In una Società come la nostra, che deve essere continuamente educata ed indirizzata al rispetto dell’ambiente, capita che spesso ci si trovi di fronte a delle strane eccezioni.

In effetti, ci hanno insegnato che le discariche producano il Percolato, che gli inceneritori immettano la Diossina nell’atmosfera e che l’olio da cucina esausto, inquini le falde acquifere al pari di quello sintetico, usato dai motori a scoppio.

Ma allora come mai ha preso piede la moda “fica”, della macchina per espresso a capsule? Avete presente? Un tuttuno di plastica o alluminio e residui bruciacchiati da buttare, si, ma da smaltire come e dove?

Ciò accade contestualmente alla pubblicazione di studi (reperibili su Internet), diretti all’ottenimento di energia pulita e antiossidanti dai fondi del caffè.

Dovremmo risparmiare le limitate risorse disponibili e riciclare l’usato, ed invece ancora una volta, si progettano nuovi mezzi destinati probabilmente, a causare ulteriori danni.

A quanti ribattono, affermando che sia un falso problema, vorrei far notare:

1) E’ provato che i residui del caffè siano un rifiuto organico ad alto impatto ambientale, poiché rilasciano sostanze aromatiche edoleose, non presenti in natura. Gettarli nell’umido non è dunque la soluzione ideale.

2) Il riciclaggio delle capsule in alluminio risulta antieconomico, essendo indispensabile separare caffè e metallo, con un processo di asciugatura ed aspirazione che “spreca” energia.

3) Le capsule in plastica, essendo fatte di PoliPropilene, non sono riciclabili come le bottiglie in PET usate per l’acqua, ed usualmente vengono incenerite.

4) In Germania e Svizzera, pare che una nota multinazionale abbia predisposto numerosi punti di raccolta delle capsule, a costo zero per i clienti. Lo si faccia anche in Italia.

Comprendendo l’ostilità che produttori, rivenditori, pubblicitari e parte dei consumatori, possano dimostrare verso le mie osservazioni, ma tant’è. Il problema di fondo, non è certo la Caffeina…

L’unica via per cessare di lerciare il nostro Pianeta, non è la discarica, né l’incenerimento, quanto piuttosto, la riduzione dell’uso di imballaggi, ed il consumo di prodotti più “ecologici”.

D.V.