“In guerra, le considerazioni morali contano per i tre quarti, il rapporto delle forze reali solo per l’altro quarto”. Napoleone Bonaparte

Non avevo dubbi. In questi ultimi tempi, stretti nella morsa della crisi economica mondiale, pare proprio che la chiave per avviare la ripresa, passi per il commercio del Petrolio e delle armi, se non addirittura attraverso la strategia militare “applicata”.

L’ultima trovata in tal senso, ha accomunato la Russia di Vladimir Putin e del suo “allievo” Dmitrij Medvedev, al Venezuela pseudo-Rivoluzionario di Hugo Chávez.

I due Paesi, stringendo ulteriormente l’ormai pluriennale patto di collaborazione economica, si sono accordati per dar vita ad un consorzio destinato allo sfruttamento dei vasti giacimenti petroliferi sul delta dell’Orinoco. In particolare, la collaborazione riguarderà il cosiddetto “blocco Junin 6”, che si ritiene possa produrre – una volta a regime – circa 450.000 barili di greggio al giorno.

Il contratto stipulato ha un valore di 1 miliardo di Dollari – anticipando investimenti previsionali di circa 20 miliardi – sarà operativo per i prossimi venticinque anni e vedrà come protagonisti la Venezuelana azienda di Stato PDVSA (al 60%) ed  alcune grosse compagnie vicine al Governo di Mosca, ossia Rosneft, Gazprom, Lukoil, TNK-BP e Surgutneftegaz (al 40%).

Ciò rafforza il “peso internazionale” dello Stato Sud-Americano, quinto esportatore di greggio al mondo e membro molto influente dell’OPEC.

Se ciò non fosse abbastanza, per turbare le “anime pie” dei Governi Occidentali, la cooperazione commerciale tra Mosca e Caracas ha riguardato anche gli armamenti.

Già alcuni mesi fa, l’invito rivolto ad usare le basi Venezuelane, come scalo per i bombardieri tattici Russi TU160, mise in allerta il mondo intero. Ora pare che diverse batterie di terra-aria S300 verranno installate sul territorio del Paese Caraibico, per la somma felicità degli U.S.A. e della confinante Colombia. Si noti, che una partita di missili dello stesso tipo – destinata all’Iran – sia stata recentemente bloccata dal Mossad a bordo della nave mercantile Arctic Sea, sulla quale era stata segretamente stivata.

Il Presidente Venezuelano non ha fornito dettagli sulle armi acquistate, ma è noto che negli ultimi anni abbia investito 4 miliardi di dollari per allargare il proprio arsenale, che comprende – tra l’altro – 24 aerei da caccia Sukhoi Su-30, numerosi elicotteri e 100mila fucili d’assalto Ak-47. A buon punto è anche la trattativa per la fornitura di 100 carri armati T-72 e T-90.

Insomma, come se non bastassero le guerre in Iraq ed Afghanistan, le crisi diplomatiche con Nord Corea ed Iran, l’anarchia in Somalia, è stata accesa una nuova miccia sulla polveriera globale. E continuano a parlare di pace… C’è davvero da stare tranquilli per il futuro!

¡Que viva la revolución!

D.V.