Il Tricolore: il vessillo di una Nazione ancora da plasmare, prima ancora che di una discutibile Nazionale da acclamare.

Il Tricolore: il vessillo di una Nazione ancora da plasmare, prima ancora che di una discutibile Nazionale da acclamare.

“Il calcio è stupendamente rappresentato dalla nostra nazionale: si vedono undici ragionieri in mutande allo sbaraglio, senza nessuna remora, senza nessun decoro. È il nostro governo e il nostro sottogoverno in mutande”. (Carmelo Bene)

Or dunque, anche per l’Italia è tempo di Mondiali di Calcio, che dire? 

Beh, se non altro che siano passati parecchi anni dai tempi in cui noi altri, ci fissavamo davanti al teleschermo, a tifare la Nazionale per antonomasia. Anni ruggenti e spensierati, in cui perlomeno avevamo la speranza che il nostro futuro, in quanto Paese, potesse risultare meno gramo di quanto ahinoi sarebbe stato e continui ad essere; nei quali parlare di “Azzurri” non faceva rima con una schiera di “Berlusconiani doc” e in cui non era proibito dal pudore, prima ancora che dalla Par Condicio, urlare a squarciagola “Forza Italia”.

Dal gol di Tardelli del 1982, che ancora oggi, assieme alle “rapine in area” di Paolo Rossi e all’esultanza di Sandro Pertini (ultimo Presidente della Repubblica degno di nota, ndr) ci graffia l’anima e ci emoziona, in quel “replay infinito” che è la Storia, al rigore “alto” di Roberto Baggio, che, dal lontano 1994, continua invece ad addolorarci… Dalle decisioni “maledette e imboccate” dell’arbitro Moreno, che, in quell’infausto 2002, ci fece ripetere, volenti o nolenti, la grama figura con la “seconda” Corea, al trionfo in pompa magna contro i presuntuosi cugini d’Oltralpe, guidati dal “testardo” Zidane, nel 2006.

Insomma, da Bearzot al “Trap”, passando per Sacchi e per finire con Lippi, è innegabile che questi cuori non si siano risparmiati, in quanto a “tachicardie”, eppure…

A pesare come un macigno sul nostro lento, inesorabile e oramai pressoché totale distacco dal “mondo pallonaro”, c’è un po’ di tutto: prima le vicende di doping messe a tacere in maniera subdola e facendole apparire ben poca cosa rispetto a quanto continui ad accadere, per esempio, nel ciclismo; poi quelle di “Calciopoli”, per cui, ciclicamente, si viene a sapere che giocatori, dirigenti e arbitri si organizzino in Associazioni per delinquere, un po’ come capiti con la Mafia, giusto per vendersi al miglior offerente in denaro…

In mezzo, com’è logico che sia, la persistente ed indubbia considerazione che i miliardi di Euro che girino in quel mondo siano esageratemente troppi, visti i meriti, o meglio, i demeriti di troppi presunti “campioni”. Per noi, che ci saremmo accontentati di goderci una partita di Coppa in santa pace, al Mercoledì, che avremmo preferito perseverare nel “riempire” una schedina del Totocalcio e magari di fare un salto allo stadio evitando tornelli, identificazioni e perquisizioni (perché certi di non aver nulla da nascondere, ndr), il fatto di esser costretti a veder girare, impotenti, una “lavatrice di denaro” di dubbia provenienza, per di più in “pay per view” era ed è davvero troppo. Meglio dunque “guadagnare tempo” per questioni più virtuose, interessanti e benemerite.

Ciò premesso, alla domanda se ci sentiamo o meno rappresentati da undici ragazzini viziati, con “improbabili” tagli di capelli, tatuaggi sconsiderati e saccenteria propria di una capra, la risposta non può non essere che “No”.

Dichiariamo dunque, fieramente, che non faremo parte di quella parte di connazionali che (ignorando in gran parte, i luoghi, i personaggi e le gesta dell’Italico Risorgimento, ndr) si accingano a riscoprire il solito, scialbo e sciagurato amor patrio “quadriennale”, sventolando un Tricolore “Bianco, Rosso e Verde” (il che la dice tutta, sulla media culturale di un popolo, ndr) e canticchiando con la mano sul cuore, magari con parole improvvisate, un Inno Nazionale d’altri tempi, che richiama alla memoria ben altri “incontri”, combattuti da veri eroi.

Né prenderemo parte a quella farsa teatrale, in base alla quale ci si stringa in un tutt’uno, si acclami e si festeggi quando di vinca (come dire: “abbiamo vinto”, ndr), citando a memoria i nomi dei “sette re di Roma”, fianco degli Imperatori, mentre ci si rinfacci il “campanile”, rinverdendo minacciose e vivaci rivalità, proprie dell’Italia dei Guelfi e Ghibellini o delle Repubbliche Marinare, quando invece si perda (come dire: “hanno perso”, con aggiunta di epiteti e sproloqui vari, ndr).

La Magistratura: l'unica "squadra" degna del nostro tifo, in virtù del suo essere l'ultima forza, legittimata alla Legge, in grado di evitare la totale ed umiliante "sconfitta" di una Nazione.

La Magistratura: l’unica “squadra” degna del nostro tifo, in virtù del suo essere l’ultima forza, legittimata alla Legge, in grado di evitare la totale ed umiliante “sconfitta” di una Nazione.

In effetti, per quel che ci riguardi, se dobbiamo scegliere la squadra che c’infiamma l’animo e che confidiamo riesca nei propri intendimenti vittoriosi; che veste di nero e che non scende sui campi erbosi ma si batte tra quattro mura e che più che “giocare” fa da arbitro delle “partite” a cui prende parte, secondo una legge che non è certo quella del gol, ci schieriamo con un team che si chiama Magistratura. Una Nazionale “doc” che meglio rappresenta l’Italia che abbiamo nel cuore, a dispetto di qualsivoglia squadra di calcio! 

Un Organo e un Potere previsti dalla Costituzione, a salvaguardia di tutto noi e che, nonostante i vergognosi tentativi di metterle i bastoni tra le ruote, propri di certa Politica ladra, arraffona ed interessata (non ultimo il voto sulla Responsabilità Civile dei Magistrati, avvenuto in Parlamento) cerca sempre e comunque, anche all’ultimo minuto, di “estrarre il cartellino rosso” che dia l’attesa svolta ad un match “combinato” da altri, non ascoltando i fischi di un pubblico insolente e distratto, ma godendo degli applausi di un popolo desideroso di Giustizia.

Già! Non c’è proprio partita. I nostri ideali “Campioni del Mondo” sono coloro che nel silenzio del proprio lavoro, con dignità e dedizione, si facciano in quattro ogni giorno, allenandosi a tirar calci alla Corruzione, alla Concussione, al Falso, al Peculato e a qualunque altra denominazione penale data alla Malversazione pubblica e privata, ovvero agli effetti collaterali del Potere di Casta.

Basti pensare  alla rediviva aria di “Tangentopoli” che ha preso a spirare (in Italia in generale e a Milano e Venezia in particolare, ndr) e alle reminiscenze dell’inchiesta Mani Pulite che ciò comporti in noi. Cose che capitano, non ogni quattro anni come la Coppa del Mondo del pallone, ma a scadenze variabili, specie quando si scelga d’impelagarsi in eventi sciagurati, insensati, sproporzionati, ed esageratamente costosi come l’EXPO2015, o in opere mastodontiche, inutili e “sanguisuga” del Bilancio Pubblico come il MOSE.

Guarda caso, sarebbe stato sufficiente citare l’esempio di Italia ’90 (ma anche quello dei Mondiali di nuoto del 2009, o, perché no, quello del G8 della Maddalena, mai tenutosi da quelle parti e spostato a L’Aquila a suon di miliardi di Euro, ndr) per capire che il nostro Paese non sia in grado di aspirare a null’altro che uno sperpero di denaro dei contribuenti; ad un fiume di mazzette utile ad “abbeverare” i soliti noti, a scapito dei cittadini onesti e ad un’ovvia lamentela, allorché non vi sia più trippa per gatti (leggi: fondi pubblici, ndr), per completare lavori ed opere, la cui consegna avvenga comunque sempre in ritardo, rispetto alle date previste.

E pensare che ci saremmo accontentati di relegare certe notizie all’epoca di Bettino Craxi, in quella che tanti si affannano a chiamare “Prima Repubblica”…

Insomma, perché negarlo? Grandi Opere vogliono dire “Grandi mazzette”. E per fortuna che ci sia stata risparmiata l’assegnazione e l’organizzazione delle Olimpiadi del 2020 e che sia messo da parte il folle progetto del Ponte sullo Stretto di Messina…

Ora, ben oltre le idee e gli intendimenti propri del Governo di Matteo Renzi, riteniamo che se lo Sviluppo e l’Economia dell’Italia non possano prescindere dallo spartir Tangenti, all’arresto dei ladri, dei riciclatori e di tutti i furfanti in doppiopetto e colletto inamidato, debba far da doveroso contraltare lo Stop a progetti faraonici, spesso inutili alla gente comune (ovvero a chi dell’Onestà e della Legalità faccia un vanto, prima ancora che un’imposizione) e che tuttavia, si trovi a dover finanziare un gigantesco “furto” orchestrato alle sue spalle e nelle sue tasche, che nelle Istituzioni nasce, cresce e finisce per ingrassare i soliti noti e amici al seguito.

Per concludere, tornando all’inizio di questa sentita riflessione, piuttosto che perdere tempo e sonno, passando notti in bianco a vedere correre sgrammaticati e presuntuosi, Patrioti “pane e salame”, preferiamo continuare ad aprire i giornali, al mattino, tifando per ben altri rappresentanti dell’Italia impegnata, per davvero, per il bene di tutti: i Magistrati della Repubblica, per l’appunto.

D.V.

P.S.: ringraziando la Magistratura per l’impegno profuso, affinché la Legge, la Legalità, la Giustizia e l’Onestà non passino di moda, confidiamo nel fatto che qualche solerte Procuratore della Repubblica, apra quanto prima (sempre che non l’abbia già fatto, ndr), un fascicolo d’inchiesta anche sulle vere “ragioni” che spingano a desiderare tanto ardentemente sia la TAV, sia gli F35. Il cittadino ligio e probo sentitamente ringrazia.