“Ho smesso di credere all’utilità di una Storia scritta al di fuori di tutti i circuiti della Politica e della Cultura tradizionali. Anzi, ad essere sincero sino in fondo, ho smesso di credere all’Italia. Rimarremo quello che siamo: un conglomerato impegnato a discutere, con grandi parole, di grandi riforme a copertura di piccoli giochi di potere e d’interesse. L’Italia è finita”. Indro Montanelli

Non v’è dubbio: l’unica Legge “tagliata su misura” per l’Italia sembra essere quella di “Murphy”.

Per quanto i giorni passino e gli inviti all’ottimismo e alla fiducia si moltiplichino in un insopportabile susseguirsi di chiacchiere, il rischio di un “default” in stile Argentino del nostro Paese – che faccia un sol boccone della crisi Greca – non pare proprio esser venuto meno. Continuare a nasconderlo, è un semplice atto di viltà compiuto alle spalle dei cittadini.

In attesa che presto o tardi l’infausto destino si compia, sono tutti alla finestra: Banchieri, Finanzieri, Speculatori, Agenzie di Valutazione, Economisti, iettatori e scommettitori vari. Tutti pronti a puntare l’indice contro l’Italica malversazione e contro il modello clientelare che da sempre ingordamente intreccia Affari e Politica lungo lo “Stivale” e magari a racimolare qualche vantaggio monetario, da cotanta comune lungimiranza da menagramo.

E all’unisono, dall’OCSE al FMI, dalla BCE alla Commissione Europea, un solo rassicurante invito: “state tranquilli”! Si perché, dopo tutto, i conti non sono poi così male (come dissero ad Atene…) e basterà una piccola Manovra d’aggiustamento, da 25/30 miliardi di Euro, per rimetterli in ordine (facendo gli scongiuri).

Chi vorranno mai prendere per i fondelli?

Non è che si debba esser disfattisti ad ogni costo, ma a girar per strada, a far due chiacchiere tra “mortali”, quel che si respira è un clima del tipo: “pronti, partenza… Si salvi chi può”! Non occorre certo aspettare delle sciocche date apocalittiche da calendario, per comprendere che la fine del Sistema sia in atto e senza freni, seppur meschinamente ci si adoperi da più parti, per rassicurare il popolo, prospettandogli miraggi di ripresa di là da venire… Almeno per l’oramai ex Quinta Potenza del “fu” G7.

In effetti, se è vero che le conseguenze della crisi economica siano tanto devastanti quanto forzatamente rinnovatrici per il mondo intero e globalizzato, è altrettanto vero che a casa nostra si debbano scontare in più, tutte le distrazioni di fondi dal Bilancio Pubblico alle casse della Politica e delle varie cricche, presenti e passate; i “premi” ed i vantaggi elargiti a piene mani ad evasori, ladri, corrotti e mafiosi a suon di “Scudi” e Leggi “amiche”; i tagli fiscali “elettorali”; le finte privatizzazioni del recente passato; le onnipresenti e perseveranti “marachelle” della Finanza creativa, colluse con certe realtà imprenditoriali familiari, sempre dure a morire.

La dimostrazione che la situazione sia critica ed incurabile, si ha, nostro malgrado, quando si consideri che l’Esecutivo in carica abbia sostanzialmente cambiato il proprio vertice, senza “spargimenti di sangue sulla pubblica piazza”. Forse non tutti se ne sono accorti, ma a ben guardare, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato di fatto esautorato dal proprio Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

E’ un po’ come se il Ministro della Difesa fosse diventato Capo del Governo al principio di una guerra. D’altronde, visto che la battaglia da vincere è quella in campo economico, i conti si fanno presto.

E poi, o così, o si va tutti a casa: senza “Lodo”, senza “processo breve” e senza Federalismo Fiscale. Come dire: “Cosa conviene a Chi”?

Il Premier più potente dell’intera Storia Repubblicana, ha ceduto il bastone del comando, assumendo una sorta di carica onoraria, o meglio, un ruolo da “mascotte”.

Ormai è capace solo di rinfocolare sterili polemiche con l’Opposizione Parlamentare, di presenziare a conferenze stampa auto-promozionali e di regalarsi saltuariamente bagni di folla “amica” a base di profezie sul futuro del Paese, aggirando i problemi della Comunità e lasciando che a parlare di sacrifici e di “lacrime e sangue”, siano a stretto giro: Sottosegretari, portavoce e Ministri (Letta, Bonaiuti, Frattini, ecc.) e che a “manovrare il timone” sia il suo “Ragioniere”.

Prestando orecchio a quanto sia accaduto nel corso del vertice OCSE di Parigi, c’è da restare sbigottiti, ma si ha conferma degli eventi.

Mentre Tremonti ha illustrato il “Legal Standard” – la via per introdurre correttezza, integrità e trasparenza (in poche  parole l’etica) nella Finanza Internazionale – e ha parlato di “tornante della Storia” rivolto alla crisi del Capitalismo e dei Mercati, Berlusconi si è perso nell’ennesimo “pianto”, sulla mancanza di Potere che gli impedirebbe di operare per il bene di tutti e ha pensato bene di citare ad esempio, un “grande dittatore”, Benito Mussolini, richiamando una sua frase che così recita: “il Potere è dei miei Gerarchi; io posso solo dire al mio cavallo gira a destra o a sinistra”. (Senza parole… Commento libero).

“Un Premier a mezzo servizio”. Potrebbe essere il titolo dell’ennesima scontata Sit-com con contorno di risate artefatte, ma è purtroppo l’infelice realtà Italiana di oggi.

La “rendita di posizione” di cui l’uomo di Arcore ha goduto per oltre quindici anni, è venuta meno, girono dopo giorno, un po’ perché la verità empirica alla lunga finisca per scompaginare quella dei sogni, un po’ per la recente divisione all’interno del PDL che ha rinvigorito la figura di Gianfranco Fini, ma soprattutto per il patto di ferro che nel tempo ha stretto i rapporti tra la Lega di Umberto Bossi ed il fido “federalista” Tremonti.

La grama figura rimediata nel corso dell’ultimo Meeting di Confindustria è stata la ciliegina sulla torta: abbandonato anche dai vari ed influenti “Signor Brambilla” dell’imprenditoria Nazionale.

Sarà per colpa dell’età che avanza, ma tutto indica che il suo ruolo si stia avviando a quello di passacarte, di “stilografica firma decreti”. Insomma, di personaggio trapassato alla Storia che si ostina a “restare in sella”, con le unghie e con i denti, quasi a far dispetto a qualche Toga…

L’uomo che da tre lustri ha avuto il privilegio di guidare il Paese per ben quattro volte, di cui tre, grazie all’appoggio di Maggioranze Parlamentari mostruosamente ampie; l’imprenditore che avrebbe dovuto fare dell’Italia un’azienda modello; il profeta del Nuovo Miracolo Italiano; il creatore del Milione di posti di lavoro; l’istrionico e laborioso “presidente operaio”; il più grande Statista contemporaneo; il leader più longevo di tutti i Paesi Occidentali; colui che gode di un apprezzamento al 62% nonostante tutto; vede emendare la sua forza, la sua “indiscutibilità”, ed il suo ruolo, in una parabola discendente e “decadente”. Anche questa è Giustizia.

Venuta meno la Politica dell’insulto, della mistificazione e degli slogan, sarà forse il tempo del ritorno a quella (ideale) del “savoir faire”

…E Forse allora, saremo tutti lieti di poter dire “alla Francese”: Allez, allez, Monsieur le Président!

D.V.