Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy.

Egocentrismo s. m. [der. di egocentrico]. In psicanalisi, atteggiamento di chi tende a porre se stesso al centro di ogni evento, per cui la propria percezione delle cose e i propri giudizi assumono un valore pressoché assoluto, rendendo difficile l’accettazione del punto di vista degli altri e quindi la comunicazione sociale; con uso estensivo e più generico, il carattere e il comportamento di chi tende ad accentrare, a voler fare tutto da sé. Einfantile, tendenza tipica dei bambini, fino ai 7-8 anni, ad affermare in ogni situazione le loro capacità di autonomia e a rifiutare l’aiuto degli adulti. (tratto da: Treccani, Vocabolario della Lingua Italiana).

“C’eravamo tanto amati”… Basterebbe il titolo di un noto film di qualche anno fa, per descrivere la complessità dei rapporti personali, politici, ed Istituzionali che hanno legato fin dal principio, il nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi al Presidente della Repubblica Francese, Nicolas Sarkozy e che adesso, un poco alla volta, paiono essersi dissolti nel nulla.

Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy. Due figure discusse, discutibili e dal carattere “spigoloso”. Due “risolutori”. Due leaders dotati del carisma mediatico proprio dei Tiranni, che sebbene possano apparire diversi, finiscono per essere identici, se non del tutto nel “credo politico”, almeno negli atteggiamenti. Specie quando si consideri la presunzione spicciola e da “primo della classe” che ne accomuna le sorti, o il piglio da decisionista tronfio ed autoritario che li spinge a tirar dritto verso i propri indefinibili obiettivi, a dispetto di qualunque punto di vista differente e men che meno avverso.

Uguali nelle loro cieche velleità di “auto-celebrato Statista”, che ne “distorce” l’azione politica e i programmi di Governo, che ne “colora” i discorsi, intrisi di populismo e demagogia e che alla fine, non fanno altro che dimostrarne la volontà, ferma e un po’ folle, di lasciare ad ogni costo un segno nella “Storia Patria” della propria Nazione, a discapito di quel che sia buono e giusto, finanche onesto, per i cittadini.

Una brama di “Potere Assoluto” che ne guida le gesta e che contribuisce a renderli più simili a “due piccoli Re Sole” dei nostri tempi disgraziati e infausti, per cui vale ancora il motto L’état, c’est moi”, piuttosto che due “Spiriti Repubblicani” del XXI Secolo.

Uguali nel loro modo d’affrontare a “muso duro”, ogni appunto mossogli da qualche solerte Magistrato, deciso a valutane la probità innanzi alla Legge.

Uguali, infine, quando ci si trovi a discutere e a polemizzare, attorno alle loro vicissitudini da “tombeur de femmes” (per quanto in questi due ultimi casi, la bilancia penda incommensurabilmente a sfavore dell’uomo di Arcore…).

Due vanitose “prime donne”. Due galli nello stesso pollaio, dritti sullo stesso scomodo piedistallo, che tuttavia fino ad ora, non avevano avuto l’insana abitudine di “beccarsi” a vicenda. Due politici dei nostri tempi, schiavi non solo della propria personalità “deviata”, ma anche di un insano ed insensato “personalismo da parata”.

Viste le premesse, era dunque scontato che all’inizio, come in ogni storia d’amore che si rispetti, tutto procedesse per il meglio.

Sembra ieri.

All’elezione in pompa magna di uno, seguiva la gioiosa e gaudente telefonata di congratulazioni dell’altro, deciso a farsi largo tra i “Paesi Amici”, con l’obiettivo di bearsi della “primogenitura” del benvenuto al nuovo eletto…

All’idea liberista ed “Atlantista” del primo, rispondeva l’appoggio schietto ed incondizionato del secondo…

Alla proposta di rilanciare gli accordi bilaterali in campo economico ed industriale, facevano eco “prodighe” dichiarazioni di disponibilità e totale cooperazione, con lo scopo di raggiungere intese vantaggiose per entrambi, in base ad una logica “do ut des”.

All’ipotesi di ridisegnare l’Italico “quadro” delle fonti di energia, messa sul piatto da Berlusconi, faceva da contraltare la proposta di Sarkozy di una collaborazione in campo nucleare, su larga scala ed a lungo termine, “omaggio” della tecnologia d’Oltralpe.

Al “nuovo corso” imposto da Parigi in ambito Comunitario, per un’Europa più “vicina” all’America di Barack Obama, faceva seguito la piena e totale condivisione, sbandierata ai quattro venti, da Palazzo Chigi…

Impossibile poi, non rammentare la comune volontà di perseguire una politica “dura e pura” in tema di sicurezza e d’immigrazione “selvaggia”.

Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy.

Com’è possibile che negli ultimi tempi, su vari fronti e per varie ragioni, quel legame si sia sciolto? Come mai la cronaca politica quotidiana, racconta della fine di un idillio e l’inizio di una convivenza forzata, fredda ed inquieta, velata da una vicendevole irritazione, che poco o per nulla è stata mascherata dalla “protocollare” ufficialità dei loro recenti incontri in ambito internazionale?

Da dove avrà dunque tratto origine quest’astiosa convivenza, nei “Circoli del Potere Politico-Diplomatico”?

Beh, magari lungo la strada che si perde tra Petrolio e “Polvere da sparo”, in pieno deserto Libico.

In effetti, sebbene “a pensar male si fa peccato, ma il più delle volte ci si azzecca”, è più che un’ipotesi che di fronte alla sempre più stringente e sfacciata alleanza, ribadita a più riprese negli ultimi anni, tra il nostro Premier e Muammar Gheddafi, sia cominciato a crollare il “castello di carte” messo in piedi tra Roma e Parigi.

Non è una novità che Oro Nero e Gas Naturale facciano gola a tutti, qua e là per il mondo e che dunque le riserve quasi “vergini” di Tripoli siano strategiche per diversi Paesi.

Allo stesso modo, è noto che il “Mercato della Guerra” mandi avanti il mondo molto più di quanto facciano quello della droga e dei farmaci messi assieme e che da esso derivi una buona fetta di entrate per qualunque Governo Occidentale.

A ben guardare, alla faccia di quel che fu, appare evidente che la “grandeur Francese” abbia cozzato contro l’approssimato “interesse Italico”, sulla scia delle mutate condizioni geo-politiche mediterranee, che ha messo a rischio gli interessi della Francia

A dispetto di ogni slogan propagandistico in difesa dei sacri valori di Libertà e Democrazia, è palese che Parigi abbia guidato la cosiddetta “Coalizione dei Volenterosi” per tre sole ragioni: interesse, invidia, irrequietezza. Queste sono le parole d’ordine del conflitto armato in atto in Libia, oltreché della politica delle “porte chiuse”, in faccia all’Italia…

Prescindendo da ogni giustificazione delle prostrazioni di Stato regalateci dal Premier innanzi al “Colonnello”, è facile rendersi conto che per difendere la propria “Ragion di Stato”, oltreché per sperare di riguadagnare consensi elettorali in “ottica rielezione”, Sarkozy abbia voluto sconquassare i piani economici e commerciali che univano in una sorta di Triumvirato fatto di armi ed Idrocarburi, Italia, Libia e nascosta sullo sfondo, la Russia di Vladimir Putin.

Il problema vero, per quanto ci riguardi, è che mentre i “cugini” hanno scelto una guerra totale verso di noi, a Roma non vi sia alcuno in grado di “combattere”, poiché è cosa nota ed assodata, che al vertice dell’Esecutivo regni il “nulla” (da qui anche la “considerazione zero” riconosciutaci in ambito sovra-nazionale, da qualunque altro Paese, piccolo o grande che sia).

Una “guerra d’accerchiamento”, che si fa sempre più dura su ogni fronte…

In Diplomazia. Indimenticabili furono le pressioni esercitate sul Brasile, dalle “ambascerie” Francesi, affinché non fosse concessa l’estradizione del terrorista Cesare Battisti. Ciò, nella speranza che l’Italia congelasse i contratti per dieci miliardi di Euro (difesa, infrastrutture, trasporti, energia, agroindustria) siglati con l’Esecutivo dell’ex Presidente Lula e si desse modo alle aziende Francesi di prenderne il posto.

In Economia. Basta pensare alle “scalate” societarie, benedette dall’Eliseo, che coinvolgono gruppi Italiani in qualità di prede, in totale assenza di condizioni di reciprocità.

Nelle Politiche Sociali. Basta guardare al confine di Stato, per accorgersi dell’illegale ripristino delle frontiere nazionali, al fine di “affogare” l’Italia nel mare dei clandestini Maghrebini, in fuga dal Nord Africa in fiamme…

Cos’altro aggiungere?

Mentre il mondo intero è scosso da istinti rivoluzionari ed anti-sistema e mentre in Italia, il fatto che Silvio Berlusconi sia prossimo ad una “fragorosa caduta” è ormai una certezza, a Nicolas Sarkozy non resta che fare il bello e il cattivo tempo, con amici, nemici e presunti tali, secondo un’ottica scellerata che bada solo a non vedersi soffiare un nuovo mandato presidenziale.

Avrebbe potuto trattarsi di una precoce “crisi del settimo anno”, ed invece è la fine di un’epoca. Solo a giochi fatti, forse, torneranno di moda termini sempre più in disuso, come cooperazione, equità e solidarietà…

Scriveva Karl Kraus: “megalomania non è considerarsi più di quello che si è, ma considerarsi per quello che si è”.

Ecco, nel caso di specie, non occorre scomodarsi a chiedere ai diretti interessati… Niente di più e niente di meno che “Deux petits Rois de nos jours”.

D.V.