“Panem et circenses” scriveva 2000 anni fa, il poeta latino Giovenale, circa la politica governativa allora in auge a Roma, che oltre ad elargizioni economiche, generi alimentari e terme, garantiva anche scontri gladiatori, gare sportive, gare di carri e spettacoli teatrali, nel tentativo di arginare i malumori del popolo.

Proprio quel sistema potrebbe tornare alla mente, prendendo in considerazione le spese folli fatte e promesse da varie squadre – soprattutto spagnole ed inglesi – nel “commercio” internazionale di calciatori.

Pensateci! 65 milioni lasciati di quà, 93 milioni buttati di là, mentre viviamo una crisi economico-finanziaria di cui non si vede il tramonto, (spesso si fa fatica a “comprare per mangiare”) e senza che nessuno dei politici europei muova un dito, per impedire una vergogna del genere.

Secondo i dati pubblicati recentemente da Panorama, i 3 club più spendaccioni sono anche quelli che, in base agli ultimi bilanci consolidati, risultano i più indebitati d’Europa, vale a dire: Manchester United (960 milioni di Euro), Chelsea (821 milioni) e Real Madrid (562 milioni). Tali conti avrebbero condotto al fallimento una qualunque impresa commerciale, eppure viene consentito loro, di spendere a dismisura, drogando di fatto indirettamente anche le competizioni a cui partecipino.

Mentre Michel Platini, in qualità di Presidente dell’Uefa – con tante chiacchiere e pochi fatti – vorrebbe mettere un freno a questa prassi, quello della Fifa, Joseph Blatter, continua a giustificarla. Intervistato in merito al trasferimento di Cristiano Ronaldo, egli ha ritenuto congruo l’esborso del Real Madrid, adducendo la seguente motivazione: “E’ chiaro che con quei soldi si potrebbe comprare molto pane, ma anche l’intrattenimento e’ dare del pane al popolo…”. Tombola!

Da ultimo vorrei ricordare che Adriano Galliani, attuale Vice-Presidente del Milan, ritenendo fuori mercato le somme a disposizione delle squadre spagnole, abbia sottolineato che in tale Paese viga una fiscalità di favore sia per i “campioni” giunti dall’estero, sia per i club acquirenti.

Anziché chiedere la fine di tale sistema, (che a molti appare una sorta di concorrenza sleale), allineando la Spagna al resto d’Europa, in un momento in cui la normativa U.E. sembra voler colpire i “paradisi fiscali”, non vorrei che qualcuno fosse intenzionato a chiedere un analogo abbassamento dell’imposizione fiscale anche in Italia…

Allora si, miei cari compatrioti, che oltre al danno seguirebbe la beffa!

D.V.