Il Ministro dell'Economia del Governo Italiano, Giulio Tremonti, a colloquio con il Presidente uscente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet.

“Mi propongo di esaminare le cause dell’atteggiamento di critica verso i banchieri e le banche, in alcuni Paesi. In altri tempi, gli assetti bancari stimolarono interessi intorno al comportamento delle banche. Una delle cause del sospetto nei confronti dei banchieri, credo debba attribuirsi all’estensione assunta dall’Intermediazione Finanziaria, sia nei regolamenti tra Paesi, sia all’interno di ciascuno di essi. La diffidenza (nei confronti dei banchieri) trae origine dalla convinzione che le banche commerciali si siano appropriate di una porzione troppo ampia della Sovranità Monetaria”. Guido Carli

Mi si consuma il cuore nel doverlo ammettere – perché nonostante la vena polemica che s’ingrossa dentro di me, in fin dei conti sono un inguaribile ottimista – tuttavia, è fuori discussione che in Patria Nostra, la “Legge di Murphy” continui a regnare incontrastata.

Eh, già! Il tempo scorre e la cronaca racconta, che se qualcosa possa andar male, specie in quell’intreccio vorticoso che stringe e costringe Politica ed Economia, di certo lo farà… Peccato che su questi “ameni lidi” finisca sempre per andare peggio del previsto, del prevedibile, del preventivabile…

Se mi limito ai drammi circo-mediatici legati alla recente approvazione della Manovra Finanziaria – consumati in diretta televisiva, tra un tracollo dei Titoli di Stato e un richiamo del “Colle” – mi pare evidente che a voler seguire la “logica fonetica” del Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che nel suo recente intervento al Senato della Repubblica ha parlato di un fantomatico “Taitanich”, parrebbe chiaro che l’Italia sia ormai un “Paese Balcanico”… Cosa che nei fatti, è da troppo tempo evidente, con tutte le problematiche che si nascondono dietro a certe inflazionate – ma in questo caso assennate – allegorie.

In effetti, partendo dalla pronuncia storpiata del nome del transatlantico più noto della Storia, non avrei dubbi nel palesare l’idea di tanti, che l’Italia sia davvero un Paese di serie B, in cui qualcosa sia sempre destinato ad andare storto, a stridere nella sua cruda certezza con quello che anche il più nobile degli auspici vorrebbe che ci si attendesse, quasi fosse un gessetto trascinato graffiante, su una “svogliata lavagna”.

Giulio Tremonti: la causa o l’effetto? A più riprese, traendo spunto dalla sua voce tremante – che lo ha svelato al mondo, emozionato, teso e di certo preoccupato di fare bella figura – la domanda che mi pongo è solo questa… Insomma, il Rappresentante del nostro Governo che gode della maggior considerazione all’Estero (chissà poi perché, visto che dice sempre le stesse cose), è il padre o il figlio di questa situazione di “sfascio sistemico” che ci coinvolge? Da quando accettò di fare da “braccio destro” di Silvio Berlusconi, tra presunte eredità di “extra-deficit” e partigiane promesse di Riforme Fiscali, quel che rimane, a ben guardare, è solo un insieme di considerazioni e rassicurazioni sul fatto che il Nostro sia un grande Paese, competitivo e pieno di risorse; che le Leggi Finanziarie grazie al suo lavoro siano di fatto, già da tempo solo di “aggiustamento”; che la Crisi Economica Globale non ci abbia toccato, anzi si, ma che comunque altrove stiano peggio; che la ripresa economia sia avviata e che un periodo di nuova crescita sia prossimo, anzi imminente, (previsione puntualmente smentita dai fatti).

Il Ministro sarà stato pur bravo a tenere stretti i “cordoni della borsa” nel nome del rigore dei conti, ad agevolare quanti abbiano evaso il pagamento delle imposte, accordando loro non uno, non due, ma addirittura tre Scudi Fiscali. Eppure, quando si consideri che allo stato, volenti o nolenti, ci tocchi la sventura di dover continuare a subire questo dissennato Sistema Economico che negli anni è stato adottato, nel nome del Capitalismo Liberale, è evidente che non abbia fatto un granché per i 3/4 degli Italiani, rimasti per così dire “cornuti e mazziati”!

Sarà perché la Spesa Pubblica non vada più di moda in tempi in cui il Debito Pubblico abbia aggiunto un numero di zeri tendente all’infinito… O forse, sarà per l’innato desiderio di dimostrarsi ligio e ben disposto verso i diktat imposti a gran voce dai “giganti” della Diplomazia sovra-nazionale, di casa a Bruxelles, come Francia e Germania, o a quelli provenienti da “creature oscure” come OCSE e FMI, sta di fatto che siano stati nuovamente ed impudicamente recisi i “rami sbagliati”, quelli più bisognosi di cura e d’assistenza, da cui s’incendia il fuoco del dramma sociale senza sé, senza ma e che non fa sconti…

Ogni scusa è buona, ogni follia è ben accetta, ma è di tutta evidenza, che in quell’agglomerato Finanziario chiamato Unione Europea, abbia prevalso, col beneplacito di Governi sempre meno rappresentativi dei popoli, la pretesa di procedere all’abbattimento puro e semplice dello Stato Sociale, partendo dalle realtà meno solide come le Nazioni Euromediterranee (noi tra loro).

Il Presidente uscente della BCE, Jean-Claude Trichet, lascia il suo scranno al suo successore, neo-nominato, Mario Draghi. Uno scatto “simbolico”, che riassume bene la “staffetta” avvenuta all’interno dell’Istituto di Francoforte.

Facendo un passo indietro, tutto pare aver preso corpo con la nascita della moneta unica. In Europa in generale, in Italia in particolare…

Mentre i media ci affliggevano con domande sceme circa l’invariabilità di genere del nome Euro (al plurale è più corretto parlare di Euro o di Euri?), o se fosse stato meglio prevedere il conio da 1 e 2 Euro sotto forma di banconota, piuttosto che di moneta, giorno dopo giorno ci fu chi approfittò a mani basse di lavoratori, consumatori e contribuenti…

Senza considerare i tanti artifizi di Bilancio che ci permisero di entrare nell’Eurozona senza far storcere troppo il naso agli scettici esponenti dell’asse Franco-Terutonico – e che si strinsero attorno al collo dell’ignaro cittadino Italiano – è infatti difficile dimenticare che in Italia, un tempo affatto lontano, con Due milioni di Lire si fosse considerati fortunati, o addirittura benestanti.

Poi venne l’infausta ed infame conversione: 1 Euro per 1936,27 Lire (rimasta solo teorica, poiché alla prova dei fatti, divenne subito 1 Euro per 2.000 Lire) con la quale si assistette al raddoppio di qualsiasi prezzo pagato per l’acquisto di beni e servizi. Quel che costava 1.000 Lire a stretto giro ed in assenza di verifiche ministeriali minimamente efficaci, fu messo sul mercato ad 1 Euro con una perdita secca del 50%. Era chiaro che la deriva del Sistema fosse cominciata e che di lì a poco, si sarebbe amplificata a dismisura, diventando, alla lunga, insostenibile.

La sensazione di povertà che oggi ci si sente scorrere addosso, guardando ad un portafogli sempre più vuoto, pare aver ridotto addirittura ad un quarto le risorse disponibili, messe a confronto. Con mille Euro di oggi, sembra si possa acquistare un controvalore di poco più di 250… Ovvero, le vecchie e care cinquecentomila Lire!

Le nuove generazioni, troppo giovani quando si poteva ancora maneggiare il glorioso e bistrattato “vecchio conio”, pagano e pagheranno chissà per quanto, lo scotto di tante carenze di quell’incauto e “calcolatissimo” passaggio..

Detto ciò, com’è evidente, si potrebbe parlare di tante cose: di disoccupazione a due cifre, d’imprenditoria dissestata, di mutui da pagare, di edilizia pubblica, o perché no, dei rilievi del neo-Presidente della BCE, Mario Draghi, sulla miliardaria manovra approvata con l’ennesima “fiducia” dal decadente Governo Berlusconi quater…

Ed invece… Invece siamo qui, fermi a parlare d’inflazione e tassi d’interesse, di Default della Grecia, di “Eurobond”, di “vendite allo scoperto”, di aumento dello “spread” tra BTP e BUND, di “stress-test”, di sostegno finanziario e ricapitalizzazioni creditizie…

E’ triste ammetterlo, ma è Verità. Ci si è concentrati e ci si concentra, non sulla difesa del cittadino, sul rispetto delle sue prerogative e sulla soddisfazione delle sue necessità, bensì sulla salvaguardia di una metastasi dell’Economia, chiamato Sistema Bancario e Finanziario.

Tirare in ballo le Agenzie di Rating (Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch) nel tentare di giustificare le tempeste finanziarie che affossano le Borse Valori, che depredano i Risparmiatori e che disarticolano intere Nazioni è opportuno, ma fuorviante.

Prendendo in prestito il concetto “too big to fail” tanto caro al Presidente U.S.A., Barack Obama, appare chiaro che troppo spesso, in Europa, i Governanti abbiano benedetto la nascita – ed il conseguente salvataggio – di colossi bancari dai piedi d’argilla, alimentando uno sterile rigurgito di orgoglio nazionale (proprio il contrario dell’ideale Comunitario Europeo), senza considerare, o magari facendo orecchie da mercante, che proprio quelle creature, avrebbero finito per tirare in un certo qual modo le “redini politiche” delle Istituzioni, partecipando alla gestione del Debito Pubblico dei singoli Stati, mediante innumerevoli, complicate operazioni finanziarie, che di fatto li avrebbero resi Capi di Governi a sovranità limitata.

Riguardo all’Italia, ritengo che un Paese che non sia più libero di gestire il proprio tornaconto, dipendendo dall’altrui giudizio o aiuto, sia già fallito e che un Esecutivo che proclami la “svendita” del proprio Patrimonio, dei propri “gioielli di famiglia”, come la sola via per rilanciarsi, menta sapendo di mentire, conscio del fatto che agire in tal guisa significhi cancellare con un colpo di penna, il futuro dei propri cittadini. Oltretutto, non dubito nel ritenere che sproloquiare attorno a nuove Privatizzazioni, posticipando in maniera assai “interessata” il taglio di talune “spese improduttive e di casta”, sia la giusta premessa affinché da qui a qualche lustro, ci si trovi a disquisire e ad indagare su novelle logge P5, P6, o P38 (chi lo sa?)…

Uno Stato in cui un’equa distribuzione del Reddito sia tutt’oggi additata come scialbo retaggio del Comunismo, è difficile che possa vedere il proprio domani. Speculazione, clientelismo, giochi di Potere, impunità, sono tutte facce della stessa medaglia.

Quando si consideri che il “Mercato Politico” e quello Finanziario siano ormai una cosa sola e che lo “lobbies” non siano più un’esclusiva del Parlamento “a stelle e strisce”, si comprende anche la ragione per la quale ad esempio, il Sistema Bancario da “coadiutore” dell’Economia, del Sistema Produttivo e dell’Industria, ne sia diventato parte attiva in qualità di Speculatore Finanziario della peggior risma.

Il Mercato, in quanto creazione umana, è solo un’illusione. Realtà è invece il fatto che il contribuente sia soggiogato dall’inettitudine di coloro che dal Vertice scelgano e decidano, per il loro bene e per la pena degli altri. Non esistono meccanismi regolatori, né tanto meno riparatori, dei danni che esso sia in grado di causare se lasciato a sé stesso, o se gestito da ristrette oligarchie, bramose di riempirsi la scarsella a spese della comunità.

L’attuale strategia predatoria prevalente, soffoca le potenzialità offerte dal lavoro, scansando le necessità delle masse soggiogate e inconsapevoli, con l’intento di conservare privilegi e di crearne ulteriori, in favore di pochi.

La tattica criminale che sta alla sua base, causa conflitti sociali, alimenta gli egoismi e amplifica le disparità.

Sarà vero che si debba controbilanciare gli stipendi da fame distribuiti nelle Manifatture Cinesi, ma è parimenti vero che questo, assieme alla messa in discussione di diritti acquisiti, rappresenti una manovra reazionaria attuata da un “contro-potere costituito”. Non serve essere allievi o sostenitori di Marx, per rendersi conto che oggigiorno sia tornato in auge lo sfruttamento delle masse, sotto mentite spoglie e con buona pace dei princìpi di equità, solidarietà, ed onestà… Basta un po’ di sano realismo, per rendersi conto con amarezza, dello stato delle cose.

Il Mercato così com’è, dovrebbe essere abbattuto e ricostruito. Sarebbe necessario abbatterlo, per prima cosa, per restituire agli Stati il Potere perduto mediante “ipoteca”… Peccato che la cura sarebbe probabilmente peggiore del male, viste le menti obnubilate che godono un po’ ovunque, dell’Autorità.

Quel che occorre insomma, non è più Capitalismo. Non servono nuove privatizzazioni “in saldo”, né illusorie liberalizzazioni… Quel che serve potrebbe esser definito “Comunitarismo”. Bisogna dar concretezza a quel valore sacro e rimasto irrealizzato chiamato “Bene Comune” facendo in modo che non resti solo un binomio utile a riempire parole vuote sputate al vento da teste di legno…

Troppo tempo è andato perso, ci sono sfuggite molte occasioni, ma nulla è ancora perduto. Altruismo, collaborazione, unità ed unitarietà d’intenti devono essere le chiavi di volta per ridurre a più miti consigli l’egoismo imperante.

E’ giunto il momento che la Base si rimbocchi le maniche, senza attendere oltremodo che un’improbabile rivelazione giunga a redimere chi fino ad oggi abbia operato dall’alto, solo e solamente, per privarci di uno stesso futuro. 

Solo in tal modo – messe da parte le “menzognere partite di giro” declamate ai quattro venti da Ministri, Sottosegretari, Banchieri, Finanzieri, lacchè e porta-borse – sapremo di esserci riappropriati dei nostri diritti di cittadini, a dispetto dell’empietà mostrata dai Mercanti e potrà ripartire il sogno “ribelle e rivoluzionario” di convivenza pacifica e di cooperazione di Robert Schuman, che con la creazione della CEE, nel 1957, portò alla posa della “prima pietra” della “comune casa europea”.

D.V.