Three Mile Island“Niente rafforza l’Autorità quanto il silenzio”. Charles De Gaulle

Al cospetto del quotidiano scorrere degli eventi, sembra proprio che la Storia si muova in maniera circolare, così che tutto abbia un inizio e tutto abbia una fine, proprio nel medesimo punto… Già, in maniera circolare ma anche ciclica, in modo che gli avvenimenti, prima o dopo, si ripresentino con perseveranza, come ad essere d’insegnamento a quell’allievo distratto, disinteressato e che mai vedrà il lume della ragione, chiamato Umanità.

Di certo non mancano innumerevoli esempi di questi “corsi e ricorsi”: guerre, crisi economiche, tempeste finanziarie, clientelismo politico, ecc. ecc… Vista la cronaca recente, vale però  la pena di limitarsi a qualcosa di più “leggero”… Si, leggero come un Atomo.

Chi ricorda il caso dell’incidente nucleare di Three Mile Island, avvenuto 30 anni fa? Un disastro d’immani (ed insabbiate) dimensioni, che – nel colpevole silenzio di certa stampa nostrana – ha rischiato puntualmente di riproporsi… Lo scorso Sabato!

Proprio quel giorno, una ventina di tecnici dell’omonima centrale situata nei pressi di Harrisburg, Pennsylvania (U.S.A.), sono rimasti esposti ad un basso livello di contaminazione radioattiva, mentre operavano intorno ad un reattore, in manutenzione già da alcune settimane. Appena diffusasi la notizia, le Autorità hanno provveduto a rassicurare la popolazione circa l’impatto non significativo della fuga di radiazioni, sia sull’ambiente sia sulle persone, seppure non sia tuttora chiaro cosa abbia fatto scattare il sistema d’allarme, che ha condotto alla tempestiva evacuazione delle 150 persone operanti all’interno dell’area.

Uno dei lavoratori, avrebbe assorbito una dose di 16 millirem (unità di misura, sottomultipla del Rem, indicante la quantità di radiazioni necessarie a produrre un effetto biologicamente significativo, anche non necessariamente dannoso), a fronte di un limite annuo consentito di 2.000.

L’agenzia Governativa NRC (Nuclear Regulatory Commission) ha prontamente aperto un’inchiesta per verificare le cause dell’evento e determinarne le eventuali responsabilità.

Three Mile Island, incidenza delle malattie oncologiche, entro un raggio di 10 miglia dalla centraleL’incidente del 1979, in cui si ebbe una fusione parziale del nocciolo dell’Unità 2, fu classificato di livello 5 (sulla Scala INES dell’AIEA, che conta ne 7). In effetti, vennero riconosciute delle significative conseguenze all’esterno dell’impianto, anche se non si riscontrarono decessi direttamente attribuibili all’incidente, né tra i lavoratori della centrale, né tra gli abitanti della zona antistante ad essa. Ma questa fu la fredda ed interessata verità dei dati ufficiali. Come dimostrato negli anni, da molteplici studi indipendenti, il tasso di mortalità per patologie oncologiche è ampiamente “fuori dal normale”.

Da allora, gli Stati Uniti non hanno più costruito centrali nucleari, anche perché i dati alla base della propria strategia energetica, dimostrarono l’antieconomicità della Fissione Nucleare. Insomma: il gioco non vale la candela!

Prescindendo dalle scelte altrui, il dubbio che mi assale è che il basso profilo riservato nel nostro Paese, alla notizia proveniente da Oltreoceano, sia legata alle contestuali scelte del Governo Italiano in materia di Fonti di Energia. Mi pare che si sia deciso di non allarmare ulteriormente i cittadini, già alle prese col rischio di vedersi spuntare dietro casa, una ciminiera sospetta, o un deposito di scorie…

Da tempo siamo inondati d’informazioni, non sempre complete, sul fatto che s’investirà sulle centrali di IV generazione, più sicure ed efficienti… Nessuno però dice in giro che le riserve di Uranio siano poche e che tale elemento abbia una disponibilità planetaria limitata.

Senza tirar fuori i discorsi sulle scorie, sul decadimento, sullo smantellamento dei siti, ecc. ecc. Nessuno Vi dirà mai a cosa serva spendere miliardi di Euro, per impianti la cui costruzione necessiti di oltre dieci anni di lavoro, i cui costi d’esercizio siano notevoli e mutevoli, ed il cui funzionamento, seppur garantito per 60 anni, avvenga solo grazie ad un minerale in esaurimento! Tutti sanno, da che mondo e mondo, che se la domanda di un bene cresca, a fronte di un’offerta rigida, il prezzo di quel bene faccia lo stesso.

Produzione mondiale di UranioPare proprio che se altre Nazioni seguiranno l’idea Italiana, il “mercato metallifero” sia destinato a vederne delle belle!

E che dire del fatto che nessuno garantirà mai, che un sito nucleare sia in grado di resistere allo schianto di un aereo di linea?  Di questi tempi di “terrorismo fatto in casa” non è una considerazione “secondaria”, né tanto meno una bozza di qualche sceneggiatura hollywoodiana.

Siamo davvero certi che l’Atomo sia la risposta alla “fame di energia” che ci attanaglia, nella prospettiva di un venir meno degli Idrocarburi? A quando è stato rinviato l’appuntamento con il Sole, il Vento, le maree, le correnti oceaniche, l’Idrogeno e la famigerata “Fusione”? E per il vantaggio di quale intreccio politico-aziendale?

Pare davvero che la Green Economy finisca là dove inizi l’interesse privato…

…Alla Magistratura del prossimo futuro, la presa d’atto di un’attuale scomoda verità.

D.V.