"Sul caso di Giulia Ligresti ho abusato del mio Potere... Dio, che cosa ho fatto"!? Al di là della nostra personale ironia, non sappiamo cosa passasse per la testa del Ministro di Grazia e Giustizia in questa posa. Di certo, ciò è quanto avremmo voluto scorgere tra le sue riflessioni...

“Sul caso di Giulia Ligresti ho abusato del mio Potere… Dio, che cosa ho fatto”!? Al di là della nostra personale ironia, non sappiamo cosa passasse per la testa del Ministro di Grazia e Giustizia in questa posa. Di certo, quanto sopra è ciò che avremmo voluto “scorgere” tra le sue riflessioni…

“La Legge è uguale per tutti” è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria. (Piero Calamandrei)

Incipit. La Giustizia? E’ come la Legge: non è questione per gente onesta. Cose che succedono. In Italia. 

Or dunque diteci: “che razza di Paese è l’Italia“?

Già! Che Paese è quello un ladrone in doppiopetto blu – magari seduto comodamente a Palazzo, assieme ai suoi compari – possa tranquillamente continuare nelle propria opera di oltraggio della Legge senza pagar pegno (qualunque Legge, ndr), grazie alla cavillosità del Sistema Giudiziario che abbia contribuito a peggiorare, unicamente a ristoro del proprio personale tornaconto?

Che Paese è quello in cui il contrappeso del censo, del nome e del portafogli (l’appartenenza alla “Casta”, ndr), consenta ancora di dividere la Società tra cittadini facoltosi e fortunati e cittadini (sempre più) derelitti e bistrattati? E soprattutto, che Paese è quello che sia in grado di far pendere la bilancia della “Somma Dea Giustizia”, da un lato piuttosto che dall’altro, nonostante i tentativi di taluni integerrimi Magistrati, che non si “pieghino” passivamente ad accettare una sciagurata e precostituita “diseguaglianza” formale e sostanziale degli individui innanzi alla Legge e che per questo, siano additati come sediziosi rivoluzionari da tacitare con ogni mezzo?

Che Paese è quello in cui la Politica si attardi a parlare di “Riforma della Giustizia”, solamente per riempire le ingorde pagine dei quotidiani, con l’intima consapevolezza che ogni frase, ogni intento o proponimento, siano destinati a restare soltanto “chiacchiere buttate al vento”?

E che Paese è quello in cui troppe Verità silenti ed invereconde, assurgano agli onori della cronaca, in via diretta o  in via mediata (per errore, o presunto tale, ndr), soltanto allorché siano “intercettate”, dando così nuova ispirazione censoria e linfa vitale, al trasversale “Partito del Bavaglio”, deciso a nascondere i propri sporchi affari ad un’Opinione Pubblica distratta da futilità ed inezie varie?

Beh, unite i punti e troverete le risposte…

Un terra sciagurata.

E’ un fatto che a far scorrere l’inchiostro, da almeno un ventennio, siano a giorni alterni le beghe giudiziarie del “Pregiudicato di Arcore”, meglio noto come Silvio Berlusconi. Insomma: i processi, le prescrizioni, i “Lodi” e buon ultima la condanna sul caso Mediaset con al seguito le giravolte giuridiche attorno alla pena inflittagli, ecc. ecc. Senza contare che l’ennesimo “giorno del giudizio” ruotante attorno alla sua Decadenza dal Seggio Senatoriale, la retroattività della Legge Severino, il pantano e lo scontro sempiterno che affliggono le Aule, le diatribe sul voto segreto e sul voto palese e via discorrendo, continuino a rammentarci quanto a fondo siano penetrate nel nostro Ordinamento, le sue malefatte Politiche e ad illustrarci i tanti perché sia riuscito negli anni, a rendere il nostro Paese un posto peggiore dove vivere.

Così com’è un fatto, quello che racconti che in Italia sia sufficiente avere per amico un Ministro del Governo della Repubblica, affinché si possa “aggirare” in maniera squallidamente normale, le norme inerenti alla Custodia Cautelare – infangando un intero Sistema Carcerario, già di per sé da Terzo Mondo – per aver “salva la vita” e godere del privilegio degli arresti domiciliari…

Oppure, quello che racconti che un fermo di Polizia, o l’Arresto, rischino di essere la causa del passaggio a miglior vita, di chi abbia la sfortuna di passare per oscure camere di sicurezza, magari dopo aver ricevuto il “benvenuto” da parte di smaniosi “controllori” decisi a sfogare le proprie personali frustrazioni e a proferir menzogne allorché chiamati in causa (perché dopo tutto è cosa nota, ahinoi, che le Forze dell’Ordine – anziché adoperarsi per “proteggere e servire” – siano ormai ridotte al rango d’incontrollato “braccio armato” del Potere…).

E tanto che ci siamo, è un fatto quello che racconti di un Capo dello Stato, dedito a parlar troppo anche quando proprio non serva, che si faccia desiderare assai, nel momento in cui sia chiamato a collaborare da una Procura, poiché “informato sui fatti” riguardanti presunti accordi con Cosa Nostra… La stessa Procura con cui aveva pensato bene di intavolare, attraverso l’Avvocatura dello Stato, un conflitto di attribuzione tra Poteri, innanzi alla Corte Costituzionale (in relazione all’attività di intercettazione telefonica da questa effettuata su utenza di altra persona, nell’ambito della quale sono state captate conversazioni del Presidente della Repubblica).

I disonori del Cavaliere pieno di macchie e il Riformismo ad Personam.

Forse sarà un caso, ma tra le proposte che sovente saltano fuori dal cilindro della “vil Politica” in materia di Giustizia, non manca mai il Decreto svuota-carceri, con scioperi della fame e della sete al seguito, presunte minacce da parte dell’Europa, ed inviti a fare presto rivolti al Parlamento da ogni dove, perché si trovi una soluzione al “sovraffollamento” dei Penitenziari.

Ciò, come per dare una parvenza, o meglio, un “contorno di generalità” a quella che ogni volta sa di “mossa politica” dedicata ad uno o più casi particolari. Come dire: una tana libera tutti, a tutela del singolo. Il rispetto formale della Legge e del Diritto cui fa da contraltare il loro dileggio sostanziale.

Essendo stati educati a “Pane e Rispetto della Legalità”, non possiamo negare che allorché si ragioni attorno a tali fantomatici espedienti, non ci sentiamo rappresentati, né tutelati, bensì oltraggiati e vilipesi da scriteriati Esponenti di quelle stesse Istituzioni che avrebbero l’onore di fare e decidere per noi altri, cittadini della Repubblica Italiana.

Per tale ragione, la domanda che ci scuote e ci tormenta è sempre la medesima: “L’Onestà paga ancora in questo sciagurato Paese”? Già, perché come se non fossero bastati i troppi anni in cui la parola d’ordine era “Legge ad Personam”, non passa giorno in cui al cospetto delle fin troppo numerose ipotesi di “Riforma” a base di provvedimenti di Amnistia e di Indulto e nulla più, non si finisca per chiedersi se valga ancora la pena, per sé e per la propria morale, continuare a tenere un comportamento ligio alle regole, all’educazione e al vivere civile e rispettoso della Legge… E nonostante i tentennamenti, la risposta è sempre ed immancabilmente la stessa: “Si”!

Sono almeno vent’anni che ad ogni dì che Dio, o chi per lui, ci doni da vivere, giunga immancabile la proposta di “metter mano ai Codici” da parte di un Ministro o di chi sieda in Parlamento. Un fatto che, al di là delle apparenze, non ha alcunché di benemerito e che esce “amplificato”, in tempi di Governo dell’inciucio, dai continui rimbrotti e dagli scontati richiami che eccedenti ed eccessivi, anzichenò, giungono nervosi (e snervanti, ndr) dal Colle, per tenere alta l’attenzione sui problemi del “Sistema Carcerario al collasso”…

Frattanto, mentre troppi novelli “Cesare Beccaria” si fanno largo (nostro malgrado, ndr) nessun concetto degno di nota, arriva a rincuorare i “liberi” e i “coscienziosi” da parte di chi sieda al Vertice dell’Ordinamento. Dicevamo: si fa tutto nel tentativo di nascondere un “insano intento” (ad esempio, il salvacondotto giudiziario di Silvio Berlusconi, ndr) dietro al nobile proposito di salvaguardare la salute dei detenuti e l’etica dello Stato… E si fa il contrario di tutto, per quanti rimangano (la meritoria maggioranza degli Italiani, ndr).

Consci di parlare per molte anime inquiete, parafrasando un tale che se ne intendeva, affermiamo con forza: “a questo gioco al massacro, noi non ci stiamo”! Qualsivoglia provvedimento di Grazia sia allo studio – generale o “ad personam” che sia – la foga messa dalla Politica in materia, appare più che mai come un ulteriore, sfacciato insulto, inferto alla gente onesta e all’Italia tutta.

Non ci piegheremo, mai, a dover rinunciare alla nostra riverente, doverosa e bene accetta prostrazione al Diritto Normativo, per il solo fatto di non essere tenuti in considerazione da una Classe Dirigente incompetente, connivente e fin troppo “interessata”.

Non ci piegheremo, mai, alla passiva accettazione dell’assunto in divenire che in Patria nostra, la Giustizia non sia cosa per gente onesta… Proprio perché essere ligi ed onesti deve continuare ad essere un comportamento “premiante”, né Amnistia, né Indulto, né Grazia ad personam, possono o debbono essere concessi. Né ora, né mai più”!

E ovviamente, quando il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta e il Guardasigilli (ormai noto alle cronache come il “Ministro telefonista”, ndr) Anna Maria Cancellieri, si prodighino in pomposi e dissennati discorsi al riguardo, non parlano in nostro nome e non ci rappresentano.

Le pretese dell’insolente pulzella e la “grazia” dello Sceriffo di Nottingham… 

Ora, prendete il cosiddetto “Rubygate“, ovvero la vicenda dalla quale è scaturita la potenziale, definitiva “defenestrazione” Politica di Silvio Berlusconi.

Se quella esercitata dall’allora Presidente del Consiglio nei confronti dei funzionari della Questura di Milano, in base alla sentenza di condanna (in Primo Grado) rivelò il reato di Concussione per Costrizione (fattispecie regolata dall’art. 317 C.P.), l’analoga intromissione (oh, pardon! Volevamo dire “sensibilizzazione”, ndr) attuata nei confronti dei due vice capi del dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria attuata dal Ministro del Governo dell’inciucio, Anna Maria Cancellieri, affinché si giungesse rapidamente alla scarcerazione di Giulia Ligresti, cosa sarebbe? A nostro parere, siamo quantomeno di fronte ad un caso di Concussione per Induzione (fattispecie introdotta dal Legislatore nel 2012 e regolata dall’art. 319 quater, C.P.).

E detto ciò non ci passa per la testa, neppure lontanamente, di prendere le parti del primo. In effetti, al di là delle rinvigorite e pretestuose proteste degli esponenti del PDL (i quali, reputando “normale” l’interessamento del Ministro Cancellieri e la conseguente “telefonata” sul “caso Ligresti”, hanno ripreso a sbandierare la non perseguibilità del loro “Signore”, reo di aver compiuto la ben più famigerata “chiamata” sul caso “Ruby”), a far pensare dev’essere invece, il mancato invio di un avviso di garanzia ad Anna Maria Cancellieri, proprio in ragione della stessa logica che condusse ad accusare (e a giudicare colpevole in Primo grado, ndr), Silvio Berlusconi!

Forse, a mancare, è la consapevolezza dell’importanza del Dicastero interessato dalla vicenda (ribadita dal fatto che il suo Titolare sia l’unico indirettamente citato dalla Costituzione, all’art.110) e dell’impudicizia di cui sia stato fatto oggetto, dall’attuale Ministro. Non è possibile prendere le difese di un Esponente del Governo, quando sia indifendibile, di fatto e di diritto. Dovrebbe essere lo stesso Presidente del Consiglio, Enrico Letta, a ritirare le deleghe e a nominare un soggetto meno attaccabile e magari, chissà, più capace.

Invece, a prevalere è il solito attaccamento alla poltrona all’Italiana da un lato e un fiducioso silenzio giustificatorio e connivente, dall’altro.

Davvero altri tempi quelli in cui si forzarono a tal punto le regole, da giungere ad interpretare in maniera abnorme e fuori da ogni logica, il secondo comma dell’art.95 della Sacra Carta, soltanto per ammettere la liceità della “Sfiducia Individuale”. Sfiducia destinata a “dimissionare” l’allora Ministro Filippo Mancuso (reo di aver “remato contro” la propria Maggioranza) e ad evitare – come sarebbe dovuto essere, in ossequio al rigore delle prescrizioni normative – la fine dell’intero Governo Dini.

"La Legge è uguale per tutti". Un promemoria per il Ministro di Grazia e Giustizia, Anna Maria Cancellieri.

“La Legge è uguale per tutti”. Un promemoria per il Ministro di Grazia e Giustizia, Anna Maria Cancellieri.

…E il sacrificio dello scudiero qualunque.

Ora prendete un ragazzo come tanti, messo all’angolo dai problemi della vita che affliggono tutti noi. Certo, questo non ne fa un martire, direte Voi; eppure il suo nome basta di colpo a far cambiare idea: Stefano Cucchi

Stefano Cucchi ha avuto ben tre sfortune.

La prima: esser stato trattato come un cittadino di serie inferiore, umiliato e malmenato, da chi avendolo arrestato ne avrebbe dovuto comunque garantire la sicurezza e la salute, secondo Giustizia, oltreché, ovviamente, in base ai precetti della Legge e ai più comuni canoni del Diritto.

La seconda: non avere avuto un “Santo in Paradiso” che ne abbia sollecitato la scarcerazione, richiedendone gli arresti domiciliari per ragioni umanitarie, come accaduto alla più “fortunata” Giulia Ligresti (per la quale, per l’appunto, si è scomodato addirittura l’attuale Ministro di Grazia e Giustizia).

La terza: aver perso la vita, per “coincidenza”, in ragione delle due precedenti…

Siamo tutti figli di uno stesso Stato, le cui Istituzioni, qualunque “faccia” le rappresentino, dovrebbero assicurare “pari dignità, trattamento e considerazione” a tutti i cittadini e invece, a prevalere è il “Sistema dei due pesi e delle due misure”. Ciò capita, addirittura, quando vi sia in gioco la Libertà delle persone. Decisamente, qui qualcosa non gira proprio come dovrebbe…

E’ per questo che, come allora chiedemmo le dimissioni del Cavaliere per aver interferito nelle legittime determinazioni di un altro Rappresentante dello Stato, ora pretendiamo le dimissioni di Anna Maria Cancellieri, Responsabile del Ministero di Grazia e Giustizia, nel nome di Stefano Cucchi e di tanti altri come lui. Perché con la vicenda di Giulia Ligresti, anziché dare prova di totale “imparzialità ed abnegazione” in virtù del ruolo rivestito, si è resa protagonista di una bieca vicenda mascherata da “premuroso atto di civiltà”.

I cittadini onesti, dei suoi distinguo, dei suoi chiarimenti e del suo rinnovato, presuntuoso intendimento a restare in sella, non sanno proprio cosa farsene. Ergo, caro Ministro, già Prefetto della Repubblica, compia l’unico, irrinunciabile atto che le resta, firmando le proprie dimissioni irrevocabili e poi: “a casa”! (E visto che c’è, si porti dietro anche il Capo dell’Esecutivo, Enrico Letta (che da “Primus Inter Pares” è con lei parimenti e pienamente responsabile).

Chi di “Giustizia” ferisce, di “Giustizia” deve giocoforza perire…

D.V.

P.S.: Il Silenzio dell’Anziano Regnante.

Che ne è stato dell’anziano Regnante? Beh, avremmo voluto dire, da cotanta figura, giunge soltanto l’esempio… Invece, ascoltando il suo “fragoroso silenzio”, come capita ogniqualvolta sarebbe utile, financo necessaria, una sua presa di posizione minimanete illuminata, ci limitiamo a rammentare che, come lasciato filtrare confidenzialmente da fonti vicine a WikiLeaks, sia pendente un “cablo” che confermerebbe l’esistenza di almeno un file audio, inerente a talune non meglio precisate “intercettazioni della discordia, provenienti dall’Alto Colle di Roma”, in grado di acuire in maniera sconvolgente, lo scontro tra Politica e Giustizia che continua ad avvelenare l’Italia. E che il documento (da diverso tempo in possesso dell’Organizzazione guidata da Julian Assange), sarebbe in procinto di essere pubblicato. Come dire: Edward Snowden insegna… Siamo tutt’orecchi!

Meglio di così?