, è noto, vi è ancora chi mistifica impunemente la realtà, asserendo che il nostro non sia un Paese in declino.

Una parabola questa, raccontata da quanti intendano la Politica come il “prestar continuamente orecchio” ai sondaggi dell’ultim’ora, così da cogliere ogni minima variazione degli umori popolari, a dispetto di ciò che sia davvero giusto, proficuo e vantaggioso.

Menti annebbiate a forza di profetizzare “fiducia ed ottimismo”, che anziché tentare di realizzare un programma politico-ideale, riformatore o conservatore che sia, puntano solamente, in modo vile e maldestro, al mantenimento del Potere e alla salvaguardia dei propri interessi multiformi e tentacolari. Laddove lungimiranza, pragmatismo, perseveranza e tenacia nel compimento di atti spesso impopolari, sarebbero le chiavi del successo, dominano invece clientelismo, corruzione, prevaricazione e calcolata prostrazione innanzi ad un elettorato sempre più spiazzato. Chiamiamola se volete la “Politica del fare, all’Italiana”…

Al contrario, oltre-confine capita sovente che Uomini di Stato capaci, senza “grilli per la testa” o tanto meno palesi conflitti pubblico-privati alle spalle, una volta che abbiano ricevuto l’investitura a governare, basino la propria attività sul raggiungimento del bene comune e sul successo del proprio Paese a livello Internazionale, prescindendo dalle “chiacchiere da salotto” legate alla statistica.

I Governanti seri, quelli veri, sanno dunque che sebbene l’approvazione della gente sia importante, essa non possa essere determinante nello svolgimento del proprio lavoro, soprattutto quando si vogliano realizzare stravolgimenti radicali di uno “status quo” decadente e morituro.

L’esempio più eclatante di una “illuminata” concezione del sacrificio di uno per il bene di tutti, è quello del Presidente U.S.A., Barack Obama. Come sta sperimentando sulla sua pelle di Rivoluzionario del Terzo Millennio, la scelta di dare un senso alle tante promesse di cambiamento, ha finito per alienargli parecchie simpatie, addirittura mettendo a rischio la sua rielezione per un secondo mandato, traguardo cui aspira ogni “buon” inquilino della Casa Bianca.

Per rifondare il “Sistema”, per disarticolare prassi consolidate e spazzar via “grumi” di Potere auto-alimentatisi per decenni, ha coraggiosamente messo in conto il crollo dei consensi e quello di dover vivere tempi bui tra la sua gente. Come dire: meglio quattro anni duri ma produttivi, piuttosto che otto di sterile auto-compiacimento. E in effetti, l’uomo cui Americani e non, avevano legato i propri sogni e le proprie speranze di Pace, di cooperazione e di rinascita in una sorta di “nuova era planetaria” – ben prima che mettesse piede a Washington – ultimamente vede andare tutto di traverso.

A parte un Premio Nobel per la Pace dato sulla fiducia e una Riforma Sanitaria “riformata” dal Senato Statunitense (e dunque ben lontana da quella da lui desiderata), il resto sono solo grane che ne turbano le notti e che gli impediscono di “saziare” le aspettative (forse eccessive) dell’America e del mondo. Sarà per pressappochismo, sarà per l’impreparazione che accompagna l’esordio di ogni “Rookie” (nella Politica che conta, come nello sport), sarà per “sfortuna”, o forse sarà perché in fondo è vero che tra il dire e il fare…

Comunque la si veda, il fresco siluramento del Generale Stanley A. McChrystal, comandante in capo delle truppe ISAF di stanza in Afghanistan – reo di aver  pubblicamente disapprovato la “gestione politica” della guerra e di aver deriso alcuni esponenti dello staff Presidenziale – è solo l’ultima delle mille sfide, non solo belliche, affrontate da Obama con crescente frequenza e dalle quali non è per nulla scontato che esca vincitore. Dopo la precipitosa e mal gestita “fuga” da un affatto stabilizzato Iraq, aumenta il nervosismo attorno alla possibilità di doversi “arrendere” alla determinazione dei Talebani e nel contempo di veder risorgere Al-Qaeda dalle proprie ceneri. Il che non sarebbe proprio un bello spettacolo…

E per rimanere in tema militare, è altresì certo che i tatticismi verso l’Iran da una parte e quelli verso la Corea del Nord dall’altra, non paghino, soprattutto quando vadano “a braccetto” con qualche tentennamento di troppo, nel tentativo di risolvere lo storico scontro Israelo-Palestinese che incendia il Medio Oriente da sessant’anni.

D’altro canto, se prendiamo in esame la crisi economica globale poco o nulla cambia. Nata in casa sua, sulla scia dei demenziali istinti predatori dei Finanzieri di Wall Street e dintorni, non pare avere la minima intenzione di farsi da parte. All’Amministrazione in carica e al Presidente in primis, si rimprovera di non aver trovato una soluzione che rassicurasse gli Americani sul proprio futuro, ridando vigore all’Economia partendo dal basso – tutelando la forza lavoro, la produzione e le famiglie – e di aver preferito concedere aiuti sconsiderati ed improduttivi, al Responsabile del disastro: il Sistema Bancario. Hai voglia adesso a farsi promotore di una Riforma della Finanza Globale, sia in ambito G8 sia in quello G20. L’uomo della strada che fatica a far di conto di fronte alle bollette da pagare, masticando amaro per la vita senza gloria che gli si prospetta all’orizzonte, gli imputa anche colpe non sue, facendone il capro espiatorio di tutto il marcio che lo circonda.

E siccome la “Legge di Murphy” regge le sorti dell’umanità quanto quella della Relatività, di A. Einstein, non v’è da stupirsi che nel Golfo del Messico sia accaduto un finimondo – ecologico ed industriale – poco dopo l’OK Presidenziale a nuove perforazioni petrolifere Offshore, lungo le coste Statunitensi, dopo anni di “moratoria” Federale. La sciagurata marachella” della BP oltre che un impatto ambientale biblico, sta comportando nei fatti, dei pesanti risvolti sulle priorità in cima all’agenda Washington, rallentandone le velleità rinnovatrici.

Non ci si può dimenticare poi, che lungo la frontiera Meridionale si combatta una guerra totale al narcotraffico, che vede in campo DEA, FBI e CIA affianco dell’Esercito e della Polizia Messicani. Lo scontro con i cartelli della droga, che dominano lo spaccio di Metanfetamina, Cocaina, Eroina e varie ed eventuali, da Los Angeles a New York e che costa migliaia di morti, va avanti con risultati alterni, pur privando d’importanti risorse finanziarie ed umane sia il Dipartimento di Stato, sia quello della Difesa.

E pensare che quest’analisi potrebbe proseguire… A rischio e pericolo di tutti noi.

A una Comunità Internazionale che suo malgrado si era abituata – e piegata – alle idiozie ed alle gaffe di George W. Bush, alle sue guerre preventive ed al suo pseudo-patriottismo populista e che guardava ad Obama come “segno dei nuovi tempi”, non resta che sperare che malgrado tutto l’uomo giusto, colui che avrebbe dovuto “regalarci” la Luna, il moderno Messia che tutti aspettavano, non sia giunto tardi e nel momento sbagliato, ritrovandosi eclissato dal “fatto del giorno” e dagli eventi della Storia.

D.V.