Punti di vista (2011)

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Dicembre 2011

Il Contribuente Italiano. O per meglio dire: “il contribuente Italiano onesto”. Non ho mai sopportato l’idea, rilanciata dai media, che il nostro Paese abbia vissuto per troppo tempo sopra le proprie possibilità. Non è mistero che in vita mia, abbia sempre sentito parlare di crisi sistemica, di riforme da fare, di programmazione e piani industriali, di nuovo modello di sviluppo, senza che in fin dei conti fosse cavato un ragno dal buco. Così come non è mistero che, da che mondo è mondo, ogni Governo abbia spinto al “consumo di massa”, visto come motore del PIL e dell’Economia, specie in tempi di congiuntura negativa. Comunque sia, l’anno si chiude e con esso ecco arrivare “sotto l’albero” la tanto attesa manovra economica “salva Italia” (ma che probabilmente, sarebbe più opportuno definire “affossa Italia”), necessaria a rassicurare i Partner Europei, ma soprattutto i Mercati Finanziari, circa le possibilità dell’Italia di non finire in “default”. Una manovra multiforme, che oltre a tappare i buchi dovuti alle inettitudini altrui, ha cercato di evitare un “effetto domino” destinato a far saltare in aria l’Euro, attraverso “ricette” la cui efficacia andrà dimostrata nei fatti, ma che in poco, si risolvono nella richiesta di nuovi, enormi sacrifici a chi non si faccia scrupoli a dichiarare i propri redditi fino all’ultimo centesimo, pretenda sempre lo scontrino o la ricevuta fiscale, sia obbligato ad usare l’auto per recarsi al lavoro, continui a credere nel “Welfare State”, o che, a pieno diritto, sia prossimo ad andarsene in pensione… Insomma, il tartassato cittadino Italico di fine 2011, dovrebbe ricevere un Premio alla perseveranza, o meglio alla sopportazione… Anche perché gli evasori, piccoli o grandi che siano, che quando vengono “beccati” di solito trovano un accomodamento con l’Agenzia delle Entrate, anziché finire dritti in cella, come sarebbe giusto… Più premiati di così?

Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri. Profonda delusione. Ecco cosa resta delle speranze riposte nel “Professore” che da qualche tempo alberga a Palazzo Chigi… Già perché, finita la “sbornia” conseguente alla “destituzione” di Silvio Berlusconi dal ruolo di Capo del Governo, sono arrivati nuovi “bocconi amari” per gli Italiani. Insomma, giusto in tempo per festeggiare il Natale e brindare al nuovo (incertissimo) anno, sempre più in “braghe di tela”. Chi si aspettava una “virata” riformatrice e progressista nelle scelte dell’Esecutivo, si è dovuto ben presto ricredere, trovandosi a veder rinverdire i “fasti della Balena Bianca” d’un tempo che fu. Non foss’altro che il basso profilo  tenuto dal Premier nel “seminare e raccogliere” proposte normative, nell’ambito della strana Maggioranza che lo sostiene (così da non scontentare alcuno)… O forse, per la mal celata vicinanza agli ambienti cattolici di alcuni componenti del suo Gabinetto. L’attesa per un’imposta Patrimoniale è andata delusa, così come è andata delusa la possibilità di rivedere tempi e modi della mastodontica spesa di quindici miliardi di Euro, preventivata per acquistare i nuovi aerei da caccia F-35 (eredità di un fresco passato). Insomma, “bruscolini”, visti i tempi che corrono! D’altro canto, si è scelto di “pescare nel mucchio”…  Petrolini disse: “Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti”. Ed in effetti, ecco uscire dal cilindro: aumento dei carburanti, reintroduzione della tassazione immobiliare (ICI o IMU che dir si voglia), nuovo incremento dell’IVA (due punti % entro la metà del 2012), aumento dei termini dell’età della pensione, limiti all’uso del denaro contante (facendo un nuovo regalo alle Banche), ecc. ecc.  Il tutto, accompagnato dalla messa in cantiere di nuove liberalizzazioni e privatizzazioni e dalla volontà di modificare il mercato del Lavoro, partendo dalla revisione (leggi abolizione “de facto”) dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori… Senza dimenticare la “sempreverde” lotta all’evasione, che, sebbene sia assolutamente giusta e doverosa, suona solo come propaganda, specie dopo gli anni dei Condoni Fiscali (l’ultimo dei quali, reca in calce la stessa firma di Colui che ha chiamato Monti a “salvare l’Italia”…). Mi spiace ammetterlo, ma mi aspettavo di meglio. “Monti? Meglio andare al mare… Per adesso”!

Novembre 2011

Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri. Tanto tuonò che piovve… Così, con poche e semplici parole, si potrebbe riassumere la vicenda della nomina del “Professore” a Capo del Governo appena insediato. Un Esecutivo Tecnico che, com’è noto, è stato investito del dovere, o per meglio dire dell’obbligo, di salvare il Paese dalla bancarotta… Già, perché, piegato dalla Speculazione, dal Crollo dei Mercati e dalla “presunzione di fare e disfare” delle Agenzie di Rating, non c’era altro da fare. Lo avevano compreso tutti – d’accordo, tutti tranne uno – primo tra loro, Giorgio Napolitano, che con la sua azione contemporaneamente dissuasiva e persuasiva – forse un po’ al di là delle facoltà, delle prerogative e dei compiti “canonici” assegnati alla sua Carica, dalla Costituzione – ha saputo cogliere tempi e modi, per evitare il tracollo di un’intera Nazione. Tuttavia… Per quanto rabbrividisca al pensiero che l’ex Premier Silvio Berlusconi possa concordare con me, quando parli di una nomina che rappresenti, di fatto, una “Sospensione della Democrazia”, non posso esimermi dall’affermare, o peggio dal non censurare, questo mio pensiero. In effetti, per quanto sia stata salvaguardata la forma dei Dettami imposti dalla Sacra Carta, oggi, il popolo Italiano è guidato da un Potere “extra-Istituzionale”. Insomma, posto che, a dispetto delle fandonie raccontate per anni, il cosiddetto “ribaltone” abbia un reale fondamento giuridico in tutte le Repubbliche Parlamentari (di cui la nostra, è solo una perfettibile rappresentazione), si può invece discutere della Legittimità dell’incarico affidato ad un Governo totalmente distaccato dalle indicazioni provenienti dal cittadino-elettore. Un’Autorità del genere è una sorta di “contro-potere”, che solo un Colpo di Stato, più o meno mascherato, è capace di generare. In tutto ciò, a stupire è stata la “facile ed interessata rinuncia” della Politica “di professione” a far da sé. Così come avvenne con il Presidente Ciampi nel 1993, in piena tempesta sulla Lira, il Parlamento “non ha fatto una piega” nel demandare ad un manipolo di Tecnici e Tecnocrati il destino del Paese. E’ ancora Democrazia questa? Personalmente, pur non mettendone in dubbio le capacità dei nuovi Ministri, ed anzi, riponendo in loro le speranze e gli auspici per il rilancio Diplomatico, Economico e Sociale dell’Italia, non posso sottrarmi dal sottolineare tale aspetto sostanziale. Ciò, anche a fronte della consapevolezza che la loro nomina sia in parte benemerita, avendo sancito, di fatto, la fine del “Berlusconismo” e dei suoi slogan altisonanti ma senza valore, né valori. Ma concentriamoci su quanto sarà… Un solo appello al neo-Presidente: ricominciamo da dove eravamo rimasti. Se è vero che il suo non sia il “Governo dei Poteri Forti”, compiute le scelte dolorose ma necessarie per chiudere le falle apertesi nel Bilancio Pubblico e “tamponati” al meglio, i drammi dell’Economia e del Lavoro, proponga alle Camere una normativa funzionale e “funzionante” sul “conflitto d’interessi”. Insomma, una “lex generalis” che introduca il “Blind Trust” anche nel nostro Ordinamento e che “pareggi” in un sol colpo, tutti gli anni in cui il “verbo” alla base di qualunque provvedimento legislativo è stato, sempre e solamente, “lex ad personam”. Confido nel suo passato di Commissario UE alla Concorrenza e nella scelta di Antonio Catricalà come Sottosegretario Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non siate ciechi, guardate avanti, a chiederlo è una Patria in ginocchio, ma che brucia dal desiderio di ridestarsi…

Silvio Berlusconi, Deputato della Repubblica Italiana. Com’è strana la Storia… Forse non tutta; di certo quella della “Politica Tricolore”. Sia sufficiente, per quanto ci riguarda, volgere lo sguardo indietro di poche settimane. E’ allora che ci si accorge di come, alle volte, capiti che una manciata di voti sia determinante a garantire la tenuta di una “scricchiolante” Maggioranza Parlamentare e che, allora, si finisca per descrivere qualche “abbordabile” voltagabbana – ben disposto a “mercificare” il proprio “credo” – come Politico “Responsabile”, avente a cuore il destino del proprio Paese. Ed è allora, che ci si accorge di come, altre volte, capiti che pur essendo quella manciata di voti altrettanto determinante, l’infedele lacchè, con la rapidità di una promessa non mantenuta, decida di cambiar casacca per l’ennesima volta, lasciando in braghe di tela il “Dominus” e finendo per subire l’appellativo, giustificato ma scontato, di “Traditore” (con tanto di prova fotografica documentale). Riflettendo, senza scomodare il “Cocito Dantesco”, la morale potrebbe essere: chi di “Giuda” ferisce, di “Giuda” perisce… Ma torniamo al dunque: diciassette anni dopo la sua “discesa in campo”, il Cavaliere è tornato in panchina. Ciò, per la somma gioia di un numero imprecisato di cittadini, stanchi di sentirne parlare e soprattutto di sentirlo parlare di tutto, salvo che delle soluzioni concretamente utili a tirar fuori l’Italia, dal “buco nero” di natura sociale, economica e del lavoro, ove è stata impunemente sbattuta, suo, anzi nostro malgrado. Per chi avesse ancora dei dubbi, a conferma che “dalla malattia non possa certo venire la cura”, il passaggio di consegne a Mario Monti ha di fatto sancito l’incapacità a saper amministrare la Cosa Pubblica, dell’Uomo di Arcore. Nel suo “addio alle armi” senza troppi sé e senza troppi ma, una sola scialba richiesta, ovvero che nel prossimo futuro, il “professore” non si candidi in “veste politica” di fronte al corpo elettorale. Dopo tutto, glielo ha promesso… Come dire: un’idea balzana, che non necessita di ulteriori commenti. Specie perché tirata in ballo da chi, a suo tempo, abbia firmato in pompa magna e in diretta TV, un “Contratto con gli Italiani”, risibile tanto nei contenuti, quanto nei risultati (zero) a fronte degli impegni presi. Ora, qualunque futuro lo aspetti, passata la sbornia seguita alle sue dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio, il Paese guarda con rinnovata speranza al proprio domani, basandosi sulla sola indiscutibile certezza rimastagli: la parentesi dello “statista” Silvio Berlusconi si è chiusa per sempre. Nessun rischio che torni ad illudere cittadini ed elettori, tanto al vertice delle Istituzioni, quanto alla guida di quel famigerato “partito del fare” (nulla) fondato quasi per scommessa, tra slogan, risate e messianiche manie di grandezza (e destinato ad implodere su se stesso, lungo la strada che conduce alle Elezioni Politiche). Signore e Signori, alla fine dunque, “Rinascita Democratica” è stata. E nell’attesa che anche il Giudice si pronunci, ve ne prego, tutti in piedi: siamo di nuovo liberi.

Ottobre 2011

Lorenzo Bini Smaghi, Economista, membro del Comitato Esecutivo della BCE. No, non è che tutto d’un tratto Banchieri e Finanzieri – per di più con ascendenze nobiliari – mi siano diventati simpatici… In effetti, come il 99% della popolazione mondiale, sono sempre dell’avviso che con le loro immonde manovre speculative, essi siano stati la causa del crollo dell’Economia Mondiale e di tutte le conseguenze nefaste sul Lavoro, sulla “sana” imprenditoria e sulla Società in generale. Tuttavia, nella vicenda del cambio al vertice della Banca Centrale Europea, che ha portato Mario Draghi a sedere al posto di Presidente, lasciato, come da programma, da Jean-Claude Trichet, non posso che prendere posizione a difesa dell’attuale Rappresentante Italiano all’interno del “board” dell’Istituto di Francoforte. Specie dopo che a chiedergli neanche troppo garbatamente un passo indietro, per far largo ad un collega Francese, sia stato nientemeno che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. A ben guardare, tutto è cominciato con le (usuali) manovre di Palazzo, attorno alla nomina del nuovo Governatore della Banca d’Italia. E’ assai probabile infatti, che gli fossero stati prospettati i “sette mari” (o, chissà mai, i “Tre” Monti) promettendogli quel prestigioso incarico – ciò, anche per rispondere positivamente, alle richieste giunte dal Quirinale, affinché fosse scelto un “personaggio di peso”, per qualità e riconosciute capacità – salvo lasciarlo con un palmo di naso, con la nomina di Ignazio Visco alla carica (“nel segno della continuità, a Via Nazionale”, come si è detto…). Al di là delle pretese della Francia e del suo “Galletto” Presidente, Nicolas Sarkozy, appoggiato con in tal senso dal Cancelliere Tedesco Angela Merkel, quel che fa sorridere è il fatto che Palazzo Chigi abbia paventato il rischio dell’incidente diplomatico con i partner Europei, qualora Bini Smaghi non se ne vada di sua sponte, prima della scadenza naturale del mandato, prevista per il Maggio 2013. Senza considerare che, allo stesso tempo, lo si accusi di tenere un comportamento che danneggi il Paese, continuando a procrastinare le proprie dimissioni. Si potrebbe dire: “ma da che pulpito viene la predica”? Oltretutto, a dispetto della tanto declamata indipendenza della BCE dalla Politica e dalle sue “manovre di sottobosco”, gli accordi sovra-nazionali che hanno deciso di fatto, la nuova composizione della Comitato, sono al di fuori di ogni Trattato e dunque privi di qualsivoglia efficacia formale e legale. In conclusione, conscio che alla fine in qualche modo riusciranno a buttarlo già dallo scranno, non posso che invitarlo a perseverare nella sua decisione, mettendosi di traverso a questo balordo Sistema di gestire la cosa pubblica, nell’interesse e per il capriccio, di una ristretta élite dirigenziale. Che resti al suo posto dunque, che non molli e che non la dia vinta a questi pseudo-Statisti che, nostro malgrado, riducono ogni scelta Politico-Economico-Diplomatica, solo e soltanto, all’ennesimo “Gioco di Potere”…

Angela Merkel, Cancelliere della Repubblica Federale di Germania e Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica Francese. C’era una volta l’Europa Unita… Fino a qualche anno or sono, ben prima che “Banche e Banchieri” cominciassero a far Politica tra Strasburgo e Bruxelles – scalzando di fatto, Politici di professione sempre più incapaci, ma sempre più disponibili a farsi da parte a suon di “regalie sonanti” – gli ideali di Pace, Solidarietà, ed Armonia, tra i popoli del Vecchio Continente, dominavano ogni considerazione di carattere Economico e Finanziario. Insomma, per quanto il “Trattato di Roma” – che avviò il processo di unificazione che ha portato all’odierna U.E. – avesse un’ovvia ragione economica di base, è innegabile che l’obiettivo principale fosse quello di riavvicinare Nazioni separate da una Storia fatta di guerre e ripicche, azzerando sul nascere il rischio del ritorno a pericolosi nazionalismi e sanguinosi totalitarismi d’un passato recente. Per queste ragioni, sebbene sia indubbio che negli ultimi vent’anni, la già scarsa considerazione politico-diplomatica Estera dell’Italia si sia allargata a dismisura – al punto da diventare praticamente ingestibile – vedere due “alleati” di ferro (Germania e Francia, per l’appunto) che si fanno delle grasse risate alla faccia del nostro Paese, in diretta televisiva mondiale, oltreché che male, fa una gran rabbia. Colui che attualmente gode del privilegio di rappresentarmi in Patria e all’Estero, si è “bruciato” da un pezzo, è vero, a forza di barzellette, menzogne, verità di comodo e scempiaggini varie… Ciò non toglie, tuttavia, che nessuno si possa permettere di mancare di rispetto e di oltraggiare il popolo Italiano, anche quando ciò avvenga per via “mediata”, prendendo cioè di mira chi, mio malgrado, semplicemente “sia e parli” per l’Italia a qualsivoglia “tavolo delle trattative”… E’ inaccettabile, specie quando si sia spinti ad una puerile denigrazione, da pure ragioni elettorali (che per una volta tanto non riguardano solamente Roma). Indispettito da cotanta viltà, seppur certo delle nostre infinite potenzialità, alla stagionata “Damigella Teutonica” e all’irrequieto “Galletto d’Oltralpe” vorrei ricordare che: “ride bene, chi ride ultimo”! Onore e Lealtà: Valori che a Berlino e a Parigi non sono più di casa… Un gran peccato, una grande vergogna.

Steven Paul Jobs, fu uomo d’incomparabile ingegno, già CEO della Apple Inc. Informatica, cinematografia, musica, grafica, multi-media, in una parola sola: comunicazione. L’eredità che ci ha lasciato è incommensurabile… Forse è per questo che la sua scomparsa appare particolarmente dolorosa e sconfortante. In effetti, con lui, che se ne abbia presente o meno la genialità, è venuto bene un “amico” stralunato e sognatore, che probabilmente chiunque di noi era felice di avere, sempre pronto a sbalordirci con un nuovo “gingillo elettronico” fatto apposta per semplificare la vita, o semplicemente per regalare cinque minuti di relax e di divertimento. Dopo tutto, grazie alla sua perseveranza il mondo è cambiato un sacco; basti pensare all’idea sempre più realistica di portare un “calcolatore” in ogni casa… Era il 1976 quando, nel garage dei suoi genitori, fondò la sua prima società di computer e finì per rivoluzionare “quel che era”, scaraventando tutto e tutti, dritti nel futuro. Era un essere umano lungimirante e testardo al punto giusto, ma, ahinoi, non godeva dell’immortalità… Era un un genio creativo come tanti altri prima di lui – e si spera, come tanti altri dopo di lui – che ha lasciato qualcosa di buono a ciascuno di noi… La “spada di Damocle” legata alla sua malattia, nota da tempo, è scesa d’improvviso a realizzare il fato e noi, tutto d’un tratto, ci siamo ritrovati orfani della sua illuminata capacità di rendere possibile, ciò che altri neppure erano in grado d’immaginare. Mettendo da parte l’insano ed insaziabile egoismo da “iper-consumo” che, nel tempo, ha travolto i fruitori di tecnologia – e che dall’i-Mac ha portato all’i-Pod, passando per l’i-Phone ed l’i-Pad – e ben al di là della tristezza legata ad una vita che si è spenta, la sensazione che mi coglie è quella di chi innanzi al fatto compiuto finisca per domandarsi: “e adesso”? E mentre “con un click a portata di mouse” cerco una risposta, l’arcobaleno risplende di nuovo, rendendo meno amaro l’ultimo morso alla Mela… Ciao Steve.

Muammar Gheddafi, fu militare, uomo politico e leader della “Jamahiriya Libica”, nonché “mente” del Terrorismo Internazionale. Il tempo è venuto, finalmente! Mentre i commenti e le dichiarazioni circa la sua fine ingloriosa si susseguono e si confondono, nel perverso e viscerale turbinio d’emozioni causato dalle immagini di un’esecuzione sommaria che, continuando a rimbalzare sui media internazionali, scandiscono all’unisono lo scorrere di un tempo che “gronda sangue”, un solo grido pieno d’ardore pare risuonare: “Evviva, il tiranno è caduto”! Consci che a prevalere sia stato il Linciaggio sulla pubblica piazza e non certo la Giustizia, a vincere è in effetti, solo la gioia di chi abbia patito infamie e dolori… E non potrebbe essere altrimenti. Dopo quarant’anni di Potere Assoluto, un altro Regime è stato spazzato via dalla voglia di libertà di un popolo, che in principio fu sedotto e che nel tempo, invece, venute meno tutte le illusioni, finì per essere oppresso, o peggio massacrato nel segreto delle dune del deserto. Sebbene la “Primavera Araba” abbia rappresentato solo l’incipit della “reconquista” della Libia da parte della propria gente – continuata e conclusa solo grazie all’intervento delle Potenze Occidentali, decise ad “esportare” ancora una volta, la propria “Democrazia dell’Oro Nero” – non ci si può che rallegrare della sua ritrovata Libertà. Alla Storia, il compito di riassumere la figura ambigua del “Colonnello”, le sue scellerate manie e le sue egocentriche velleità di “scacchista” delle sorti del Nord Africa e del Medio Oriente. Il popolo ha parlato, fate largo al futuro. E a noi, schiera trista e derelitta di “dirimpettai d’oltre-mare”, non resta che confidare che al “tramonto” del penultimo “Despota Mediterraneo”, segua presto quello di chi, ancora, mancando all’appello, si ostini a torturare impunemente la Patria nostra…

Settembre 2011

Antonio Ereditato, Fisico, Ricercatore, Professore Universitario, ideatore del Progetto OPERA sullo studio dei Neutrini. E=Mc2 O forse no? Da oltre cent’anni se lo chiedono i “professionisti” del settore, figuriamoci coloro che della Fisica abbiano solo uno sbiadito ricordo di scuola. Eppure, a quanto pare, in un futuro assai prossimo, la “formula per antonomasia” potrebbe esser non più vera. A mettere in subbuglio il mondo accademico è stata la notizia apparsa sui quotidiani di tutto il mondo, secondo la quale i Neutrini viaggerebbero più veloci della Luce. Il risultato, giunto in seguito alle misurazioni effettuate dal gruppo di lavoro messo in campo tra il CERN di Ginevra e l’INFN del Gran Sasso, se confermato, avrebbe del rivoluzionario. E per quanto la prudenza sia d’obbligo – in attesa di nuovi studi, ricerche e delle opportune verifiche dei dati – bisogna rendere merito ai ricercatori Italiani, che tra tagli ai fondi, carenze strutturali, clientelismo, “migrazioni forzate”, ed assenza di meritocrazia, sono riusciti ad aprire una crepa in quella sorta di assioma, rappresentato dalla Teoria della Relatività. Se la genialità di Einstein verrà messa in discussione, il merito sarà insomma di chi, testardamente, come il Prof. Ereditato ed i suoi colleghi, abbia voluto “sapere”, se si possa davvero sostenere che niente, nell’universo, sia in grado di superare la velocità della luce. I mezzi messi a disposizione dalle nuove tecnologie, consentono di restare al passo coi tempi. Perché rimanere appesi alle scorciatoie regalate da false certezze, aprioristicamente indiscutibili? A ben guardare, “tutto è relativo”… Compresa la pura Teoria!

Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica Francese e David Cameron, Primo Ministro Inglese. Ci risiamo. Seppur me ne rammarichi, non dubito che anche in questo caso, la Storia mi darà ragione… In effetti, come se dieci anni di guerra in Iraq ed Afghanistan, non fossero stati sufficienti, la “Diplomazia delle bombe” è tornata a far danni, grazie agli “equilibrismi” di questi due discutibili protagonisti della Politica Internazionale contemporanea. Quasi convinto che le menzogne di Bush e Blair circa le (inesistenti) “armi di distruzione di massa” in terra Irachena, fossero insuperabili – perlomeno quanto a fervida e interessata immaginazione – ho dovuto ricredermi. Mi è bastato ascoltare i recenti proclami con cui il Capo dell’Eliseo e l’Inquilino di Downing Street hanno arringato il popolo Libico, a sostegno delle ragioni dell’auto-proclamato Consiglio Nazionale di Transizione, che da mesi si contrappone al Regime di Muammar Gheddafi, per prenderne coscienza. E come me, chi avesse avuto ancora dei dubbi, ha dovuto prendere atto che la motivazione ufficiale, che ha condotto ad una guerra in piena regola, con tanto d’intervento della NATO, fosse ben lungi dal esser quella reale. Insomma, la scusa di “impedire una strage di civili ad opera delle truppe fedeli al Colonnello”, a dispetto di qualsivoglia risoluzione delle Nazioni Unite, ha nascosto nient’altro che la volontà di appropriarsi delle enormi riserve d’Idrocarburi, dell’ex colonia Italiana. E’ ovvio che non essendo “nato ieri”, ero ben conscio di ciò, eppure, per una attimo, ho ceduto alla speranza che una “Verità diversa”, più giusta ed onesta, fosse ancora possibile… Invece, una volta in più, Libertà, Pace e Democrazia, sono state ridotte a delle parole pompose ed inutili, necessarie a rinverdire le velleità del Potere Politico dominante e a rimpinguare il portafogli dell’ingordo Potentato Economico suo “amico”. E mentre a Tripoli il Raìs s’approssima alla fine, “il Gatto e la Volpe” se la ridono e si fregano le mani, pronti a raccoglier dalla sabbia le “quattro monete d’oro” frettolosamente seminate nella sabbia, dall’Italico “Pinocchio” da tempo messo all’uscio…

John C. Bell, ricercatore all’Ottawa Hospital Research Institute (OHRI). Finalmente una buona notizia, sul fronte della lotta al Cancro. In effetti, sebbene la Storia della Medicina Oncologica dimostri che sia sempre opportuno procedere con cautela, evitando di creare illusioni e false speranze, l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”, riferito allo studio clinico effettuato in Canada dall’équipe del Professor Bell, pare avere buone possibilità di successo, alla prova dei fatti. L’idea è stata quella d’iniettare per via endovenosa a ventitré pazienti non più trattabili con le terapie tradizionali, il Virus JX-594, ovvero una variante geneticamente modificata del “Vaccinia Virus”, impiegato in passato nella vaccinazione contro il Vaiolo. Il risultato è stato incoraggiante, poiché JX-594 ha avuto tre effetti positivi distinti, ma che messi assieme paiono essere potenzialmente vincenti: ha attaccato le cellule cancerose (replicandovi il proprio DNA, proprio come fanno tutti i virus) ma non quelle sane; ha ridotto la loro vascolarizzazione (importante per ridurre le masse tumorali e per limitarne la capacità d’infettare altri tessuti ed organi. Cosa che, già qualche anno or sono, aveva intuito l’Oncolgo Statunitense Judah Folkman, con i suoi studi sull’angiogenesi e sulla vasculogenesi); ha contribuito a stimolare la risposta immunitaria dei malati. Consci che si tratti solo di un primo passo e senza dimenticare che quando si abbia a che fare con il “Male del Secolo” per antonomasia – tenuto conto della sofferenza che procura a chi ne sia colpito e a chi gli viva accanto – sia necessario, o meglio doveroso, procedere con i piedi di piombo, è indubbio che si possa guardare con maggiore ottimismo al futuro, nell’attesa di una cura definitiva, che a mio modesto parere, non potrà rimanere una “chimera” ancora per molto. L’unico rischio che vedo? La solita “disinteressata” Industria Farmaceutica. Chi altri se no? (Ma questa ahimé, è un’altra storia).

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri. ‎“Non sarà fatta macelleria sociale, non saranno toccate la scuola, le pensioni e la sanità. Né si alzeranno le tasse. Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani, ma cercheremo con ogni mezzo di combattere le spese eccessive e naturalmente l’evasione fiscale. Di fronte allo tsunami che sta mettendo a dura prova tutti i Paesi europei, il partito dei pessimisti, il solito partito dei pessimisti è tornato a farsi sentire e a diffondere le solite menzogne, i soliti veleni, attribuendo al nostro governo il proposito di varare a breve termine un insieme di provvedimenti economici punitivi che, per l’ennesima volta sono totalmente inventati”. (Silvio Berlusconi, 22 Maggio 2010). “Il DL anticrisi è un provvedimento equilibrato e si compone di tagli alla spesa pubblica ma anche di imposizioni. Il nostro cuore gronda sangue perchè il nostro vanto era non aver mai messo mani in tasca ma la situazione è cambiata, siamo di fronte a una sfida planetaria”. (Silvio Berlusconi, 12 Agosto 2011). Sabato 17 Settembre 2011, l’aumento dell’IVA, dal 20 al 21%, è diventata un’amara realtà, infliggendo una nuova “mazzata” in testa al cittadino-contribuente-elettore… Davvero un bel regalo, da parte di un Esecutivo che per mesi è rimasto inerme innanzi alla Crisi Economica Mondiale e alla mancanza di Crescita e Sviluppo, mentre il proprio leader gridava ai quattro venti: “Il nostro, è un Governo che non ha messo, che non mette e che non metterà le mani, nelle tasche degli Italiani”. Complimenti per la coerenza Presidente! Populismo, impudicizia, vergogna, ignominia… Tutto “fa brodo” per descrivere i voli pindarici e lo “sloganismo” farsesco di un’accozzaglia politica che della precarietà, della litigiosità e della bramosia di Potere ha fatto le proprie “chiavi di volta”. Tutto a discapito dei cittadini, come sempre, ovviamente, impunemente. Non serviva certo la “nauseante dichiarazione d’amore” carpita al Premier da un’intercettazione telefonica – tanto imbarazzante, quanto inquietante, ma d’impagabile valore politico e morale, visto e considerato il primario ruolo Istituzionale che ricopre – per accorgersi di essere di fronte alla “goccia che fa traboccare il vaso”. Il vaso era già colmo da un pezzo e l’acqua continua a traboccare… Se infangando un’intera Nazione, le sue parole abbiano una volta tanto, riflettuto davvero il suo pensiero, non è dato sapere. Tuttavia, mi convinco ancor più, che sia tempo di farlo sloggiare da Palazzo Chigi. Chiunque prenda il suo posto, per quanto incapace possa essere, non potrà che apparire quale “Salvatore della Patria”… O di quel che ne rimane. Il turbamento cresce, mentre le parole si riducono e mi restano in gola. Oramai, per la “Tirannide Berlusconiana” che ha scalzato l’Italica Democrazia, l’inconcepibile è la regola, l’illecito il “verbo” e la menzogna la “firma in calce”. Con la sua “A-Politica” sloganistica e senza traguardi, con le sue innumerevoli ed interminabili vicende giudiziarie e con le sue presunte “storiacce da bordello”, l’uomo di Arcore ha fatto “Tabula Rasa” dell’onore (già risibile) di un’Italia denudata, stuprata, ed esposta al ludibrio del mondo, ma comunque amata da tanti, anzi tantissimi, cittadini. C’è stato un “prima” e ci sarà un “dopo” Silvio Berlusconi… E’ finita l’attesa affinché qualcuno, al Vertice, muova un dito, efficacemente e definitivamente, per dire: “basta”! A noi, popolo di mutevole umore, d’ingenua furbizia, ma d’indomito ardore, il compito di ristabilire sin d’ora e in ogni dove, il buon nome del nostro Paese, cancellando per sempre, quello di chi l’abbia gettato, reietto… Nella “merda”. L’Italia è nostra, riprendiamocela!

Vasco Rossi, cantautore, Santo, poeta e navigatore… Caro Vasco, è un po’ di tempo che i media vociferano del tuo malessere fisico e dell’anima (che per chiunque, in fin dei conti, risulta sempre un po’ fragile…). Pur non sapendo dove finisca il pettegolezzo e dove invece, cominci la Verità, né quali siano davvero i pensieri che ti attraversino la mente e che ti possano creare disagio, vorrei esprimerti, uno come tanti, la mia vicinanza e il mio incoraggiamento. Anche perché non ho scordato le tante volte, in cui negli anni, con la tua musica e con le tue parole mi hai ridato la forza, la gioia e la speranza, quando pensavo d’averle perdute per sempre. A volte la vita somiglia ad un’ingorda “meretrice”: ti ammalia e ti seduce e tanto più le offri, quanto più pretende per renderti felice e per farti sognare, lasciandoti poi con un fazzoletto in mano, in un qualche sperduto angolo di strada. Già, la Vita… Saggia o Spericolata che sia, è meglio viverla. Torna presto, muoviti! Ciao.

Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica Francese. “Le ambizioni militari, nucleari e balistiche dell’Iran, costituiscono una minaccia crescente che potrebbe condurre a un attacco preventivo contro i siti Iraniani”… A leggere questa sua recente affermazione, viene da chiedersi: ma insomma, chi crede di essere questo moderno “piccoletto d’Oltralpe”? Dove si fermano la sua presunzione, la sua megalomania, ed il suo “egocentrismo da parata”? Personalmente, sebbene non abbia mai visto di buon occhio il Fondamentalismo Religioso degli Ayatollah, che da oltre un trentennio “incatena” il Paese Medio Orientale alla “Verità Coranica”, non accetto la “foga interventista” del Capo dell’Eliseo… Qual è l’interesse che lo spinge ad infierire ancor più e come se nulla fosse, sull’intricata ed instabile tela della Diplomazia Internazionale? Domanda retorica è ovvio, così com’è ovvio che la risposta sia sempre la stessa: Oro Nero! Cos’altro se no? A conferma di ciò, oltre alle affatto velate minacce indirizzate a Teheran, basti rammentare la sua scelta di attaccare la Libia, a dispetto delle decisioni degli Organismi Sovra-nazionali e di qualsivoglia Risoluzione dell’O.N.U. Una decisione unilaterale imposta anche ai Governi “amici”, al grido “chi ci sta, ci sta”, con il mal celato intento di prendere il posto dell’Italia (distratta da ben altre, più sconce e sconcertanti vicende) nel ruolo di interlocutore economico privilegiato dell’ex-colonia fascista, chiunque governi a Tripoli nel post-Gheddafi. “Guerra Preventiva”… Dopo otto anni di George W. Bush alla Casa Bianca, il mondo si era quasi convinto che quel concetto sgangherato fosse passato di moda e che bisognasse ridare al Diritto Internazionale, il credito di cui era stato abilmente privato… Invece, a quanto pare, un decennio di guerra e centinaia di migliaia di morti, militari e civili, non sono bastati a tacitare i soliti “perversi interessi” che soggiogano i popoli e che manovrano a piacimento le Cancellerie Occidentali… Riposte le “Stelle e le Strisce”, la cronaca racconta che sia tempo di “Grandeur”… 

Agosto 2011

Barack ObamaPresidente degli Stati Uniti d’America. Personalmente, ritengo di avere una visione alquanto indipendente dell’odierna Politica “a stelle e strisce”. In effetti, non dovendo scegliere tra Democratici e Repubblicani e non dovendo essere per forza, favorevole o contrario alle proposte del “Tea Party”, cerco di badare il più possibile ai fatti, agli eventi e alle circostanze, che da quella parte dell’Oceano finiscono per riverberarsi sul mondo intero, noi compresi, ovviamente… Proprio per questo, allo stato, pur nella speranza di sbagliarmi, l’attuale inquilino della Casa Bianca pare non avere alcuna possibilità di essere rieletto. Sembra quasi sentir risuonare il motto “si, avremmo potuto cambiare, ma non lo abbiamo fatto”… Eppure rifuggo il pensiero che “Yes, we can” sia destinato a restare uno slogan elettorale tanto azzeccato nel precarietà delle parole, quanto sterile nella realtà quotidiana. Già, nonostante tutto, ho ancora fiducia in Barack Obama. A mio modesto parere, egli rappresenta tuttora il cambiamento in cui credere, o meglio, la nostra comune speranza. A mio avviso è l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento sbagliato. Anche perché non ho alcun dubbio, che la Crisi Economica e la disoccupazione che affligge l’ex “locomotiva del mondo” siano un’eredità del passato, causata in particolar modo da George W. Bush e dalla sua politica estera aggressiva e indirizzata in maniera “interessatamente” distorta. La recente sfida che ha visto la sua Amministrazione contrapposta ad un Congresso avverso, circa un innalzamento del tetto del debito pubblico, che evitasse il Default del Governo Federale, ha fatto epoca. Essa è stata indicativa di quanto sia complicato portare una “ventata d’aria nuova” a Washington e dintorni… Dopo tutto, negli ultimi cinquant’anni tale limite era stato aumentato svariate volte, senza che nessuno avesse scatenato il “polverone mediatico” alzatosi in quest’occasione. Il fatto è che vi siano molte differenze, forse troppe, nella stessa decisione adottata da Obama e da Bush Jr. per esempio (ma anche tra Obama e Clinton, tra Obama e Bush Sr., o tra Obama e Reagan). Non è un mistero che il Presidente Obama oggigiorno sia alle prese con la crisi finanziaria globale e che debba lottare contro la crisi economica, contro l’aumento vertiginoso del tasso di disoccupazione, contro le conseguenze di dieci anni di spese di guerra fuori controllo, contro le iniquità causate dalle troppe bolle di Wall Street, contro le frottole raccontate dai Banchieri (una su tutte: ricordate il “soft-landing” annunciato qualche anno fa dall’ex Presidente della FED, Alan Greenspan?), contro lo strapotere delle agenzie di rating, contro le lobbies (come al solito) e così via… A ben guardare insomma, quello del “Debt Ceiling” non era il problema, ma solo un pretesto tornato utile ai suoi avversari e detrattori, per contrastare la sua “vena riformatrice” e per fare campagna elettorale sulle spalle dei cittadini (cosa cui siamo soliti assistere, almeno in Italia). E’ chiaro che che talune idee siano troppo rivoluzionarie per il “sogno Americano”, sebbene siano quelle giuste per una vera Democrazia e per una vera Giustizia Sociale. Un popolo davvero fortunato quello Americano, peccato che sia ancora troppo immaturo per farne tesoro… Un’ennesima e sconsolante dimostrazione del detto “Nemo propheta in patria”.

Christine Lagarde, Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale. Causa o effetto? Vittima o carnefice? Ultimamente queste semplici domande sorgono spontanee, quando si guardi allo scranno riservato a chi presieda l’importante Istituzione Politico-Finanziaria con sede a Washington… Già, perché, considerando il precipitoso e rocambolesco “insabbiamento” della vicenda sessuale che ha costretto alle dimissioni il suo predecessore DSK, c’è da chiedersi se ricoprire tale carica voglia dire fare i conti con la Giustizia, prima o poi… Al riguardo, di fronte all’inchiesta per “abuso d’ufficio, complicità in falso e distrazione di fondi pubblici” aperta nei suoi confronti dalla Corte di Giustizia della Repubblica Francese (CJR) – per atti giuridicamente discutibili, compiuti in veste di Ministro dell’Economia del II Governo Fillon – anche gli ultimi dubbi vengono meno. In base alle accuse, nel 2008, facendo leva sul suo Potere Ministeriale, avrebbe acconsentito a demandare ad un Tribunale Arbitrale la contesa che opponeva l’imprenditore Bernard Tapie (discusso uomo d’affari, molto vicino al Presidente Sarkozy) all’ex banca pubblica Crédit Lyonnais (accusata di truffa), relativamente alla cessione della sua quota di partecipazione in Adidas (avvenuta nel 1993). Qualunque sia la decisione della Magistratura, l’aver sottratto il contenzioso al normale corso della Giustizia (garantendo di fatto a Tapie, di un risarcimento di 285 milioni di Euro, più gli interessi) rende bene l’idea di come giri il mondo… Per quanto non sia certo di consolazione (almeno per gli Italiani, tuttora alle prese con l’infinita vicenda del Lodo Mondadori, in cui la parte in causa è addirittura il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi) è di tutta evidenza che a prevalere, alla fine, siano sempre e comunque gli interessi particolari, a discapito di quelli generali (tanto al di qua, quanto al di là delle Alpi). La presunzione d’innocenza sarà pure un cardine del Diritto, ma i dubbi, come al solito, restano… Dopo tutto, come diceva Fénelon: “La Patrie d’un cochon se trouve partout où il y a du gland”.

Luglio 2011

Nazionale Italiana di Pallanuoto, Campione del Mondo 2011. Finalmente! Dopo diciassette interminabili anni, il “Settebello” si è rimesso sui binari giusti e ha ottenuto un nuovo “trionfo tutto d’Oro” che rinverdisce i fasti e gli onori di quello centrato a Roma nel 1994 (altri tempi, è vero, quando nel parlare di Mondiali di Nuoto, nella Capitale e nel resto del Paese, non si provava l’amarezza, la vergogna e il disprezzo legati all’edizione “appalti e tangenti” del 2009). Nell’emozione di una battaglia di nervi contro un avversario Serbo affatto disposto a mollare il podio, oltreché nella durezza di uno scontro fisico nascosto tra i flutti della piscina di Shangai, si coglie la fatica e la gloria del risultato finale di 8 a 7. Un “inno alla gioia” che premia la squadra e che dona, anche al più distratto degli spettatori, qualche speranza in più per questioni diverse e diversamente importanti, che vedono al centro il nostro caracollante Paese… E mentre è ancor fresco il piacere della vittoria, l’artefice della rinascita e del successo, il CT Sandro Campagna, già prepara l’impegno Olimpico – dietro l’angolo – di Londra 2012. Grazie ragazzi! Per fortuna, mentre l’Italia affonda ci siete voi a tenerla a galla… 

Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia del Governo Italiano. Dove andremo mai a finire? Eh già! Pur preferendo sorvolare sulle misure di Finanza Pubblica da lui adottate, sui tre Scudi Fiscali in dieci anni, sulla Riforma Fiscale che torna sempre utile per far propaganda e sulle solite Manovre Economico-Finanziarie d’aggiustamento (risultate sempre inefficaci alla prova dei fatti e soprattutto dei Mercati). E pur decidendo di non dar troppo peso alla discutibile scelta di farsi ospitare nella casa Romana del proprio “braccio destro” (sotto inchiesta per varie ipotesi di reato in materia di appalti pubblici), tirando dritto sul fatto di aver dato un pessimo esempio ai contribuenti, saldando “cash” le bollette sottopostegli, risulta comunque assai difficile accettare le sue affermazioni riguardo al “sentirsi spiato dalla Guardia di Finanza”… In effetti, oltre ad apparire una ridicola “commedia dell’assurdo”, ritengo tanto grave quanto disdicevole che il Responsabile Politico della “Tributaria” ne abbia infangato il nome, senza aver precedentemente informato la Magistratura di una probabile ipotesi di reato (comunque destinato alla “solita” archiviazione di Palazzo). Insomma, a ben guardare, il Ministro si è definitivamente “bruciato” e appare ormai come una “puntata persa” (com’è sempre stato, dopo tutto, il Governo di cui fa parte). Un uomo su cui pare difficile riporre nuova fiducia, additandolo come “Protettore del Bilancio Statale” e dunque come “Salvatore della Patria”. Privo della fiducia di coloro che, nonostante tutto, credano che il pagamento delle imposte sia un “dovere civico” (oltreché, ovviamente, un obbligo giuridico). Privo della fiducia di chi, pur pagando, ne farebbero volentieri a meno. Sfiduciato dal Presidente del Consiglio, sfiduciato dai Mercati, sfiduciato dai propri “sottoposti con le stellette” e sfiduciato da almeno una Procura della Repubblica… Caro Ministro, ci faccia un piacere e se non la fiducia, si riguadagni la nostra stima: si dimetta!

NASA’s Space Shuttle Program. Discovery, Atlantis, Endeavour, fine dei giochi… E adesso? Già, adesso che ne sarà di noi sognatori, cresciuti a “pane e fantascienza”, nella vana speranza di “fare l’astronauta” e di guardare il “Pianeta Blu” dall’alto in basso? Per quanto non abbia mai ceduto alla passiva accettazione del “Moon Landing” e sebbene consideri i lontani “successi” della Missione Apollo – pur senza scivolare in balzane dietrologie complottiste – nient’altro che “fumo negli occhi” utile alla causa della “guerra fredda”, ho sempre guardato con ammirazione, rispetto e speranza, ad ogni decollo della Navetta Spaziale, dal Kennedy Space Center verso il cielo… Sarà forse per questo, o magari anche per l’aura da super eroe che ogni Amministrazione Statunitense ha voluto dare ai propri astronauti… O sarà forse, perché di fronte alle drammatiche scene dell’esplosione del Challenger durante il decollo (vissute con gli occhi di un bambino) o della disintegrazione del Columbia in fase di rientro in atmosfera, mi capiti ancora di rimanere sbalordito e di sperare che, in un modo o nell’altro, non accada nulla, che tutto fili liscio e che il primo “frame” dell’esplosione, delle fiamme e della sofferenza, non giunga mai a “stringermi” il cuore… Sta di fatto, che l’aver posto la parola “Fine” ai viaggi della gloriosa navetta, dopo giusto trent’anni dal primo volo orbitale, senza alternative all’orizzonte più prossimo e con la sola certezza di dover delegare all’ingordigia privata il futuro dello spazio, pare essere solo l’ennesima, triste rappresentazione dei nostri tempi, dove grandi traguardi, idee ed ideali non hanno più un modo di realizzarsi, ridotti a fare i conti con la stretta dei cordoni di una “borsa” sempre meno disposta ad appagare desideri e a realizzare sogni, ma comunque propensa ed interessata a buttar denaro, lacrime e sangue, su qualche nuovo “campo di battaglia”… Comunque sia, qualunque domani aspetti le prossime generazioni “tra le stelle”, a noi, un po’ illusi, di certo abbandonati, non resta che rendere omaggio all’incredibile ed emozionante epopea dello Shuttle, a ciò che è stato e a tutte le emozioni che la sua storia ci ha regalato. Thank you!

Rupert Murdoch, imprenditore, editore e produttore televisivo. Se non ritenessi lo squalo un esempio di perfezione delle specie animali che abitano i “sette mari”, non avrei dubbi nella scelta dell’etichetta da affibbiare a questo miliardario Australiano, giramondo di mezza età, col pallino di globalizzare i mezzi d’informazione e – purtroppo per noi poveri mortali – di accentrarli in due sole mani, le sue! Pur volendo sorvolare sul suo modo d’indirizzare i media e di conseguenza le masse popolari, verso il “mainstream” a lui più congeniale (un mix di bigotta tradizione, fazioso conservatorismo, capitalismo, liberismo, populismo, Politica e Dollari sonanti), per mostrare al mondo la sua vera faccia, di certo meno bonaria di quella donatagli dal suo sorriso di simpatico nonnetto, basterebbe tirare in ballo i fatti che, in maniera affatto indiretta, lo hanno visto parte in causa nella “messa alla sbarra” del Tabloid Inglese “News of the World”. Già, perché nella “spy story” che dopo centosessantotto anni di Storia più o meno gloriosa, infangando la Verità e oltraggiando la Legge, ha portato alla chiusura della primaria testata scandalistica d’Oltremanica – in un miscuglio d’intercettazioni illegali, corruzione, falso e chi più ne ha più ne metta – non si può prescindere dalla logica del “non poteva non sapere”. Non foss’altro che per il semplice fatto di essere il “Capo di tutta la baracca”, punto! Sarebbe fin troppo semplice poter scaricare colpe e responsabilità su qualche incauto leccapiedi. Non esistono “Tycoons”, Magnati o “Magnoni”, disposti a mollare le briglie del comando “finché Morte non li separi”. Insomma, è sempre la stessa Storia: è brama di Potere, è questione di Vana Gloria, che non chiede scusa, che non si pente, che ti usa e che non teme vergogna, ma che stavolta, finalmente, è finita alla gogna. Ora e per sempre: “Shame on you”!

Giugno 2011

Chiunque abbia votato SI al Referendum del 12 e 13 Giugno 2011. Pareva essere l’ennesima “traversata del deserto” che andasse incontro ad un Destino già scritto, senz’acqua, senza meta e senza oasi all’orizzonte, ed invece… Dopo tanti anni, o meglio dopo troppi anni, l’Istituto Referendario ha riacquistato il valore che da sempre gli sarebbe spettato e con esso, il rispetto dovutogli da un Corpo Elettorale non più disposto, adesso più che mai, a farsi distrarre dai falsi problemi e dai falsi Profeti, a sentirsi rassegnato vita natural durante a subire le bizze e trame di Palazzo, o a rispondere sciaguratamente in massa a qualche scialbo ed “interessato” invito ad andare al mare… Sono stati anni duri, vili, finanche traumatici, quelli in cui l’inflazione referendaria “Radicale” pareva fatta apposta per allontanare la gente dalle urne e nei quali noi, incapaci di pretendere solo il rispetto dei diritti e che credevamo invece in maniera caparbia ed inflessibile nel dovere civico rappresentato dal dire semplicemente SI o No, rimanevamo con un pugno di mosche e con tanto amaro in bocca… Sarà stato per i temi trattati – che andavano ben oltre la contemporaneità degli eventi, mettendo in gioco anche il comune futuro di un’intera Nazione – o forse perché la “Rete”, ingigantendone il fascino e l’attrattiva, ha contribuito a rendere il Referendum una sorta di sondaggio telematico globale con annessa campagna elettorale infinita e senza esclusione di colpi – ma comunque costruttiva – in cui la voglia di “farsi sentire” e di “contare” ha finito per prevalere sull’incapacità fatta persona, propria di certa marmaglia che insozza il Parlamento… Comunque sia, qualunque sia la Verità più prossima al vero: finalmente! Già, finalmente uno dei pochi mezzi concretamente riconosciuti dalla Costituzione ai cittadini per contrastare la presunzione onnivora e vorace che alberga là dove regna il Potere costituito, ci ha fatto tornare a sorridere, nella certezza – e non più nella vana speranza – che vi sia ancora vita, in questo nostro amato Paese. Grazie a te, grazie a noi, grazie alla nostra genuina voglia di Partecipare e di dare un senso compiuto alla parola Democrazia, “gli abbiamo fatto un Quorum così”! Insomma, quando l’Italia “chiama”, il popolo (sano e) sovrano risponde. Questa si che è una Rivoluzione!

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri. L’epopea è finita… Eh, si! Sebbene egli perseveri nel mostrare il piglio decisionista e un po’ burlone che da sempre ne contraddistingue l’attività politica e per quanto la cerchia dei suoi “portaborse” continui a sbandierare la vitalità di un Esecutivo senza più futuro e men che meno libertà, la data di “scadenza” dell’uomo Politico buono per tutte le stagioni, dell’imprenditore “sceso in campo” per regalare all’Italia un nuovo “miracolo economico”, del “Presidente operaio” e di qualunque altra temeraria definizione o dissertazione che lo abbia visto protagonista in oltre quindici anni di “imperio”, è davvero dietro l’angolo. Non solo perché il recente e “monumentale” responso delle urne non ammette repliche e neppure perché lotte intestine senza fine, destabilizzano ormai quotidianamente – con pesanti risvolti Istituzionali – quella specie di giungla che pare esser diventato il PDL, dove l’assalto all’arma bianca si alterna ai colpi di mortaio, tra coloro che aspirano alla “successione” (non foss’altro che per ovvie ragioni anagrafiche). Ma restiamo alla duplice batosta elettorale, che ha messo una pietra tombale sulla Politica degli slogan, delle promesse e delle “risate facili”… Tra la sconfitta alle Amministrative e la débâcle Referendaria, se l’inquilino di Palazzo Chigi fosse davvero lo Statista che ritiene d’essere, avrebbe tratto le debite conclusioni e si sarebbe già dimesso. Nell’affermarlo, non starò a parlare di “normalità”, né a dire che non essendo l’Italia una Democrazia compiuta ciò non possa accadere “de facto”. Né, da ultimo, starò a sproloquiare, dicendo che i cittadini Italiani siano meno avveduti, o peggio più arrendevoli, di quelli di altri Paesi, che siano incapaci di “indignarisi”, di scendere in piazza, pronti a mettersi di traverso a tempo indeterminato e che dunque, in fondo, in fondo, si meritino questo “circo” balzano e decadente. Io non cedo alle facilonerie, o alla bigotta idea di popolo d’imbelli creduloni. Mi accontento di constatare, una volta in più, che la differenza, anzi, la distorsione che fino ad oggi ci ha reso unici al mondo abbia un nome e un cognome – quelli dell’attuale Presidente del Consiglio – oltreché una caterva di “ragioni” che si perdono tra Palazzi di Giustizia, Paradisi Caraibici e Aziende di Famiglia… Fino ad oggi, o meglio fino a ieri, quando qualcosa di grande, di prodigioso, di meraviglioso, è successo, nel segreto dell’urna elettorale. D’ora in poi, su un certo perverso “Statismo ad personam”, metteteci pure un bel “punto” sopra e soprattutto, cominciate a cercare nei libri di Storia… E’ la Partecipazione bellezza e tu non puoi farci un bel niente!

Michele Santoro, libero giornalista Italiano. “Tanto tuonò che piovve”… Queste poche e semplici parole descrivono bene quanto accaduto alla RAI negli ultimi anni, dove a segnare la linea editoriale sembra esser stato, solo e soltanto il “caso Santoro”. Conclusa la stagione di Anno Zero (forse per sempre) e terminato il rapporto di lavoro tra il conduttore e l’Azienda, allo spettatore rimasto orfano e con l’amaro in bocca, resta tanto da dire e troppo su cui riflettere… Personalmente mi sento indignato. Indignato, da cittadino, perché alla fine è stata zittita una voce scomoda e fuori dal coro. Indignato, in veste di contribuente, perché il Servizio Pubblico radio-TV è stato ulteriormente appiattito sul “nulla imperante”. Indignato, come elettore, perché la Politica (di qualunque colore) ancora una volta ha prevalso, invadendo un campo – quello dell’informazione – che non le appartiene e dove ha pensato bene di far “terra bruciata” di una delle poche cose buone rimaste. Tuttavia, allo stesso tempo, non nego d’esser lieto e di rallegrarmi, sapendo che siano stati spazzati via tutti i capestri e tutti i limiti, imposti ad un grande giornalista, da questo o da quel lacchè di turno. Nella certezza che nulla sia per sempre, specie i Regimi, fintantoché egli rappresenterà la sola voce fuori dal coro, lontana dal cacofonico e “ronzante” vocìo, ossequioso e prono, che assorda le orecchie ed annebbia le menti, troverà sempre qualcuno dalla sua parte, me compreso. Per quanti si ostinino a vedere in lui l’unico “chiavistello” in grado di aprire il “lucchetto” della Verità e della Libera Informazione, sentirlo parlare a favore di telecamera (di qualunque telecamera) sarà insomma, sempre e comunque un piacere, oltreché un onore. Per tutto quanto hai fatto e per tutto quel che farai, grazie Michele… E in bocca al lupo!

Cesare Battisti, terrorista appartenente ai Proletari Armati per il Comunismo (PAC), pluriomicida e… Scrittore. Mentre un’imperitura vergogna cala su un intero Paese, il Brasile, reo di avergli concesso un indebito salvacondotto politico e giurisdizionale, l’Italia intera, incredula e stordita, deve piegare la testa innanzi al vile “stupro” della Giustizia cui è stata costretta ad assistere, suo malgrado. Ad oltre trent’anni di distanza, le sue azioni criminali nascoste dal fasullo velo dell’ideologia, continuano a rappresentare dei capitoli aperti e sanguinosi della nostra Storia. E’ per questo che l’infima considerazione riservata loro dalle Autorità Brasiliane, provoca solo e soltanto sconcerto, delusione e rabbia. Libero da ogni pena, il carnefice, destinati ad una nuova e più amara pena, le sue vittime e quanti tuttora le piangano. Libero di vivere col piglio dell’intellettuale, ricercato e acclamato da poche perverse “teste vuote”. Libero di continuare a mortificare, in tal modo, il ricordo degli innocenti che caddero a terra, incapaci per sempre di rialzarsi, per la pura sfortuna di essersi trovati sulla sua criminale “linea di fuoco”. Per questo, nella certezza che il “caso diplomatico” sorto sulle ceneri dell’improvvida sentenza che ne ha sancito la scarcerazione, ben presto ceda il passo ad una sfacciata “stretta di mano economica” tra Governanti, a noi persone “per bene” non resta che sperare che un giorno non troppo lontano, nel ricordo di un “Nero Settembre”, in qualche sperduta favela risuoni “di colpo” un grido straziante chiamato Vendetta…

Maggio 2011

Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti d’America. Bisogna indubbiamente rendergli merito… Visto e considerato che nessun inquilino della Casa Bianca, dopo Bill Clinton (leggi George W. Bush), avesse tentato di riprendere in mano con forza la questione Israelo-Palestinese, con l’intento di risolverla, se non definitivamente, perlomeno con una parvenza di pacifica stabilità. Il fatto che egli abbia per la prima volta parlato di “ritorno ai confini del 1967” dello Stato Ebraico, sebbene non abbia esplicitamente tirato in ballo la creazione di un nuovo Stato Arabo, ha un non so che di rivoluzionario. Peccato che a far da contraltare alla sua illuminata propositività, non vi siano degli interlocutori altrettanto disponibili al dialogo come Benjamin Netanyahu da un lato e Hamas dall’altro. Insomma, bei tempi davvero quando, dopo i lunghi ed estenuanti colloqui di Camp David, le mani di un falco diventato colomba, come Yitzhak Rabin e di un estremista diventato moderato come Yasser Arafat, giunsero finalmente a stringersi, piene di speranza e di reciproca tolleranza. Per concludere, sempre restando alla cronaca e tanto per non farci mancare nulla, è invece d’obbligo una scusa a nome del popolo Italiano, per certe insolenti ed imbarazzanti forme di personalismo “giuridico-giudiziario”, che hanno fatto del Presidente “a stelle e strisce”, l’oggetto del desiderio del nostro Presidente del Consiglio, prima, durante e dopo il recente vertice del G8 di Deauville. Che dire se non: “I’m sorry Mr. President Obama, Mr. Berlusconi doesn’t represent me”!

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri. “Ci sono un Francese, un Tedesco e un Americano…”. Questo abusato incipit di chissà quante barzellette, assieme alla “considerazione zero” assicurata costantemente ai cittadini, basterebbero a riassumere ciò a cui s’è ridotta la Politica Italiana: un’idiozia! E per quanto sia cosa risaputa, è sempre e comunque assai difficile doverlo ammettere e soprattutto doverlo accettare, specie quando si consideri una volta ancora, che la causa della “deriva istituzionale” cui ci tocca assistere, abbia un nome ed un cognome, che guarda caso corrispondono a quelli del Presidente del Consiglio. Già, perché, come se la lista delle sue promesse mancate e dei suoi fallimenti politici non fosse già abbastanza lunga e come se le sue megalomani pretese di riformare tutto quanto non gli vada a genio, non fosse sufficiente a farne il primo Capo di Governo “ad personam” della Storia Patria, egli persevera impunemente, giorno dopo giorno, a render ancor più tristi e ridicole le vicende Istituzionali, che sul fronte interno e su quello internazionale, interessano il nostro Paese. Mentre ancora ardono le polemiche circa il suo impenitente ed “illegale” presenzialismo mediatico pre-elettorale – che lo ha visto invadere “via etere” in contemporanea le case degli Italiani, come solo un despota Sud-Americano o un “Petro-Tiranno Mediorientale” avrebbe saputo fare – è andata in scena una “tragedia greca” in mondovisione. In effetti, non saprei definire altrimenti, il suo beffardo e improvvisato “meeting” con Barack Obama, in materia d’Italica Giustizia, prima che avesse inizio la riunione del G8 di Deauville, né potrei commentare diversamente il fatto che durante la conferenza stampa conclusiva, abbia ritenuto opportuno parlarne come di una “Patologia della nostra Democrazia”. Insomma, nell’ovvia consapevolezza che non vi sia limite alcuno all’indecenza, è indubbio che a vergognarsi non debbano certo essere i giornalisti, per il loro riconosciuto difetto (almeno nella loro maggioranza) di diffondere il “morbo della Verità”… Caro Silvio, sei stato un infaticabile Statista – incompreso dai più, me incluso – hai lavorato tanto e ti rendiamo grazie, ma adesso, fatti e facci un grandissimo, meritorio ed impagabile favore: vattene!

Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica Francese. Non mi è affatto simpatico… Eppure, saccente, testardo, presuntuoso com’è, bisogna dargli atto che in ambito internazionale sappia muoversi come vuole, traviando e trascinando gli Alleati là dove più forti sono gli interessi del suo Paese. In effetti, senza scordare che la crisi politica della Costa d’Avorio, rimasta sconosciuta ai più, si sia risolta solo grazie al suo puntiglioso interventismo risolutore “post-imperialista”, la recente e perdurante “messa a ferro e a fuoco” della Libia è tutta farina del suo sacco. Qualora siate ancora lì a chiedervi se sia giusto o sbagliato bombardare Tripoli e Bengasi, dovete cambiar strada. Il punto non è tanto il perseguimento delle ragioni umanitarie o la giusta cacciata di un Dittatore sempre più “scomodo” e sanguinario, che ufficialmente giustificano l’intervento armato sotto l’egida dell’O.N.U., quanto il fatto che egli abbia deciso semplicemente ed impunemente, di accaparrarsi il mare di Oro Nero che “annega” l’ex colonia Italiana, al grido “chi ci sta, ci sta”! Per quanto ci riguarda, sebbene sia triste ammetterlo, bisogna fargli i complimenti per aver sfruttato la sempre più deleteria “debolezza Istituzionale” che regna a Roma, per ridar slancio all’Economia Transalpina grazie alla “linfa” fornita a buon mercato, da un Apparato Industriale Italiano sempre più in pezzi. Da ultimo, è giunta anche la ciliegina sulla torta, sul piano della Politica Interna – rimastagli sempre indigesta – grazie al “sexy-gate” che ha annichilito il suo avversario sulla via per la rielezione all’Eliseo, nonché uomo di punta del Partito Socialista d’Oltralpe, Dominique Strauss-Kahn, che partiva favorito nei sondaggi della vigilia. E’ un po’ come dire: “alle fortune che già brillano, fortune s’aggiungono”… O no?

Dominique Strauss-Kahn, Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale. Potrebbe sembrare la trama di un “B-Movie” e invece, la vicenda di “Sesso e Potere” che gira attorno al Capo della più importante Istituzione Politico-Finanziaria del mondo, rende bene l’idea di quanto sia semplice far pesare il proprio ruolo istituzionale per compiere abusi e magari per commettere reati (Italia docet…). E sebbene la “presunzione d’innocenza” sia un cardine fondamentale del Diritto Penale, le indiscrezioni, le presunzioni e le mezze verità che da sempre accompagnano la vita privata dello Statista Francese, descrivendolo come un inguaribile “Tombeur de femmes”, non inducono certo a pensare che si tratti di un errore, o di uno scambio di persona. Senza voler vestire i panni del Giudice Newyorkese che dovrà decidere secondo Giustizia, comunque finisca – ovunque si fermi la realtà e cominci il complotto – per l’ormai ex sfidante designato di Sarkozy, nella prossima corsa all’Eliseo, la carriera è di fatto conclusa e con essa – questa si che è una novità – esce ridimensionata la nota e sfacciata “grandeur” d’Oltralpe, sempre pronta a giudicare con sommo ludibrio le altrui “sfortune” e che questa volta, invece, ha finito per doversi calare le braghe… Letteralmente!

Ayman al-Zawahiri, nuovo leader di Al-Qaeda. Yemenita, Saudita, Pakistano, o chissà cos’altro? Venuta meno la figura tremenda e carismatica di Bin Laden (liquidata al costo di un paio di pallottole in testa), le voci e le preoccupazioni attorno al nome e alla nazionalità del suo successore alla guida dell’Organizzazione, si moltiplicano, si confondono e mettono “in soffitta”, forse un po’ troppo frettolosamente, la figura del medico Egiziano che per oltre un decennio gli ha fatto da “braccio destro”. In effetti, sebbene sia noto che la Rete Terroristica si regga sulle decisioni di una “Shura” (ovvero di una sorta di consiglio direttivo), sarebbe quantomai sciocco, per non dire pericoloso, dimenticare che al-Zawahiri sia descritto già da tempo, come “vera mente” del Jihadismo internazionale. Ruolo assunto dopo aver scalzato dal vertice lo “Sceicco del Terrore”, caduto in disgrazia in seguito alla martellante offensiva dei Marines, di qualche anno fa, tra le montagne di Tora Bora. Diverse sono le ragioni a supporto di tale ipotesi. Che sia entrato in contrasto con Osama e che la sua “linea strategica” abbia prevalso; che sfruttando il bisogno di non esporsi del vecchio Capo, abbia finito “de facto” per esautorarlo; o più semplicemente, che per sviare altrove gli sguardi, in attesa di tornare al colpire più duramente che mai, lo abbia voluto “sacrificare”, consegnandolo indirettamente agli Stati Uniti. Comunque sia, qualunque sia la Verità più prossima al vero, mentre si attende di rendere omaggio al simbolico e infelice decimo anniversario di “NY 9/11”, facendo gli scongiuri affinché nulla di tragico accada, per lui continuano a “parlare” i venticinque milioni di Dollari che la FBI è disposta a pagare, a chiunque fornisca notizie utili a catturarlo e a rendere il mondo più sicuro… Almeno per qualche tempo ancora.

Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti d’America. “Giustizia è fatta”! O forse no? Di fronte al fiume di notizie, ipotesi e indiscrezioni che si rincorrono, incerte ed artefatte, descrivendoci tanto dettagliatamente quanto cinicamente, l’azione dei Navy Seals che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden nel suo nascondiglio di Abbottabad, molti dubbi s’insinuano, s’intrecciano e si susseguono. Al di là della balzana idea che vuole che Al-Qaeda non sia mai esistita e che la cosiddetta “Rete del Terrore” non sia altro che un complotto Governativo nato nei corridoi di Washington, il pensiero che mi più di ogni altro mi arrovella la mente è che quanto accaduto in Pakistan sia stato, niente di più e niente di meno, che una gigantesca mossa di propaganda politica, necessaria ad avviare la campagna elettorale per le Presidenziali del 2012, riportando l’inquilino della Casa Bianca su un livello di gradimento popolare, che gli consenta di puntare ad un secondo mandato senza troppi patemi d’animo. Dopo tutto, se è vero che il lavoro d’Intelligence condotto dalla CIA, abbia avuto un ruolo decisivo per la riuscita dell’intera operazione, è anche vero che il suo Direttore, Leon Panetta, sia stato “promosso sul campo” a nuovo Segretario alla Difesa U.S.A. Insomma, dove cominci il “premio al merito” e dove la “marchetta elettorale” resta un mistero, che tuttavia rende più credibile il punto di partenza. Per quanto nessuno respinga la legittimità del desiderio di vendetta che alberga nel cuore degli Americani, dal giorno di quell’infame attentato al World Trade Center, più difficile è la passiva accettazione del modo sbrigativo e della condanna senza processo, che hanno fatto “terra bruciata” attorno al suo presunto ideatore. Ed in effetti, a ben guardare, piuttosto che stroncare definitivamente il Terrorismo Islamico e rendere giustizia alle vittime dell’Undici Settembre, sembra che le “distrazioni elettorali” dell’attuale “Comandante in Capo”, abbiano spinto quest’ultimo ad avallare un vero e proprio “atto di guerra” contro un’organizzazione, Al-Qaeda, che adesso sarà ancor più desiderosa di tornare a far parlare di sé, giusto in tempo per “festeggiare col botto” il decennale del crollo delle Twin Towers. Ritenevamo che otto anni di George W. Bush fossero stati sufficienti a destabilizzare il mondo, creando un solco tra la civiltà della Croce e quella del Corano…  E che magari, un Premio Nobel per la Pace messo in bacheca nello “Studio Ovale” fosse la giusta via per evitare l’insorgere di nuovi conflitti… A quanto pare, ci sbagliavamo. Gli stessi errori e la stessa superficialità che avevano contraddistinto la Politica del “vaccaro Texano” hanno finito, infatti, per intaccare le idee e gli ideali di chi delle parole “cambiamento” e “speranza” aveva fatto il proprio “verbo”. Un’ulteriore ed amara constatazione che tutto si riduca, solo e sempre, ad un’indicibile ed  indefessa “questione di Potere”.

Beppe Grillo, comico, attore, attivista politico, blogger, cittadino Italiano. Credo nella Democrazia che nasce dal basso. Abituati come siamo a vivere una Società “deviata” ed “ingessata”, in cui la Politica Istituzionale ed “istituzionalizzata” rappresenta ormai un “cancro che corrode le membra”, applaudire chi della battuta abbia fatto il proprio mestiere, quando sveli al mondo le tristi Verità che ruotano attorno ai fatti e ai misfatti, e mostri la realtà quotidiana meglio dei mezzi d’informazione ufficiali, ormai ridotti solo a “lustrini e paillettes”, è d’obbligo, per quanto possa apparire assurdo. Consci che “a Palazzo” siano tutti fatti della stessa pasta e che tuttalpiù, cambi giusto qualche ingrediente “q.b.”, l’unica certezza è che il Movimento a Cinque Stelle di cui è stato fondatore e di cui è tuttora il “mentore”, sia la sola alternativa rimasta in mano ai cittadini sulla strada che li conduce dritti all’urna elettorale. L’idea che mi sovviene ogniqualvolta lo senta aggredire le telecamere, per gridare tutta la propria rabbia di cittadino inquieto, è: “sono una persona onesta”. Allo stesso tempo, non dubito che tanti altri, come me, sentano il “fuoco dentro” e pensino la stessa cosa. Contiamoci, rimbocchiamoci le maniche, “Stringiamoci a Corte” senza che ci si debba aspettare qualcosa in cambio, che non si chiami “bene comune”. Potrà apparire ingenuo, o peggio, sciocco, ma a mio avviso, affinché questo Paese possa vivere una “fattuale speranza” di non finire dritto nel baratro, qualunque “assemblea di popolo” è benvenuta. Specie quando si tratti di contrastare in maniera civile, coloro che vestendo i Panni del Rappresentante eletto (anzi, illegalmente “nominato” da questo o quel Partito), abbiano fatto null’altro che gettare discredito su un’intera Nazione, curando i propri interessi personali, riempiendosi le tasche e gettando una croce sul futuro di sessanta milioni di connazionali (giovani o anziani che siano). A mio avviso, egli è l’unico “vero” Politico non politicante, che non parla “politichese” e che della Politica non abbia fatto, schifosamente e vigliaccamente, una lucrosa professione, ma un reale “mezzo per il progresso ed il cambiamento”. Questo è ciò che fa la differenza tra una scialba ed “interessata” messa in scena, “spinta” dal divenire degli eventi (avversi) e una benemerita “discesa in campo”, che abbia veramente a cuore il bisogno e la questione, dell’Italica Nazione…

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri. Se non fosse un’etichetta ormai abusata – per di più affibbiatagli da talune voci provenienti dal “campo avverso”, comunque incapaci di rendersi anche minimamente credibili agli occhi del popolo – lo si potrebbe definire un “disco rotto”… O meglio, una “puntina spuntata” che giorno dopo giorno persevera a graffiare e a consumare l’Italico “vinile”. Non è da oggi, né da ieri, è da sempre. Gli sproloqui con cui il Capo dell’Esecutivo omaggia il Paese ad ogni infausta occasione, continuano a dare evidenza alla Politica personalistica che egli ispira e rappresenta e che pare non aver mai fine. Già, ogni pretesto è buono e ad ogni evenienza pubblica se la canta e se la suona, scansando abilmente la democratica regola del contraddittorio, tanto cara ai grandi Statisti che lo ispirano… Che si tratti di “piegare il capo” innanzi alla Legge, che si tratti di dar prova del doveroso rispetto delle Istituzioni, o che infine, si tratti di fare il bene della Comunità, la parola d’ordine è una ed una sola: infiammare gli animi, in un eterno “muro contro muro” che divide le coscienze e semplifica ogni scelta, ogni decisione, ogni valutazione d’interesse… “Decido io”! Questo è il Berlusconismo. Dopo tutto, le colpe sono sempre degli altri (dei Giudici, dell’Opposizione Parlamentare – o di quel che ne resta – della Costituzione, di una qualsiasi Crisi che segua quella precedente), mentre i meriti sono esclusivo appannaggio della lungimiranza e delle capacità dell’Uomo di Arcore. Mezzo passo avanti, piano e tre repentini passi indietro. Dalla Giustizia all’Economia, dai problemi dell’Istruzione a quelli del Lavoro, tutto è e rimane perversamente uguale, al cospetto di un’Opinione Pubblica “bambina”, stuprata dalla noia, bisognosa di un “volenteroso e spregiudicato” tutore, indegna di qualsivoglia considerazione e buona solo a far da cassa di risonanza per talune beghe giudiziarie… Eccoci qua, dunque! Una nuova Primavera passata ad ascoltare il “verbo” di chi abbia l’impudicizia di parlare e straparlare della propria indiscutibile operosità, della “tenuta” della Maggioranza, dell’utile e necessario Rimpasto di Governo, del “pacchetto” di stimolo all’Economia, del rilancio Industriale e del Lavoro, della Riforma dalla Giustizia e della Sacra Carta, nella certezza d’esser condannati a vivere in un eterno ed “interessato silenzio”, riguardo alla “pacifica” guerra all’ex amico Libico, alla pasticciata pagliacciata “nuclearista”, all’ossequiosa prostrazione innanzi alle Gerarchie Ecclesiastiche in materia di Bio-Testamento e – come la Storia racconta – alle benemerite istanze processuali della “solita ed impenitente” Magistratura di Sinistra. Tutto è lecito da quello scomodo pulpito chiamato “predellino”… Già, tutto fuorché “vuotare il sacco” e donare a noi altri, inarrendevoli paladini della Giustizia “terrena” senza pietà, null’altro che un poco di sana, incorruttibile, ed immutevole Verità.

Aprile 2011

Umberto Bossi, Ministro per le Riforme per il Federalismo del Governo Italiano. State pur tranquilli, non sono impazzito. E’ solo che non posso non concordare, mio malgrado, con la posizione critica ed inquieta del “Senatur” sull’intreccio, affatto ponderato ma di certo “interessato”, delle vicende politiche, diplomatiche, ed economiche, che vanno sempre più di moda lungo la direttrice Roma-Parigi, o meglio sarebbe, vista la posizione sfavorevole che ci tocca nelle varie questioni che si susseguono e si assommano, su quella Parigi-Roma. La scelta di contrapporsi in maniera netta e decisa al suo alleato di ferro, Silvio Berlusconi, in materia d’immigrazione, di “shopping  industriale” a discapito dell’Italica imprenditoria d’un tempo che fu e buon ultima, di attacco aereo all’ex “amico” Libico, ha un non so che di benemerito, per la sincera ovvietà che l’accompagna. Insomma, al grido “il nemico del mio nemico è mio amico”, devo riconoscergli il merito di parlare, una volta tanto, con cognizione di causa, anziché di sproloquiare come al solito, in un’accozzaglia di populismo e demagogia. In tutto ciò, un unico cruccio mi rimane: che la riconoscenza sia destinata a fermarsi, là dove si chiuda l’urna elettorale…

Bashar al-Assad, Presidente della Repubblica di Siria, dittatore, oppressore e genocida del proprio popolo. La caduta del “Domino Arabo” procede veloce e inarrestabile. Tuttavia, ora dopo ora, gli eventi paiono complicarsi, divenendo sempre più incerti e sanguinosi. A parte la Libia, che sotto le bombe della NATO, oramai pare seguire una storia a sé, il vento della Rivoluzione continua a sferzare il Nord Africa e il Medio Oriente e alla fine, ha raggiunto anche Damasco, dove il Governo ha scelto la linea dura, com’era purtroppo prevedibile. All’iniziale promessa di “riforme”, messa in campo subdolamente, con l’intento di prevenire l’insurrezione popolare, è seguita infatti la repressione armata. Una “politica delle pallottole” che ha già versato il sangue di centinaia di persone – senza che la guerra civile sia stata “formalmente riconosciuta” – che perdura anche a causa della flebile presa di posizione della Comunità Internazionale, o di quel che ne resta. Troppi tentennamenti, troppe marce indietro, troppe prese di distanza e troppi distinguo, nelle Cancellerie Occidentali, che di fatto concedono “mano libera” al Regime e che nel contempo annichiliscono le speranze di chi chieda “solamente” Libertà e Democrazia. Dopo tutto, al di là delle questioni di principio, dei pomposi discorsi pieni di vuote parole e delle velate minacce, la Diplomazia sa fin troppo bene che “poco vi sia da spartire” in quel remoto e disgraziato “angolo di deserto”… A parte il rischio di un’escalation nucleare, che parte e finisce sulla strada che conduce dritti a Teheran.

Vittorio Arrigoni, reporter, scrittore, attivista della Solidarietà e della Cooperazione, combattente per la Verità e la Giustizia, martire della Pace. Turbati, increduli, sgomenti, incazzati… Per quanto ci si possa sforzare, non basterebbero tutti gli aggettivi del mondo per gridare al vento tutta la rabbia e l’indomito ardore scatenati, in un turbinio di sentimenti e di emozioni, dal suo assassinio truce, barbaro ed insensato. Le sue aspirazioni, i suoi propositi e le sue azioni concrete, lontano dal clamore dell’ufficialità da parata, riempivano il cuore e “alimentavano” l’anima di tanta brava gente. Molti lo ammiravano come indiscutibile esempio, pochi contestavano ciecamente le Ragioni che ne guidavano le gesta, molti altri lo conoscevano appena – io, ahimé, tra loro – e lo hanno potuto scoprire ed apprezzare solamente grazie alla smisurata capacità della Rete, d’informare, ancor oggi, senza censure e mistificazioni (come al contrario avviene un po’ ovunque sui media tradizionali). Non di cappa, né di spada; la sua è semplicemente la storia di una “voce sola contro tutti”… Di uomo del dissenso non violento, di persona rispettosa dei Valori e dai sani Principi Morali, salita sugli altari della cronaca mondiale giusto il tempo perché ne fosse annunciata l’infausta dipartita. Per quanto si possa essere d’accordo, o meno, con la strenua difesa della “causa Palestinese”, di sicuro non si può non condannare la scelta di farne un “bersaglio”, maturata in seno agli opposti estremismi, Ebraici e Jihadisti, che alla fine ne hanno decretato la morte. Null’altro che un’ode d’Onore e Gloria può esser tributata a quest’eroe senza fucile, senza divisa, né stellette, che del proprio ideale ha fatto il punto di partenza e quello d’arrivo, di una benemerita, pacifica e troppo breve esistenza… Sempre e comunque: “Stay Human”.

Harald Espenhahn, Amministratore Delegato della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni S.p.A. Sebbene l’esperienza dimostri che troppo spesso, in passato, la Giustizia sia stata costretta a piegarsi alle “ragioni dell’impresa”, la sentenza che ha condannato il Rappresentante della Multinazionale Tedesca a sedici anni e mezzo di reclusione, per le responsabilità attribuitegli nell’infernale “rogo di Torino”, oltreché storica è in un certo qual modo rivoluzionaria. Aver riconosciuto che la “consapevolezza” del vertice aziendale circa i rischi legati al mancato rispetto delle norme di sicurezza, fosse motivo sufficiente per confermare l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, in luogo di quella di omicidio colposo, è infatti una novità assoluta nella giurisprudenza. Fino ad oggi, i processi inerenti agli incidenti del lavoro hanno vissuto in una “penombra ricattatoria”, in cui la generale tutela della forza lavoro, ha prevalso sul “caso particolare”, sulla Verità e sulla doverosa garanzia delle vittime. E in effetti, le affermazioni provenienti dal board aziendale teutonico – secondo cui “ora sarà difficile lavorare in Italia” – dimostrano una volta in più, quest’amara realtà contro cui combattere e si commentano da sole. A questo punto, spenti i riflettori e “ammorbidito” il clamore dei media, la speranza è che la decisione della Corte d’Assise Torinese non sia ribaltata dal Processo d’Appello, o dal successivo Ricorso in Cassazione. Se ciò accadesse, assisteremmo increduli ad un nuovo vile oltraggio a quei padri di famiglia, a quei figli e a quei fratelli, che vestendo la tuta blu, per l’altrui incuria e brama di potere hanno perduto tragicamente la vita e reso l’Italia un Paese moralmente e civilmente ancor più povero e triste.

Marzo 2011

Carlo Rubbia, Fisico Italiano. La Storia è davvero strana. Se non ci fossimo trovati faccia a faccia con l’onda emotiva provocata dalla catastrofe di Fukushima – capitata giusto in tempo per spegnere le “venticinque candeline” del disastro di Chernobyl – è certo che il “ritorno all’atomo” del nostro Paese avrebbe avuto una strada in discesa e senza ostacoli. Grazie alle improvvide scelte di un Governo sordo e decisionista, l’attuale “fame di energia” sarebbe stata saziata nell’arco di un paio di decenni, a costo di decine di miliardi d’investimento e di un ulteriore devastazione ambientale, qualunque fosse la posizione, favorevole o contraria, espressa dall’opinione pubblica. Soggiogati dai mille volti dei soliti perversi interessi privati, i cittadini non avrebbero avuto altro da fare che vivere un’eterna contrapposizione riguardo a dove costruire i siti di produzione e dove soprattuto, i depositi di stoccaggio delle scorie radioattive. Ciò sarebbe stato, se solo il tremendo susseguirsi “terremoto, tsunami, fusione del nocciolo” in chiave Nipponica, non avesse spinto ad un repentino dietrofront l’Esecutivo Tricolore, guidato da Silvio Berlusconi, che infatti ha preferito rinviare ogni decisione a “data da destinarsi”… Essendo palesemente ovvio che la discussione sia stata solo “congelata”, nel tentativo di evitare una “disfatta elettorale” sia alle Amministrative, sia al successivo Referendum abrogativo delle “norme nucleariste”, è indubbio che nel frattempo, nessun’altra soluzione in tema di energia sia presa davvero sul serio. Se tutto il tempo perso in chiacchiere, polemiche sterili ed artificiose, voli pindarici, menzogne e mezze verità, fosse impiegato in qualcosa di concreto, non si potrebbe non prendere sul serio il progetto del Reattore Nucleare ad Amplificazione di Energia, meglio noto come “Rubbiatron”. Datata e impolverata, l’idea del Professore d’impiegare barre di Torio, anziché di Uranio, torna spesso alla ribalta come “esempio di scuola”, senza tuttavia passare dal piano teorico a quello pratico. Ma se è vero che l’Italia del XXI secolo sia tutta da costruire e che essa non possa fare a meno di un piano di sviluppo energetico efficace e pulito, continuare nell’interessato “boicottaggio” dell’ultimo genio dell’Italica stirpe, è e rimane una cosa folle. Prestargli orecchio e soprattutto un ricco “portafoglio”: questo sarebbe il compito di qualunque Governo saggio e minimamente attento al futuro della propria gente. Ne trarrebbero vantaggio tutti… E finalmente, l’odiosa verità rappresentata dall’adagio “Nemo propheta in patria”, tornerebbe ad essere nient’altro che una dotta locuzione latina.

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri. Oramai tutto gli è concesso, fuorché tentare di ricoprire con dovizia, probità e dedizione, il ruolo Istituzionale che malgrado tutto gli compete, puntando a risolvere i problemi e ad evitare di crearne di nuovi. Mentre lo Stato Unitario “va in cancrena”, giusto in tempo per augurarsi buon compleanno, corroso dalla somma incapacità politica presente “ovunque sugli scranni”, oltreché dallo scontro ignobile e stantio che vede contrapporsi in un “crescendo Mozartiano” i Tre Supremi Poteri Ordinamentali; mentre l’Economia affonda, il Lavoro diventa sempre più un lusso per pochi e la generale Deriva Sociale assume le vesti di un’indubbia e sconvolgente realtà, l’Uomo di Arcore persevera nelle sue “istrioniche performances oratorie”, più consone ad un Giullare di Corte medioevale, che ad un Politico contemporaneo, per di più con sfacciate velleità da Statista per la testa. Non serve rammentare le innumerevoli e storiche corbellerie che riempiono gli annali, né occorre ricordare tutte le Riforme (bramate, annunciate a più riprese e quantunque rimaste incompiute) di tutto ciò che di minimamente buono è rimasto in questo sciagurato Paese. Con la recente visita a Lampedusa, isola della Periferia Italica che “affonda” sotto al peso dell’inarrestabile afflusso d’immigrati – clandestini o rifugiati che siano – in fuga dalle infiammate sponde meridionali del Mediterraneo, pare davvero aver battuto ogni record d’ilarità, truce ed amara, anzichenò! Il pomposo slogan pubblicitario “vomitato” in faccia a milioni di persone, in diretta televisiva, senza un briciolo di umana compassione, o di equa e solidale comprensione, ha di fatti mostrato l’ennesima vuota eresia del suo “credo Politico”, basato solo e soltanto sulle trame d’indefinibili interessi personali e che si fa un baffo del sommo “bene comune”. A ben guardare, ad esser cinicamente schietti e lungimiranti, l’attacco all’Europa lontana e “distratta”, l’idea balzana del Premio Nobel per la Pace ai Lampedusani, il campo da golf, il Casinò, ed il mediatico “rogito” dell’ennesima immancabile villa sull’azzurro mare, non sono state altro che tante “chiavi”, usate per serrare bene la cassaforte del Potere, facendo forza sulla disperata illusione di tanti e sulla cieca stupidità di taluni altri. Altro che sicurezza. Altro che speranza. Altro che ricerca di un’efficace soluzione alla “questione immigrazione”… Niente di più e niente di meglio che l’incipit di una nuova campagna elettorale. Dov’è la Verità, dov’è l’Onestà e dove invece, la Giustizia? Di certo, non tra la folla che si accalca nella prostrazione al “Supremo”. Di certo non là dove la servile ed ossequiosa reverenza, renda padrona null’altro che una fosca ed imbarazzante, “Postilla della Storia”…

Tecnici Nucleari Giapponesi, eroi planetari. Sarebbe impossibile, fors’anche ingiusto, di certo vile, definire in altro modo questi indomiti uomini del Sol Levante, che a costo della vita, a rischio di atroci sofferenze e di una “fuggevole memoria”, hanno generosamente scelto di andare “oltre” il proprio Destino, sfidando la Morte e tutte le infauste conseguenze legate ad una prolungata esposizione alle Radiazioni. Sulle orme di quelli che a Chernobyl furono chiamati “liquidatori”, essi non hanno avuto dubbi: entrare da “kamikaze” nel devastato impianto nucleare di Fukushima, intervenire sul nocciolo in stato di fusione e tentare di garantire in tal modo, un futuro a centinaia di milioni di persone, dentro e fuori dai confini del proprio Paese. Prostranti ed increduli, di fronte all’imperituro esempio che chiama all’estremo sacrificio, non resta che tributar loro Onore e Gloria… Oltreché un sempiterno e salvifico “grazie”…Paolo Romani, Ministro dello Sviluppo Economico del Governo Italiano. In attesa che un giorno non troppo lontano, qualche illuminato Costituzionalista ci spieghi per davvero, quale siano il ruolo, le competenze e le facoltà di chi presieda tale Dicastero, l’Economia Italiana continua a camminare sul filo, avvicinandosi senza impedimenti, senza soluzioni e senza Programmi al momento del “mortale schianto”… Al cospetto di una realtà fatta di aziende perennemente in crisi, d’imprenditori sempre meno “capitani d’industria” e sempre più ingordi finanzieri e con le “tute blu” lasciate vigliaccamente sole, di fronte alle “bizze ricattatorie” di talune Multinazionali rapaci e senza scrupoli, negli uffici di “Via Molise” sembrano non trovare meglio da fare che perseverare nello sterile sproloquio riguardante il “ritorno” al Nucleare, da imporre con le buone o con le cattive, ad un’opinione pubblica avversa e inquieta. Nemmeno il fatale incidente di Fukushima ed il conseguente “dramma Giapponese”, paiono aver portato consiglio: la parola d’ordine era e rimane “nessun ripensamento”. Già, perché, a quanto pare, in base all’opinabile assunto che le decisioni non possano cedere all’emotività, il Ministro ha confermato – a nome dell’Esecutivo Berlusconi “quater” – il proprio favore verso la “svolta atomica” dell’Italia, da completare entro tre lustri, contro ogni logica economica, sociale, ed ambientale. Peccato solo, che sull’onda dei “turbamenti” provocati dai soliti, impenitenti e onnipresenti sondaggi (che hanno indicato i rischi di una Débâcle elettorale, alle prossime Elezioni Amministrative e chissà mai, alle sempre più vicine Politiche), abbia finito per fare una “mezza” marcia indietro, proponendo la “moratoria annuale” del Piano già in cantiere. Insomma, una “fermata tecnica” messa in scena con “scialbi artifizi e mediatici raggiri”, nell’interesse di chissà chi, in attesa che le notizie di cronaca si raffreddino (più di quanto mai faranno i reattori Nipponici) e che il pericolo dell’urna sia scampato… Insomma, dopo tutto e ancora una volta, “niente di nuovo sotto al Sole”, in questo tristo e sciagurato “Paese della cuccagna”, dove com’è d’uso, basta che “se beve e se magna”…

Karl-Theodor zu Guttenberg, Ministro della Difesa Tedesco. “Sputtanato” agli occhi del mondo… Cos’altro aggiungere? Di fronte all’infamante accusa, poi rivelatasi fondata certezza, di aver “plagiato” buona parte della propria Tesi di Dottorato in Diritto, colui che pareva esser destinato a prendere in mano le redini della Germania del “dopo Merkel”, ha fatto un fragoroso capitombolo, umano, personale e politico. “Colto in fallo”, dopo il vano tentativo di articolare una sterile difesa (mentre l’Università di Bayreuth provvedeva alla subitanea revoca del Titolo indebitamente attribuitogli), ha scelto l’unica strada percorribile: rassegnare le dimissioni e porgere le proprie scuse all’incredulo popolo Tedesco. Sebbene si possa essere indotti a ritenere che alla fine, “tutto il mondo è Paese” e che pertanto anche il leggendario perfezionismo Teutonico sia perfettibile, quest’unica grande differenza impone di ricredersi, specie quando si raffronti il caso in questione con quanto avvenga un po’ ovunque, là dove “brami il Potere” e soprattutto quando si guardi all’Italica tradizione… Consci che il Tempo sbiadisca ogni ricordo e che un giorno non troppo lontano questo “imbelle furbacchione” possa di certo tornare a far faville al Bundestag, bisogna rendergli onore, non foss’altro che per aver contribuito a dimostrare una grandiosa ed incorruttibile Verità: non esistono “Primus Inter Pares” né tantomeno possono esistere “Primus Super Pares”. O più semplicemente: “nessuno è al di sopra della Legge”. Forti di quest’indomito convincimento, è tanto triste quanto miserevole, avere la certezza che entro talune altre Realtà Istituzionali, le nostre, il biasimo e la vergogna continuino a rappresentare il “Verbo”. Poveri Italiani. Invidiosi ed ammirati dell’altrui fortuna; genuflessi, derisi, rassegnati e comunque disposti alla “perdonanza”… Degli istinti e delle velleità di un Cavaliere con troppe macchie, troppe damigelle e nessun trofeo con cui omaggiare il solo ed unico, “Popolo Sovrano”.

Franco Frattini, Ministro degli Esteri del Governo Italiano. L’ex “ragazzo prodigio” della Politica Italiana contemporanea si è “bruciato” sulla via di Damasco… Colui cui si sarebbe potuto prospettare un futuro da impareggiabile Statista sembra infatti aver imboccato la via che conduce diritti al tramonto del proprio essere “Uomo delle Istituzioni”. Se non fosse per i tanti e troppi tentennamenti mostrati innanzi al divenire della Rivoluzione che fa un tutt’uno di Nord Africa e Medio Oriente; se non fosse per i repentini “cambi di campo” di fronte alla Crisi Libica e alle scelte scellerate dell’amico “Colonnello” (che oltretutto hanno causato un fragoroso scontro diplomatico, tra l’Italico interesse e la Ragion di Stato si perde “tra il Rodano e la Senna”), basterebbe rammentare il suo essersi prostrato alle ragioni del Berlusconismo più abbietto e sciagurato, che attraverso melanconici discorsi e pompose parole, si prendono gioco dei “comuni mortali”, col solo obiettivo della difesa ad oltranza de “supremo leader”. Mai prima di lui si era visto che un Ministro degli Esteri del Governo Repubblicano, vestisse i panni dell’avvocato d’ufficio contrapposto alle autonome scelte del Potere Giurisdizionale. Poteva essere ma non è stato, poteva essere ma non è, poteva essere e mai sarà…

Febbraio 2011

Julian Assange, libero giornalista, programmatore, Deus ex machina di WikiLeaks, combattente nel nome della Verità. Nello scontro legale che lo vede contrapposto ai Giudici di Sua Maestà Britannica, chiamati a decidere sulla sua estradizione in Svezia, dove alcuni solerti Magistrati Scandinavi lo vogliono alla sbarra, per rispondere delle accuse di abusi sessuali mossigli da due donne incontrate occasionalmente la scorsa Estate, (allorché visitò il l’Europa per alcune conferenze), l’uomo delle Verità Rivoluzionarie ha perso la prima battaglia, ma per fortuna, non ancora la guerra… Il Tribunale di Londra ha infatti dato parere favorevole al suo trasferimento a Stoccolma e nell’attesa che si discuta la richiesta d’appello già presentata dai suoi legali, crescono le preoccupazioni attorno al suo futuro. Già, perché se è vero che il reato di cui dovrebbe rispondere in Svezia è alquanto “banale”, quelli a cui lavorano negli Stati Uniti, ovvero “spionaggio” e “diffusione di notizie che mettono a rischio la sicurezza nazionale U.S.A.” sono talmente gravi che in caso di condanna (quantomai certa) condurrebbero dritti all’ergastolo, se non addirittura alla pena di morte… Il problema quindi, non è tanto che venga condannato nel Vecchio Continente, quanto che i Magistrati Svedesi gli comminino una semplice multa, espellendolo dal loro Paese e consegnandolo agli “alleati” Statunitensi. In effetti, a Washington si fregano le mani e fremono per “accompagnarlo” in un carcere federale e buttar via la chiave, magari dopo avergli rivolto la domanda di rito: “Parla, chi ti manda”? Per questo, per evitare il pericolo che il mondo piombi di nuovo in una realtà fatta di mistificazione, falso istituzionalizzato e menzogna di Stato, in cui i cittadini continuino ad essere considerati troppo stupidi ed emotivamente impreparati per “sapere”, scelgo di stare dalla sua parte e dalla parte di tutti coloro che della Verità facciano il proprio “verbo”, comunque e contro chiunque. In Julian I trust!

Muammar Gheddafi, uomo politico, ex “Guida della Rivoluzione”, assassino, terrorista, oppressore e genocida del popolo Libico. Alla fine, tutti i nodi tornano al pettine, ivi compresi quelli che legano Politica, Diplomazia ed Economia. Lo comprese già Ronald Reagan, che negli anni ’80 tuonava contro il pericolo rappresentato dal “Colonnello” per il mondo intero (e che per questo tentò senza successo di sbarazzarsi di lui, nell’indifferenza degli Alleati Europei, Italia in primis). Eppure eccolo là, ancora in sella, in un momento che appare sempre più “eterno”… Dopo oltre quarant’anni passati alla guida di un Regime estremista e dittatoriale, che a fasi alterne lo ha visto prima nemico e poi amico dell’Occidente, sulla scia che odora di Petrolio e Gas Naturale, il Raìs ha imboccato la strada senza ritorno che conduce ad una fine infame ed ingloriosa. A causa della sua miope follia di uomo fuori dal tempo e dalla Storia, i corpi di chi chiedeva maggior Libertà, Giustizia e Democrazia si contano ormai a migliaia per le strade dell’ex colonia dell’Italia fascista. Per volere suo, tanti giovani “Signor Nessuno”, senza velleità da eroe o da martire, non hanno più un futuro, massacrati nel nome di quello stesso popolo da cui provenivano. Ecco svelata al mondo la vera, mostruosa identità, di chi troppo frettolosamente fu indicato come nostro grande amico, dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per ragioni che si perdono e si aggrovigliano tra fasulle scelte di “Realpolitik” e sempre verdi “sonanti” questioni d’interesse personale. Nell’attesa che il destino si compia e che le facce cambino, ho una sola certezza che sa tanto di indomita Verità: gli “avvoltoi” sono già in volo, pronti a spolpare la “carcassa” sua e di quel che resta del uso disgraziato Paese…

Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati. Dalla sua parte, senza se e senza ma… Liberi di dissentire, ma personalmente non ho dubbi nel ritenere che nella “Lotta Istituzionale” che lo vede contrapporsi al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, quasi a voler vestire i panni di un novello Davide contro Golia, ci si debba schierare al suo fianco. Non foss’altro che per l’idea di una Destra nuova, non bigotta ed ingessata, ma riformata e riformatrice, che oggi egli vuol rappresentare in Parlamento, oltreché per la scelta di dire basta allo scempio della Nazione, operata direttamente ed indirettamente, da tutto ciò che è ben rappresentato da un’unica parola: Berlusconismo. Se è vero che quindici anni di alleanza con l’uomo di Arcore siano difficili da dimenticare, per qualunque cittadino-elettore, è pur vero che non sia mai troppo tardi per redimersi dagli errori del passato, per quanto prossimo esso sia… Schierarsi con la Terza carica dello Stato non vuol dire ricadere nell’Italica mania di dividersi tra Guelfi e Ghibellini, quanto piuttosto scegliere di appoggiare l’idea di un’Italia nella quale le Istituzioni riacquistino l’onore ed il decoro dovuti, in cui lo Stato torni a fare lo Stato e dove le questioni e gli interessi personali non siano più degli sterili “psico-drammi” collettivi. Quale sia il futuro regalatogli dal fato e quale invece, la libertà politica demandatagli dalle urne, la Storia gli renderà senz’altro merito d’aver tentato di risollevare le sorti della Patria, disarcionando un Cavaliere “pavido e pieno di macchie”…

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri. Siamo alle solite! Mentre ogni giorno, al sorgere del Sole, il mondo intero assiste quasi incredulo allo stravolgimento dello “status quo” politico-diplomatico, che fino ad oggi, in un modo o nell’altro aveva dominato le scene, in Italia si continua a faticare a trovare il “bandolo della matassa”… Già, perché persi nel mare di chiacchiere su cosa sia giusto, lecito, finanche vero – non per ragioni d’interesse generale, ma solo di riflesso da quello personale del Premier – nessuno si prende più la briga di ascoltare i cittadini, tentando di risolverne i problemi, quelli veri, che rendono la vita un melodramma, piuttosto che una poesia… Mentre ci si affanna a parlare di “bunga bunga” e festini “hardcore” e mentre le rivelazioni di puttane da diecimila Euro a “botta” riempiono le cronache, le drammatiche questioni che affondano il Paese restano al loro posto. Crisi Economica, Disoccupazione e deriva sociale, tutto passa in secondo piano nell’agenda di un Governo, che della difesa del proprio Capo, fa la propria ed unica ragion d’essere. Eppure, basterebbe guardare alle tormentate vicende che incendiano il Nord Africa e il Medio Oriente – dalle quali si coglie la rapidità con cui si spesso si “muova” la Storia – per ricevere un monito e comprendere cosa voglia dire abbandonare il proprio popolo a sé stesso, dopo averne illuso la mente, stuprato l’anima, calpestato i Valori e frustrato le speranze, perseverando ad “ingrassare” i propri interessi e “sanare” le proprie dissolutezze private. Il tempo passa, il nuovo avanza ed il dolore cresce, nel vedere l’Italia ferma al palo, mentre l’uomo di Arcore se la ride. Non di meno, una flebile speranza chiamata “cambiamento” ancor permane… Dopo tutto, come ben sanno taluni altri tiranni contemporanei (Ben Ali, Mubarak e Gheddafi), ride bene chi ride ultimo.

Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana. Ancora una volta si sta rivelando l’uomo della Provvidenza. In effetti, se non fosse per questo novello “Padre della Patria”, la deriva Politica del nostro disgraziato Paese sarebbe di certo accelerata e ancor più prossima al “punto di non ritorno”. Bisogna rendergli merito per il suo quotidiano impegno, volto a tenere a freno le velleità finto-riformatrici del Governo Berlusconi – che mettono a rischio la tenuta economica, sociale e giuridica dell’intera Nazione – oltreché a garantire un futuro meno amaro a tutti i cittadini (ivi compresi quelli colpevolmente inconsapevoli, o peggio, interessatamente consci della decadenza imperante a “Palazzo”). Non v’è dubbio alcuno, che le prerogative riconosciutegli dalla Costituzione, siano ancora un baluardo efficace contro ogni temerarietà Istituzionale ed istituzionalizzata, in grado di evitare che scialbe questioni personali e malevoli gestioni affaristiche dell’Autorità raggiungano lo scopo di corrompere definitivamente tanto il Vertice, quanto la Base dello Stato Italiano. In conclusione, al di là delle pretese di talune “menti reazionarie”, che ne fanno il bersaglio preferenziale di menzogne e falsità e che ne mettono in dubbio il ruolo “super partes”, non possiamo che riporre in lui ogni speranza, continuando a “tenercelo stretto” finché in carica. Per quanto fatto e per quanto farà per l’Italia e per la sua gente, grazie Signor Presidente!

Luis Durnwalder, Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano. A quanto pare, è tornato in auge l’irredentismo Tirolese. Non mi riferisco alla sua forma più estrema e terrorista che qualche decennio or sono “lanciava bombe”, bensì a quella più subdola, mordace e fastidiosa che si traveste da ideale politico… La presa di posizione dell’Amministratore Alto-Atesino, o Sud Tirolese che dir si voglia, contro i festeggiamenti dei 150 anni dall’Unità d’Italia, previsti per il 17 Marzo prossimo, deve far riflettere profondamente, poiché getta benzina sul fuoco della mai nata “pacifica convivenza” tra Italiani e minoranze Tedesche in quella zona del nostro Paese. Caro Presidente, se davvero non si sente di appartenere all’Italica Nazione, ma a quella Germanica, piuttosto che opporsi ad una ricorrenza tanto simbolica, quanto dovuta, adducendo false ragioni etniche e tendenziose motivazioni storiche (che ruotano attorno ad una presunta “annessione forzata”), farebbe bene a preparare armi e bagagli e a passare il confine assieme a tutti coloro che la pensino come lei… Quella è la porta, arrivederci e grazie!

Corrado Formigli, libero giornalista Italiano. Michele Santoro, Riccardo Iacona e Milena Gabanelli hanno fatto scuola. Con loro e dopo di loro, ecco giungere e farsi largo, un altro operoso ed instancabile esponente dell’informazione d’inchiesta non legata al guinzaglio del Potere, né imbavagliata dal vantaggio del lucro economico. Bisogna rendergli merito sia per l’indubbia professionalità che dimostra in ogni articolo, in ogni intervista e in ogni video-denuncia, che proponga alla lettura, all’ascolto e alla visione di un pubblico sempre più disattento e distratto, ma non per questo disinteressato, sia per la ferrea volontà di non retrocedere d’un passo, quando si tratti di porre domande scomode a questo o quell’interlocutore della Politica, dell’Economia e dell’imprenditoria. La recente aggressione fisica e verbale, subita da uno “scalciante”, indispettito, ed indisponente Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel corso della Manifestazione Milanese organizzata da Giuliano Ferrara a “tutela” di Silvio Berlusconi – documentata da tutti i media non schierati sulla linea Governativa – dimostra cosa voglia dire sacrificarsi coraggiosamente nel nome della “ricerca della Verità”. Fintantoché potremo contare su persone come lui, la mistificazione della realtà, in Italia, non avrà vita facile e fermarsi a parlare di Democrazia, di Giustizia e d’Onestà, non vorrà dire di certo, rammentare solamente dei mitici valori d’un tempo ormai andato…

Giuliano Ferrara, giornalista e politico Italiano. Comunista, socialista, liberale, laico, clericale, Berlusconiano, anti-Berlusconiano e da ultimo, di nuovo a fianco del “Cavaliere” come un bravo stalliere… Che l’Italia sia oltremodo piena, d’individui sempre pronti a far marcia indietro su idee ed ideali professati fino ad un attimo prima, è cosa nota, ma per il Direttore del “Foglio” si potrebbe parlare a ragione di “indeciso patologico” o peggio di “interessato voltagabbana”. La recente presa di posizione in favore del Presidente del Consiglio, in cui il “peso massimo” dell’informazione Nazionale ha pensato bene di sbandierare le proprie mutande sulla “pubblica piazza”, per condannare il presunto “puritanesimo” di ritorno sul nostro Paese, sa tanto di “bischerata” carnascialesca eppure è tristemente vera. Insomma, passare dall’intransigente difesa dell’Istituzione familiare e del “Family day”, a quella della fornicazione e delle scappatelle del Capo del Governo, con la scusa della “libertà di fare qualunque cosa tra le mura di casa propria”, vomitando odio ed improperi contro la “solita” persecuzione giudiziaria che colpirebbe l’uomo di Arcore, è ridicolo, puerile, o meglio, vergognoso. D’altronde, al di là di talune “indirizzate” rappresentazioni di parte, non v’è Ragion di Stato che tenga, quando la realtà anagrafica si scontri con le prescrizioni della Legge; non esiste “potere assoluto” alcuno, che consenta ad un vecchio milionario di “corrompere” l’innocenza di sprovvedute ragazzine… Esiste una e una sola Verità e per quanto schifosa possa essere, spetta ai Magistrati il compito di raggiungerla attraverso le indagini ed un eventuale processo. Al bravo cronista compete solamente il dovere di riportarla lettori, senza mistificarla nel nome di una scialba “partigianeria” Politica. Che sia il caso di rammentarglielo?

Gennaio 2011

Ilda Boccassini, Sostituto Procuratore della Repubblica, presso il Tribunale di Milano. Ne è passata di acqua sotto ai ponti, da quando gli Italiani la conobbero come esponente del famoso “Pool Mani Pulite” che negli anni ’90 ebbe il merito di spazzar via una bella fetta dell’Italico “malcostume tangentizio”, senza riuscire tuttavia, a finire l’opera. Già, tanto tempo è trascorso e al contrario di chi abbia scelto la carriera Politica e di quanti siano ormai in pensione o siano stati assegnati ad altri incarichi, quest’instancabile Magistrato è ancora al suo posto di PM, a lavorare convintamente, giorno e notte, affinché la Legalità sia rispettata e perché Verità e Giustizia alla fine trionfino. Che si tratti di “mazzette” o di lotta alla criminalità organizzata, ogni sua indagine ha il pregio e la capacità di restituire un poco di speranza a tutti coloro che siano sul punto di cedere alla rassegnazione e all’idea che combattere il “marcio” del Sistema sia purtroppo solo tempo perso. I fatti di cronaca che la vedono nuovamente in contrapposizione col Presidente del Consiglio e che vertono sulle accuse di Concussione e Prostituzione Minorile rivolte a quest’ultimo – in conseguenza di taluni presunti “festini in villa”, organizzati per allietare le proprie serate del dopo-lavoro – possono pur sembrare una sorta di “resa dei conti”, o peggio di “lesa Maestà”, eppure, in realtà danno atto, ancora una volta, della sua ferrea volontà di dimostrare contro tutto e contro tutti, che il crimine non paghi e che non esista e non possa esistere alcuna forma d’impunità. Grazie Ilda. Grazie per quanto hai fatto e per tutto quanto farai, nel nome del popolo Italiano.

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri. La Storia è davvero una grande maestra… Già, la Storia, con la sua fredda ed ineffabile saggezza, insegna che i più grandi, spregevoli, ed odiati dittatori di ogni tempo, o per meglio dire i “padri della Patria” di questo o quel Regime, siano soliti ordinare maniacali campagne auto-celebrative, che partendo da una ripetitiva sovraesposizione della propria effige, che “imbratta” strade e pubbliche piazze con scialbi manifesti “finto-profetici”, finiscano con scadenzati, vuoti e scellerati discorsi radiofonici e televisivi alla Nazione… Che si sia trattato dei vari Lenin, Mussolini, Hitler, Stalin, Mao, Pinochet e Saddam Hussein, di ieri, o che si tratti dei più “moderni” e ancora attuali Castro, Chavéz, Gheddafi, Ben Ali e Mubarak, poco importa; il risultato era ed è sempre lo stesso: prendersi gioco della gente comune, dell’elettore disattento e del cittadino rassegnato, sbandierando successi “di carta”, declamando fiducia ed ottimismo e regalando promesse. Tutto ciò, con l’intento di curare “interessi” personali e familiari, di accrescere un Potere ed un’Autorità “senza limiti e senza regole” e di contrastare con ogni mezzo, qualsivoglia “voce fuori dal coro” (usualmente additata come “nemica” del popolo) in grado d’impedire loro di raggiungere impunemente gli scopi prefissati. Tale premessa è utile, o meglio necessaria, per comprendere quanto stia accadendo in Italia nelle ultime settimane, ad opera del Capo dell’Esecutivo. A ben guardare, tutto richiama alla mente le vicende di un Paese assai lontano dai Valori Democratici, in cui lo scontro Istituzionale sia la regola e dove Verità, Giustizia e Legalità siano solo degli oscuri miraggi. Fatto salvo il principio di presunzione d’innocenza, innanzi alle ripugnanti accuse mossegli dalla Procura di Milano, la Quarta Carica dello Stato persevera nella decisione di non presentarsi al cospetto degli Inquirenti, rinunciando alla possibilità di dare la sua versione dei fatti (ma ciò, oramai è un’assodata abitudine), preferendo “invadere l’etere” a suon di odiosi ed inverecondi video-messaggi senza contraddittorio, volti a raccontar storielle e soprattutto a screditare il Sistema Giudiziario. Si assiste ad una sorta di melodramma. Silvio Berlusconi è l’Alfa e l’Omega della vita di sessanta milioni di persone, mentre i membri del suo Governo, sempre che mai l’abbiano fatto, non si adoperano più per fare il bene di tutti, ma solo per “proteggere e servire” il loro supremo leader, vestendo a giro, i panni dell’Avvocato del Diavolo. Se non fosse che le sue auto-imposte velleità di Statista verrebbero meno e se non fosse che senza alcun Lodo Alfano, Legittimo Impedimento, Prescrizione o Processo breve, le possibilità di vederlo condannato siano cresciute enormemente (impedendogli così, in un giorno non troppo lontano, di vedersi intitolare questa o quella Piazza cittadina e di saziare la propria spropositata vanità), gli direi: “Caro Silvio, adesso basta! Dimettiti, ritirati ad Antigua, a Panama, alle Bermuda, alle Cayman, o dovunque tu preferisca e lascia ad altri, il pesante fardello di “ridar luce” alla Patria, ridotta oramai, ad un truce ed immondo bordello”…

Popolo Tunisino. Alla fine, nonostante tutto, il sopruso e la repressione dovranno per forza render conto alla sete giustizia e alla fame di libertà di un intero popolo. Dopo gli anni di dittatura “dolce” cui è stato costretta, la Tunisia s’è “infiammata” reclamando il rispetto del proprio “diritto alla Democrazia”. Per l’Autorità sfacciata ed insolente, la “guerra del pane” – già ribattezzata “intifada dei Ciclamini” – è giunta improvvisa ed inattesa e così come una scintilla accende la polveriera, è riuscita ad infiammare gli animi desolati della gente (troppo a lungo piegata ad un infausto Status Quo) e a mostrare al mondo le condizioni di vita senza di dignità, cui Zine El Abidine Ben Ali l’aveva costretta. Tutto, mentre arricchiva sé stesso e le proprie amicizie “interessate”. Quanto raccontato dalla cronaca rappresenta nel contempo, anche il fallimento della ragionata “cecità” dell’Occidente, che parlando di diritti, solidarietà, ed equità, troppo a lungo ha accettato come proprio interlocutore un criminale come tanti, al vertice del Potere. Non c’entra la Religione, non c’entrano gli scontri di civiltà, si tratta solamente del desiderio di guardare al domani, senza ulteriore rassegnata disperzione. L’esempio Tunisino non resterà solo; mentre in Africa l’Algeria e l’Egitto già ne seguono l’esempio, nel Vicino Oriente si volge lo sguardo alla Giordania, al Libano, allo Yemen, all’Arabia… Come dire: “la prima tessera del Domino è caduta. Ora non resta che stare a guardare come proceda il suo percorso”. Allo scempio sociale ed economico insomma, alla disparità che “vale” sette vite e che crea un abisso tra “schifosamente ricchi” e potenti da un lato e scherniti ed affamati dall’altro, non si può rispondere che con la Rivoluzione… E quella che proprio adesso, sta “scrivendo” la Storia lungo la sponda meridionale del Mediterraneo, non può non esserne che il valoroso inizio.

O.N.U.  Il tempo passa e le questioni irrisolte aumentano. Oggigiorno, a più di 60 anni dalla sua creazione, l’Organizzazione si regge ancora sulla vetusta e “capricciosa” struttura verticistica decisa dagli Accordi di Yalta. Per questo, è tristemente ovvio, essa non trova spazio nella gestione degli “affari correnti” del mondo – scavalcata sempre più spesso dall’unilateralismo di singole Nazioni – e finisce per affondare sotto al peso della propria incapacità a rinnovarsi. Il disinteresse mostrato da alcuni Paesi, specie dai cinque Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza, restii a prendere atto del mondo che cambia e a riservare maggiore considerazione al nuovo Status Quo politico-diplomatico internazionale, che quotidianamente si consolida, dimostra la sua degenerazione, da fondamentale strumento di collaborazione, sostegno, crescita e sviluppo (tanto economico quanto e soprattutto sociale), a semplice “carrozzone burocratico” che si autoalimenta. Al di là di qualche sterile risoluzione, assunta nel corso delle Riunioni “routinarie” o durante l’Assemblea Generale (in cui di tutto si parla, ma in cui nulla di concreto si decide) l’Istituzione pare oramai destinata a rappresentare solo il punto d’arrivo e di partenza di grumi di Potere e di loschi interessi lobbistici. Gli esempi che ne dimostrerebbero l’elefantiaco immobilismo sarebbero innumerevoli. Se ci si limita all’attualità, è sufficiente guardare alla Somalia, lasciata al suo “mortal destino” assieme a tante altre realtà Africane, o al “buco nero” Israelo-Palestinese, dove le buone intenzioni, le promesse e le speranze, spariscono di solito, alla velocità della luce. Oppure basta “ascoltare” l’assordante silenzio che per ragioni di Geopolitica “spicciola”, ma di certo “tintinnante”, da decenni accompagna taluni Regimi dittatoriali, mascherati da “novelle Democrazie”, che proprio ora (come accade in Tunisia, Algeria, Egitto, ed Albania) stanno per crollare, sull’onda di un imprevedibile “tsunami popolare”. Se poi si vuol fare le cose in grande, si può sempre rammentare la Cina che “schiaccia” i dissidenti, che “soffoca” il dissenso e che nega i diritti umani; la Russia “spionistica” e mafiosa che soggioga gli amici e che annienta i vicini; o il Triumvirato Franco-Anglo-Americano perso tra scialbe “questioni di principio” e futili interessi particolari, senza più forza né vigore, nel Terzo Millennio che avanza spedito… Fame, Malattie, Guerre, ci sarebbe tanto da fare, eppure, purtroppo, tutto passa in secondo piano in quel tetro, cangiante e splendente Palazzo di Vetro, novello Mercato, ove “do ut des” è il verbo e dove l’intento ultimo e sovrano, resta solo e pur sempre, il vile denaro.

Corte Costituzionale. Al di là delle chiacchiere “interessate” di quanti si siano affannati a dipingerla come un covo di sovversivi comunisti, anche stavolta, la Consulta ha dimostrato d’essere l’ultimo baluardo Istituzionale esistente nel nostro Paese. In effetti, l’attesa sentenza sul “Legittimo Impedimento”, emessa il 14 Gennaio 2011, è già nella Storia perché cancellando di fatto, lo “scudo giudiziario” architettato dalla Maggioranza Parlamentare, ha “riacceso le polveri” alle vicende processuali del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che salvo altri inverecondi “exploit normativi ad personam”, dovrà nuovamente comparire innanzi ai magistrati, che scalpitano per portare a termine, finalmente, i procedimenti penali tuttora aperti, ma per l’appunto, sospesi per “Legge”. Riassumendo: chiamata a giudicare le questioni di legittimità costituzionale relative alla legge n. 51 del 2010, in materia d’impedimento a comparire in udienza del Presidente del Consiglio dei ministri, la Corte ha così deciso:

  • È illegittimo, per violazione degli artt. 3 e 138 della Costituzione, l’art. 1, comma 4, relativo all’ipotesi di impedimento continuativo e attestato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri;
  • È illegittimo, per violazione degli artt. 3 e 138 della Cost., l’art. 1, comma 3, nella parte in cui non prevede che il giudice valuti in concreto, a norma dell’art. 420-ter, comma 1, del codice di procedura penale, l’impedimento addotto;
  • Non sono fondate le questioni di legittimità costituzionale relative all’art. 1, comma 1, in quanto tale disposizione venga interpretata in conformità con l’art. 420-ter, comma 1, del codice di procedura penale;
  • Sono inammissibili le ulteriori questioni di legittimità costituzionale, relative alle disposizioni di cui all’art. 1, commi 2, 5 e 6, e all’art. 2.

Leggendola e rileggendola, quasi incredulo ma certamente grato, un barlume di legalità, di verità e di giustizia, pare esser giunto a rischiarar la vita ad un cittadino onesto come tanti… Ora, non resta che sperare nella Procura di Milano, che frattanto, si frega già le mani.

Sergio Marchionne, Amministratore Delegato di FIAT S.p.A., CEO di Chrysler Group LLC e Presidente di FIAT Industrial. In principio, in quella che appariva niente più che una “miracolisistica bazzecola”, i Politici Italiani, tanto di Destra quanto di Sinistra, si spellarono le mani a forza di applaudire il “Salvatore della Patria”, tornato dalla “Cattività Americana” giusto in tempo per salvare l’impero FIAT dal tracollo e di evitare in tal modo, l’azzeramento di svariate migliaia di posti di lavoro. Poi, giorno dopo giorno, tra promesse di rilancio, attese di sviluppo e sogni di successo, con gli occhi bassi sui conti e con le orecchie tese a Wall Street, giunse l’attesa “rivelazione”, dritta e tagliente, affondata nel cuore come solo una pugnalata a tradimento potrebbe essere: chiudere lo stabilimento di Termini Imerese e “rivoluzionare” il modello contrattuale di tutti gli altri (partendo da quello di Pomigliano d’Arco), accettando di conseguenza, come “male minore”, il riaccendersi di una contrapposizione dura e non collaborativa con quei Rappresentanti dei Lavoratori (vedi la FIOM-CGIL), restii a rinunciare a dei diritti conquistati in decenni di aspre battaglie e faticosi accordi. Di tutto ciò, il Referendum a senso unico imposto a Mirafiori, è solo una vile conferma; una vessazione ricattatoria, piuttosto che un modo democratico per cercare l’approvazione di quanti siano destinati a passare la vita sulla catena di montaggio di “Fordiana” memoria. Una “forzatura” illiberale e ingiusta, passata grazie all’accondiscendenza dell’Italico Governo e di taluni novelli “Sindacati Padronali” verso il decisionismo dell'”Americano”. In un mondo globalizzato dove si ragiona solo in termini di competizione e costi al ribasso, la parola d’ordine è produttività, sempre, ovunque e comunque. Non certezza, non etica, né solidarietà. Il “diritto al Lavoro” oramai, ha ceduto il passo ad un Lavoro fatto di “diritti negati”.

Forze Armate Italiane. Sebbene nessuno ami la guerra e le sue nefaste conseguenze, non si può cedere all’ipocrisia, voltando le spalle a chi della difesa della Patria abbia fatto lo scopo di una vita. Dalla Bosnia all’Afghanistan, passando per il Libano e l’Iraq. In ogni dove, in molti “quando”, i nostri soldati compiono il proprio dovere nel nome e per il bene dell’Italia, tornando a volte, cinti da un drappo Tricolore… “Sempre pronti a partire, sempre pronti a morire”, questo è il loro motto non scritto, che ne piega le sorti innanzi alla vile Ragion di Stato e alla Politica serva e menzognera di talune menti folli e disgraziate. Comunque la si veda: “Grazie ragazzi”!

Ignazio La Russa, Ministro della Difesa del Governo Italiano. “Chi per la Patria muor, vissuto è assai” risuonava coraggioso e fiero il “bel canto” d’un tempo ormai andato… Pur tuttavia, non dubito che di tale “assunto” Risorgimentale, oggigiorno, si possa fare volentieri a meno, specie quando ci si trovi a guardare oltre-confine, verso l’Afghanistan, che battaglia dopo battaglia continua ingordo, a chiedere nuovo sangue alla “meglio gioventù” Italica, in quella che guerra è e che guerra non può essere “per Legge”. Mentre stenta a placarsi l’eco delle polemiche, che tra Verità “mortificata”, ricostruzioni “ricostruite” e “menzogne ufficiali”, ha contrapposto in maniera tristemente grottesca il Ministero ed i Vertici Militari, dopo la morte dell’Alpino, Matteo Miotto, già si ode infausto e tetro un nuovo grido di “Silenzio”, che incupisce stonato, il principio del Nuovo Anno. Per non dimenticarli, per non scordare quanti siano stati immolati sull’altare dell’invereconda e infame Ragion di Stato, da chi dello Statismo ingannatore e ingrato fa un vanto politico e un ignobile puntiglio personale, rileggo piano i loro nomi. Non sono delle sterili e “protocollari” onorificenze postume a trasformare gli uomini in eroi, bensì il ricordo di chi, piegando la testa ed asciugando le lacrime, può giusto render grazie al sacrificio della loro vita…

Addendum: † 24-03-2012 Silvestri, Michele

Addendum: † 20-02-2012 Currò, Francesco

Addendum: † 20-02-2012 Messineo, Francesco Paolo

Addendum: † 20-02-2012 Valente, Luca

Addendum: † 23-09-2011 Di Legge, Massimo 

Addendum: † 23-09-2011 Frasca, Mario

Addendum: † 23-09-2011 Bucci, Riccardo 

Addendum: † 25-07-2011 Tobini, David

Addendum: † 12-07-2011 Marchini, Roberto

Addendum: † 02-07-2011 Tuccillo, Gaetano

Addendum: † 04-06-2011 Congiu, Cristiano

Addendum: † 28-02-2011 Ranzani, Massimo

† 18-01-2011 Sanna, Luca

† 31-12-2010 Miotto, Matteo

† 09-10-2010 Ville, Sebastiano

† 09-10-2010 Pedone, Marco

† 09-10-2010 Manca, Gianmarco

† 09-10-2010 Vannozzi, Francesco

† 17-09-2010 Romani, Alessandro

† 28-07-2010 De Cillis, Pierdavide

† 28-07-2010 Gigli, Mauro

† 24-07-2010 Callegaro, Marco

† 23-06-2010 Positano, Francesco Saverio

† 17-05-2010 Pascazio, Luigi

† 17-05-2010 Ramadù, Massimiliano

† 26-02-2010 Pietro Antonio Colazzo

† 15-10-2009 Ponsiano, Rosario

† 17-09-2009 Fortunato, Antonio

† 17-09-2009 Valente, Roberto

† 17-09-2009 Mureddu, Matteo

† 17-09-2009 Pistonami, Giandomenico

† 17-09-2009 Randino, Massimiliano

† 17-09-2009 Ricchiuto, Davide

† 14-07-2009 Di Lisio, Alessandro

† 15-01-2009 Forcucci, Arnaldo

† 21-09-2008 Caroppo, Alessandro

† 13-02-2008 Pezzulo, Giovanni

† 24-11-2007 Paladini, Daniele

† 04-10-2007 D’Auria, Lorenzo

† 30-09-2006 Cardella, Vincenzo

† 26-09-2006 Langella, Giorgio

† 21-09-2006 Orlando, Giuseppe

† 02-07-2006 Liguori, Carlo

† 05-05-2006 Polsinelli, Luca

† 05-05-2006 Fiorito, Manuel

† 11-10-2005 Sanfilippo, Michele

† 03-02-2005 Vianini, Bruno

 03-10-2004 Giovanni, Bruno