“La storia degli insuccessi bellici può riassumersi in due parole: troppo tardi. Troppo tardi nel comprendere il proposito micidiale di un potenziale nemico; troppo tardi nell’accorgersi del pericolo mortale; troppo tardi nel prepararsi; troppo tardi nell’unire tutte le forze possibili per la resistenza; troppo tardi nello stabilire un’intesa con i propri amici”. Douglas MacArthur

Nell’inestricabile panorama Politico-diplomatico contemporaneo, quel che appare evidente a un osservatore poco più attento del consueto, è la somma incapacità, o meglio la calcolata incapacità dei Governi e dei loro leaders, di agire con comunanza di propositi e di scopi, al fine di garantire il rispetto dei supremi valori di Libertà, Giustizia, Pace e Democrazia a tutti i cittadini del mondo, senza che qualche bieco interesse “particolare” si metta di traverso.

In effetti, in attesa di essere smentito dagli eventi, la teoria che sembra andare per la maggiore nei “circoli dei Potenti”, è quella che alimenta e rinfocola costantemente lo scontro di civiltà, che contrappone i buoni ai cattivi, che distingue gli alleati dagli avversari e che rende “aria fritta” tanti pomposi discorsi, in materia di unità d’intenti e collaborazione in ambito internazionale.

Allo stesso modo, è noto che la continua tessitura d’intrecci affaristici “familiari”, il consolidamento di antichi rapporti d’amicizia e l’approfondimento di “fresche” conoscenze personali – che riguardano i vari Governanti e che sono ben mascherati da una fremente e benemerita opera della Diplomazia – siano utili esclusivamente al tornaconto di pochi appartenenti a certa “intelligencija” e non al raggiungimento del “bene comune” dei sette miliardi di abitanti del Pianeta Terra.

Come già avveniva nei più oscuri secoli del Medioevo, gli schieramenti che si fronteggiano e che si dividono il destino dell’umanità – tra alti e bassi fatti di “frizioni politiche” e formali riavvicinamenti nel nome dei sacri “ritorni” dell’Economia – sono essenzialmente due: il “blocco” dei Paesi Islamici da una parte (Teocrazie, Repubbliche “dinastiche”, o Regni Arabi che siano) e il Resto del mondo (i non Musulmani), dall’altra.

Chiaramente, oggi come allora, il discorso religioso intriso di fede, blasfemia, Crociati e Jihadisti e quello patriottico basato su Dio, Nazione, Famiglia e Onore, continuano a valere solo per la gente comune… Ciò che prevale invece tra le “alte sfere”, in entrambi i casi, è soltanto uno stucchevole Gioco di Potere che si fa beffa di Profeti, Santi ed Eroi

Mentre tra i discepoli di Maometto si “abbagliano le menti” grazie ai Precetti del Corano, in Occidente si colpiscono le ataviche paure popolari, diffondendo insicurezza e allarme intorno a pericoli indefiniti o dubbi, ma che “promettano” di mettere a rischio lo stile di vita “prevalente” tanto caro a tutti noi.

Comunque sia, da qualunque lato della barricata ci si trovi, il “seme” dell’artificio e della menzogna garantisce il raggiungimento di un fine supremo, abbietto, vile e nascosto alle masse: la tutela e il mantenimento del variegato ventaglio d’interessi, di questo o quel Dominus.

Per quanto riguarda i “nostri”, la consacrazione – forse non propriamente voluta – di tale incontrovertibile verità, si ebbe nel corso di un famoso discorso TV, tenuto nel 2002 da George W. Bush.

L’allora Presidente U.S.A., di fronte ad un’America ancora raggelata dal ricordo degli schianti aerei contro le Twin Towers, non seppe far meglio che parlare di Axis of Evil (asse del male), riferendosi ad un ristretto numero di Stati “canaglia”, che mettendo a rischio la stabilità delle relazioni Internazionali e la pacifica convivenza tra i popoli – attraverso il ricorso ad atti terroristici e la detenzione di armi di distruzione di massa – avrebbe dovuto essere tolto di mezzo, anche con l’uso della forza.

Come si rammenterà, in seguito a tali dichiarazioni Bush incaricò la CIA di produrre documentazione non proprio “obiettiva” – o per meglio dire “artefatta” – con il solo scopo di ottenere la “benedizione” dell’opinione pubblica e per tentare di dare una flebile “copertura” Politico-giuridico-istituzionale ai sanguinosi conflitti bellici, avviati di lì a poco, prima in Afghanistan e quindi in Iraq.

Come riportato da un’inchiesta del Congresso Statunitense, gli ordini d’attacco furono impartiti a distanza di pochi mesi, nonostante alcuni Alti Rappresentanti dei Servizi di base a Langley avessero allertato l’Amministrazione sui rischi di generare caos e instabilità in tutta l’area Mediorientale. Di fronte all’opzione militare gli unici a mostrare grande soddisfazione – e non poteva essera altrimenti – furono “armaioli”, petrolieri, banchieri, costruttori, private security contractors e faccendieri vari e le rispettive “tasche”…

Anche decidendo di “sorvolare” sulla rappresentazione “utilitaristica” dello scacchiere mondiale, fatta dal vaccaro Texano – che pur apparendo condivisibile, era rivolta essenzialmente a garantire gli interessi strategici di Washington e quelli economici degli assertori della “guerra totale” – è indubbio che le colpe e le manchevolezze delle “Cancellerie Occidentali” si palesino di fronte alla permanente difficoltà di trovare una soluzione definitiva ad alcune Crisi geo-politiche sparse qua e là per il globo. Vere e proprie bombe con la “miccia accesa”, che sembrano sempre ad un passo dall’esplodere fragorosamente, innescando una reazione a catena dalle conseguenze imprevedibili, ma certamente rovinose.

Oltretutto, anche tentando un approccio “sovranazionale”, le cose non cambiano.

Basti pensare che non da oggi, né da un passato poi così prossimo, i dossier Iran, Af-Pak, Sudan, Somalia e Corea del Nord (ma questa è un’altra storia) aprano l’ordine del giorno dell’ONU, in attesa che qualche “mente illuminata” si prenda davvero la briga “chiuderli” una volta per tutte.

Il richiamo alle Nazioni Unite è importante, perché alquanto indicativo dello “stallo” infinito su cui si regge il Sistema Globale. In effetti, un’Organizzazione che dovrebbe dirimere conflitti, promuovere la pace e lo sviluppo, combattere la fame, ecc. ecc. si rivela con sempre maggior frequenza un’entità “astratta”, elefantiaca, obsoleta ed antistorica – ultimo baluardo del mondo diviso tra vincitori e vinti disegnato nel 1945 – e dalla quale non ci si possa davvero attendere un bel niente, a causa di sgarbi, ripicche, veti incrociati, lungaggini burocratiche e progetti di auto-riforma che non portano da nessuna parte.

Non v’è dubbio che la persistenza di certe “grane” sia causata dalla struttura oligarchica imperante sul “Palazzo di Vetro”, che prende forma nel ristretto vertice rappresentato dai cinque Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza e che si concretizza nella loro facoltà di bloccare qualunque risoluzione di una certa forza, anche quando abbia minime possibilità di successo nel risolvere problematiche di portata planetaria.

Inoltre, non aiuta che il peso dei Mercati e della Finanza sia ormai preminente rispetto a quello della “buona” Politica, anche quando questa abbia la fortuna di non esser soggiogata dalla Politica “unta” e… Corrotta. Ecco perché, ad esempio, Somalia e Sudan siano lasciati marcire nel proprio “nulla”. Non hanno nulla da offrire, a parte i “vantaggi” l’Economia di guerra!

D’altra parte, ammettendo che il concetto di guerra preventiva partorito dall’insana mente di qualche Consigliere per la Sicurezza della Casa Bianca – nel tentativo di giustificare la crociata anti-Talebana e l’invasione dell’Iraq – sia davvero lecito, giusto, ed efficace, sarebbe quanto mai opportuno, per il bene dell’umanità, applicarlo anche per sedare i proclami di devastazione e guerra provenienti da Teheran.

Impedire che gli eredi di Khomeini completino un programma nucleare che si muove all’unisono con lo sviluppo di tecnologie balistiche a lungo raggio, dovrebbe essere ben più importante, in prospettiva, di quanto non fossero la destituzione di Saddam Hussein dal suo scranno di Baghdad, o la cacciata degli “Studenti Coranici” da Kabul e l’insediamento al loro posto di Hamid Karzai.

Eppure non è così…

In effetti, mentre Cina e Russia non approvano l’adozione di un embargo economico totale che impedisca all’IRAN di dotarsi di un arsenale atomico, preferendo continuare a fornirgli armamenti convenzionali “sotto banco”, capita che alcune Nazioni – guidate da un Israele perennemente minacciato dall’ingombrante vicino – tentino invano d’inserire i bellicosi Pasdaran (Guardiani della Rivoluzione Islamica) nel novero delle organizzazioni terroristiche, così da realizzare almeno il “blocco” degli investimenti e dei patrimoni da essi detenuti all’Estero. Anche in questo caso, la mancanza di un compromesso si deve solo ed esclusivamente agli interessati “niet” di Mosca e Pechino.

Per comprendere la delicatezza della situazione e la necessità di un’azione diplomatica univoca e radicale, non si può dimenticare che lo Stato Ebraico possieda diverse testate atomiche e che in caso di attacco da parte di Teheran, non si farebbe scrupoli ad impiegarle, con tutte le conseguenze del caso… La fortuna ha voluto che sino ad oggi, i Governi di Gerusalemme abbiano preferito tener duro, evitando di prendere l’iniziativa militare. Ciò è accaduto anche con “falchi” come Ariel Sharon prima e Benjamin Netanyahu poi, vale a dire con due politici tutt’altro che concilianti con chi metta a rischio l’esistenza della “Terra Promessa”.

Tale comportamento è probabilmente dovuto al fatto che un’operazione bellica che partisse dagli Alti Comandi Israeliani, porterebbe a un’escalation dalle proporzioni bibliche (è proprio il caso di dirlo), che finirebbe per coinvolgere direttamente altri Stati Arabi, come Siria, Libia e il “dormiente” Egitto, oltre che a “riaccendere” la polveriera Libano e a spingere sull’orlo del precipizio addirittura la sempre meno moderata Turchia (già ai ferri corti con i vertici Israeliani, a causa degli strascichi dell’operazione “Piombo Fuso”, che fece una carneficina di Palestinesi inermi nella Striscia di Gaza). Al contrario, una guerra di “reazione” sarebbe giustificata da più parti e darebbe senz’altro modo alle Forze Armate con la stella di David di dare sfogo alle proprie emozioni più represse, radendo al suolo buona parte delle installazioni militari e dei siti industriali sparsi qua e là, sul territorio controllato dal Regime degli Ayatollah.

Una tremenda operazione “Tabula Rasa” che annichilirebbe l’Atomo Ribelle…

Infine, come se non vi fosse già troppa carne al fuoco, è tornato a farsi sentire il paladino dello scontro frontale con l’Occidente e “teorico” dello stragismo terrorista: il Libico, Muammar Gheddafi.

Colui che dopo un oltre un ventennio di pesanti sanzioni economiche è stato sdoganato a livello diplomatico (per ovvi motivi chiamati Gas Naturale e Oro Nero), ha lanciato la “Guerra Santa” contro la Svizzera, già a rischio di essere “smembrata” e spartita tra i Paesi confinanti, in base ad un’idea balzana avuta dall’improvvido Colonnello, qualche tempo fa.

La scelta della chiamata al Jihad, si spiega ufficialmente con la decisione d’impedire la costruzione di nuovi minareti sul suolo della Confederazione – come deciso da un recente Referendum – ma nessuno dubita che la vera causa di tale atto di guerra, sia essenzialmente “psicologico” e riconducibile allo “scontro delle Ambasciate” in atto da diversi mesi tra i due Paesi.

Si ricorderà che all’origine di tutto, vi fu l’arresto di Hannibal (uno dei figli del raìs) e di sua moglie, per presunte violenze su una domestica, durante un soggiorno Estivo tra i Cantoni. Un affronto mai digerito da Tripoli, che è andato avanti tra cocenti polemiche mediatiche, interruzione delle forniture di Petrolio, congelamento di Flussi Finanziari e ritorsioni contro cittadini Elvetici così pesanti, che di recente l’Esecutivo di Berna ha pensato bene di rispondere adeguatamente, stilando una lista di 188 personalità Libiche, tra cui lo stesso Gheddafi, cui è stato vietato l’ingresso sul proprio territorio e di conseguenza in tutti gli Stati firmatari del Trattato di Schengen.

E proprio per salvaguardare il rapporto con lo scomodissimo “compare” Nord-Africano, da diverse settimane si susseguono i tentativi di mediazione e pacificazione condotti dall’Italia, che insieme a Malta e Spagna (cui spetta il semestere di Presidenza U.E.) tenta in ogni modo di far pressioni sul vicino Svizzero, affinché siano rimossi tutti gli ostacoli agli spostamenti dei dignitari Libici. (Insomma, almeno per quanto ci riguardi, la Storia è sempre uguale: finiamo sempre per trovarci dalla parte sbagliata per pura “convenienza di portafoglio”, alla faccia dei tanto declamati princìpi Democratici).

In conclusione, visti i tanti nodi venuti al pettine, è indubbio che fintantoché Oriente ed Occidente continueranno a non trovare la via che conduca ad una reciproca integrazione, rispettosa delle altrui differenze e che rifiuti ogni tipo di discriminazione e segregazione, restando capaci di condividere null’altro che l’interesse per qualche scialbo Conto Economico, all’orizzonte potranno esservi solo odio, guerra e un giorno del giudizio in cui uno dei due finirà per fare terra bruciata dell’altro… E allora sarà davvero troppo tardi per porre rimedio.

D.V.