“Un Paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un domani”. Indro Montanelli

Pro e Contro.

Senza paura d’essere smentito, questa è la consueta suddivisione che, un po’ egoisticamente, ci si trova ad affrontare in qualsivoglia questione che riguardi direttamente, o meno, l’Italico Popolo Tricolore.

D’altronde la Storia parla da sé: Celti e Latini; Guelfi e Ghibellini; Fascisti e Anti-Fascisti; Monarchici e Repubblicani; Laici e Cattolici; Guardie e Ladri; Onesti e Politici…

Ed ancora: Coppi o Bartali; Mazzola o Rivera; Rossi o Biaggi; Procura della Repubblica o Berlusconi…

Oppure: Nucleare si, nucleare no; Ponte si, Ponte no; TAV e NoTAV; bionde o brune…

Mai una via di mezzo che punti ad assicurare il bene comune, sarebbe troppo facile, troppo bello per esser vero.

Sarà forse perché da qualche anno a questa parte, il sentimento “federalista” da un lato e quello “revisionista” dall’altro, abbiano preso piede un po’ ovunque – anche tra cani e porci – o forse perché in realtà, a causa delle solite, losche e clientelari manovre della Politica, non vi sia mai stato alcun interesse a fare di quell’accozzaglia informe di anime messa insieme nel Risorgimento, un popolo unito, fiero ed orgoglioso.

Fatto sta che quel misero e zoppicante sentimento di Nazione che si era andato affermando negli anni – e che saltuariamente si rinvigoriva, rimirando “il gol” di Tardelli o il “cucchiaio” di Totti – si stia perdendo inesorabilmente, giorno dopo giorno.

Soprattutto al cospetto di un Esecutivo, in cui l’onda emotiva ed il peso elettorale della Lega Nord siano crescenti, determinati, finanche prioritari.

La quotidianità, è inutile negarlo, dimostra che non ci si possa assolutamente aspettare qualcosa di buono dagli attuali Padani Rappresentanti di “Roma Ladrona”, impegnati nell’opera di dissimulazione dei propri intenti rivoluzionari, volti all’abbattimento dell’attuale Ordinamento Statuale.

Ma dov’è finita la Destra Parlamentare che dovrebbe “accompagnare” il Carroccio? E pensare che in un tempo ormai andato, essa fosse il baluardo dell’ideale patriottico della comunità. Non sia mai che il tempo passi e che le idee e gli ideali si perdano!

Stiamo assistendo ad uno dei soliti scherzi della Storia. O forse, al consueto “salto della barricata” dei trasformisti delle Aule, di lacchè e saltimbanchi e di certi auto-proclamati “Statisti”, per cui tutto è permesso… Basta che sia posto, tra i banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama, da qui alle prossime elezioni.

L’Italia si “sgretola”. Stordita da progetti di riforma da quattro soldi e minacce di secessione in odore di reato; impantanata nell’immobilismo di “Palazzi e Palazzinari” persi dietro ad affari privati e a personali grane con la Giustizia.

E’ una questione di dettagli.

Se con tanta ironia partiamo dal basso – molto, molto in basso – rammentando con un brio tante lontane disfide pallonare, prima ci è stato soffocato in gola il grido “Forza Italia”, poi siamo stati “rapinati” degli Azzurri… Tra un amaro sorriso e l’altro, è proprio vero che non ci sia più la Par Condicio d’una volta!

Passando a cose di ben altro spessore, per chi abbia ancora presente che il 25 Aprile sia giorno di Festa Nazionale (Liberazione dal Nazi-Fascismo), sarà stato semplice verificare in prima persona, che negli ultimi tempi tale ricorrenza sia sempre di più, una fonte di polemiche, piuttosto che di lieto ricordo.

In effetti, appare perlomeno imbarazzante che da parte d’insigni esponenti del Governo si continui a mistificare la realtà, sforzandosi d’indicare in tale data il giorno della pacificazione, dopo le divisioni del Ventennio Mussoliniano.

Premesso che nessuno contesti che si possa accettare di dedicare una giornata alla cosiddetta pacificazione, è indubbio che ciò non possa accadere prendendo a prestito un simbolo intoccabile della nostra Storia Patria.

Eh no, signori miei, il 25 Aprile non dipende dai punti di vista!

Ma tanto ormai, solo in pochi si accorgono di certe scempiaggini. I Partigiani riducono le file, nella fredda costanza degli elenchi anagrafici, mentre le nuove generazioni di liberi e liberati si danno alla gita fuori porta, o allo shopping compulsivo…

E che dire del primo Maggio, Festa del Lavoro?

Mentre la gente continua a morire, specie per negligenze altrui; mentre torna a galla il fenomeno del Caporalato e dello sfruttamento; mentre il Lavoro nero è più nero e vivo che mai; ci si ritrova a fare i conti con le solite chiacchiere dei sindacalisti, sempre pronti a criticare e a reclamare ascolto davanti alle folle, salvo poi piegare la testa davanti al padrone.

Per fortuna che almeno c’è il “concertone” di Piazza San Giovanni. Tutti uniti per l’occupazione… (Si, tanto pe’ cantà!). Ma per favore!

Senza contare che da qui a qualche settimana, sarà di nuovo il 2 Giugno, Festa della Repubblica.

La Ricorrenza Pubblica per antonomasia, per chi abbia un poco di senso dello Stato e creda nelle Istituzioni, nonostante tutto.

Sebbene si possa disquisire circa la necessità della Parata militare, con tanto di fanfara dei Bersaglieri e Frecce Tricolori, tutto si riduce ad un’allegorica sfilata d’impettiti Uomini di Stato – impegnati un po’ svogliatamente a portare omaggio all’Altare della Patria, a dedicare gli onori ai caduti e a ricordare i reparti impegnati in missione di Pace – senza che l’uomo della strada colga realmente il senso dell’avvenimento, eccetto che per quell’ora di sonno in più, goduta al risveglio mattutino.

Ed inesorabili, sullo sfondo, palloncini, bandierine colorate, pupazzetti, souvenirs e qualche manina che fa ciao…

Menti obnubilate che nulla sanno, che nessuno più rappresentano e che tutto fanno nel nome di un Potere cieco, tronfio e distaccato.

E che dire del 150° anniversario dell’Unità d’Italia?

Un evento che, sebbene finisca per cadere in un periodo di crisi economica devastante, dovrebbe essere il punto fermo di uno Stato seriamente interessato a chiamare a raccolta i propri cittadini, per dire: “tranquilli, io ci sono, ne abbiamo passate di peggio, ce la faremo…” e per fare fronte comune contro agli eventi infausti che il destino ci ha posto davanti, come popolo.

“Insieme si vince” dovrebbe esserne il motto, ed invece si continua solo a litigare, come dimostrano le dimissioni a catena dei membri del Comitato di Saggi, istituito appositamente in vista delle celebrazioni.

La cronaca parla da sé. Il Presidente Emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, Gustavo Zagrebelsky, Dacia Maraini hanno preso atto che l’Esecutivo in carica se ne freghi beatamente di dare il giusto peso all’evento in divenire ed hanno “sbattuto la porta”.

Ma forse è inutile indignarsi. Forse è proprio vero che siamo un popolo di faziosi, d’invidiosi, di doppiogiochisti, guidati da personaggi fatti della stessa pasta…

Un popolo di senza-cultura, capace di prendere in mano un calendario, giusto per individuare “le date in rosso” e per segnare il prossimo “ponte” lungo.

Un popolo di amebe senza cervello, capace al massimo di gridare “Italia 1” verso una telecamera e di gioire per il solo fatto di comparire su Youtube.

Un popolo che conosce tutto del Grande Fratello, che guarda l’Isola dei Famosi e che brama velleità auto-celebrative, ma che non sa da dove viene, né sa dove sia diretto.

Un popolo senza memoria, che ignorando la propria Storia, rinuncia a costruire un domani di comune, ed ineffabile Gloria.

D.V.

P.S.: il tuo presente non esiste, è già passato. “Panta rei”.