Il "Giusto Processo" secondo Silvio Berlusconi.

“È pericoloso dire al popolo che le Leggi non sono giuste, perché obbedisce proprio per il fatto che le crede giuste. Perciò bisogna dirgli al tempo stesso che deve obbedire loro perché sono Leggi, così come deve obbedire ai superiori non perché sono giusti, ma perché sono superiori”. Blaise Pascal

Devo ammetterlo…

Sarei ben lieto di farne a meno, ma non v’è giorno donatomi da Dio (o da chi operi in sua vece) in cui non tenti di soddisfare l’amletico dubbio che mi rabbuia i pensieri: quanto durerà ancora?

O più nello specifico: per quanto tempo dovremo subire questa deriva populista della Politica, che persevera ad ingannare le menti e ad allontanare gli sguardi, con la sua soverchiante prepotenza e con un’indubbia e sfacciata impudicizia?

Il più delle volte, la risposta che mi do è: dipende! Dipende dal momento in cui verrà meno la figura di Silvio Berlusconi, in qualità di uomo delle Istituzioni, che con la sua ingombrante presenza ha di fatto messo un freno all’incedere, per la verità mai spedito, della nostra Storia Repubblicana.

Forse si tratta di un puro caso, tuttavia, fatti due conti, il nostro Paese non è per niente dissimile da quel che era in quel lontano e infausto 1994, allorché – rimasto senza appigli in un Parlamento travolto dalla piena di Tangentopoli – l’uomo di Arcore scelse d’intraprendere “motu proprio” la strada che conduceva dritti a Palazzo Chigi.

Si, sarà un caso, per quanto inconcepibile, ma è la realtà dell’Italia contemporanea: di fronte al divenire degli eventi che scandiscono gli incontri di “Palazzo”, al popolo non resta altro che un destino di rassegnazione e dileggio, che si accompagna ad un incedere quotidiano fatto di “testa piegata” e bastonate, sicuro che mai nessuno si prenderà la briga di risolvere i suoi problemi, veramente e definitivamente.

Senza partire da posizioni preconcette, un’unica certezza gode dell’indiscutibilità assiomatica: si nasce, si “vivacchia” e si muore, sempre con lo stesso ritornello. Un sottofondo “stonato” e fastidioso di Contrapposizione Istituzionale, di conflitti d’interesse e “Leggi ad personam”, che partendo dallo scontro tra Poteri dello Stato, finisce in un calderone fatto di grandi progetti di riforma, di belle parole e vuote promesse… Insomma, in fin dei conti, delle solite menzogne da quattro soldi.

Conscio dello scellerato presente, se volgo gli occhi al passato più prossimo, mi accorgo con amarezza, come il trascorrere di anni interminabili e cupi abbia via via “affossato”, anzi seppellito, ogni auspicio di cambiamento di questo “Sistema incancrenito”, che per la generazione prossima ai “quaranta” era nato sulla scia dell’entusiasmo giustizialista e giustamente forcaiolo di “Mani Pulite”.

Come fossero tante onde del mare, che abbiano mostrato la propria inconsistenza una volta raggiunta la riva, ogni ideale inneggiante ad una nuova Italia, più onesta, più giusta, più equa, più seria e sincera, è andato perdendosi, per via mediata o più spesso “immediata”, sulla scia del Berlusconismo imperante.

In tutto ciò, il più delle volte, i cittadini sono rimasti fermi a guardare, senza reagire, disposti com’erano ad accogliere e ad accettare chi profetizzava miracoli, sicurezze e nuovo benessere e a perdonare anche il più eclatante dei fallimenti politico-programmatici.

Già, gli Italiani… Sempre fermi a riflettere; fermi a dubitare; fermi a “limare” gli effetti dell’inquietudine; fermi a protestare in girotondo; fermi ad aspettare un’Opposizione già “abortita” prima di nascere; fermi ad ascoltare, a discutere come Guelfi e Ghibellini, le odiose declamazioni di un pluri-indagato contro la Magistratura.

Gli Italiani… Incapaci di prendere atto definitivamente e “senza sconti”, che da un Vertice inaffidabile e truffaldino non ci si possa aspettare un bel nulla, per colmare le infinite mancanze economiche e sociali della nostra società. Incapaci di dire basta, incapaci di fare opposizione, affinché quel che non piace, non accada più.

La vita non dovrebbe essere un’attesa indefinita ed indefinibile, per qualcosa di nuovo che vada oltre ogni vuota speranza, falsa fiducia ed interessato ottimismo. La vita ha bisogno di concretezze, di pragmatismo e soluzioni. Al contrario, lungo la Penisola, la vita sa di nulla… L’inconcludenza di chi amministra il Potere ha reso i cittadini delle anime dannate, disegnate in ordine sparso in uno spento ed allegorico acquerello del Limbo Dantesco

Non occorre avere tessere di questo o di quel Partito, esser Liberali o Socialisti (sempre che certe “etichette” abbiano ancora un senso compiuto), né serve sentirsi padroni delle proprie idee, quando nessun interlocutore sia disponibile ad ascoltare.

Al massimo, oggigiorno, la differenza che conta è quella di essere, o meno, amico del “Dominus”…

Il mondo ci osserva è si fa una grassa risata. Il mondo ci osserva e ha una sola certezza: “Italiani, popolo di burloni idioti”. Eppure, io non mi rassegno. Io non ci sto! Non mi rassegno ad affidare ad qualcun altro il mio domani, ad essere annoverato tra i collusi, gli asserviti, i distratti e i rassegnati.

Voglio che i cocci di ciò resta di questo Stato “decadente” siano tenuti insieme e rinsaldati.

Guardando come vanno le cose, mentre la perseverante gestione personalistica dell’Autorità è divenuta un vanto e la delegittimazione di ogni voce dissenziente un dovere Ministeriale, ritengo sia giunta l’ora di un repentino “passaggio di consegne”…

Non occorre esser dei paladini della Rivoluzione, per esigere un cambiamento e dire basta ad un modo di governare che dell’annuncio e dello slogan fa la propria strategia politica, meretrice e a buon mercato e che ha reso gli scranni Parlamentari null’altro che una sfilata di ossequiosi, riverenti e “cotrattabili Signorsì”.

Né serve essere dei pericolosi e sovversivi Reazionari, per vivere nell’attesa che a fronte di un oltraggioso scempio della Democrazia – o di quel che ci hanno insegnato esserlo – non sia ancora giunto un Colpo di Mano, in grado di restituire il giusto significato alle cose e ai Valori condivisi. Mettiamola su questo piano, solo: se è vero che “il fine giustifica i mezzi”, al cospetto di una Patria oltraggiata e morente, è lecito chiedersi su quale bandiera, certe indomite “nere divise di rosso bordate” abbiano mai giurato…

In chiunque abbia un benché minimo concetto di Bene Comune, cresce lo sprone, l’incoraggiamento e l’approvazione, verso quanti con l’arma della spada, mettano una pietra tombale su un’epoca disgraziata, in cui la menzogna di Stato fatta “verbo”, lasci finalmente il passo ad una nuova era di rinascita illuminata

Non posso credere che questo sterile “regno”, privo di qualsivoglia valore etico e morale, incapace di evitare il tracollo economico nazionale sia quanto di meglio ci si possa aspettare e neppure che vi siano Rappresentanti delle Istituzioni, al di fuori del Potere Giudiziario, ancora disposti ad accettare l’attuale situazione politica “deviata”.

Non voglio credere che la scelta di disarticolare lo Stato, di scardinare l’Autorità e di manovrare impunemente l’opinione pubblica stia bene a chi dello Stato sia l’ultimo “baluardo” di difesa…

Se leggo i fatti della cronaca recente e se rammento il recente discorso del Presidente del Consiglio in tema di Riforma delle Giustizia, in cui ha chiarito al mondo di averlo in mente sin dal primo giorno in cui vestì i panni di Presidente del Consiglio, è come tornare sul “frame” di un film già visto, che parte dal giorno della sua proverbiale “discesa in campo”…

L’interesse di uno, mortifica ed ignora quello generale.

E’ per ragioni come questa, che affannarsi a sperare che dal “buco nero” della Politica Governativa possa venir fuori un raggio di luce, è tempo perso. E non solo perché le Leggi della Fisica ci condannano in partenza e senza appello…

E per ragioni come questa che il Governo in carica, per quanto pienamente legittimato dalle urne, non saprà mai cosa voglia dire operare per il bene di tutti.

Come sarebbe bello se Ministri, Vice-Ministri e Sottosegretari la smettessero di mostrarsi come passacarte e scribacchini; come sarebbe bello se anziché scatenare guerre mediatiche e baraonde demagogiche, essi prendessero sul serio i problemi dei lavoratori, degli studenti, delle famiglie, dei diseredati. Già, come sarebbe bello…

La Storia m’è testimone. Se è vero che la Riforma della Giustizia sia la prima questione da affrontare, perché “è quello che gli Italiani chiedono”, non si può prescindere dalla revisione dell’art.102, comma II, della Costituzione

Da cittadino, da elettore, da uomo libero, che non si vende e che non cede ai facili “condizionamenti”, quel che voglio è che tutti coloro che si siano “compromessi” con Silvio Berlusconi, tanto a Destra, quanto a Sinistra, siano condotti innanzi ad un Tribunale Speciale del popolo, affinché ne siano giudicati gli intenti dissolutori dell’Ordinamento Statuale. Altro che Repubblica Giudiziaria…

Dopodiché, ai posteri il giudizio storico sulle pretese d’indiscusso Statista che gli annebbiano la vista e sulle velleità da Primate dell’Infallibilità che ne condizionano le decisioni.

Dopo tutto è risaputo, alle “future generazioni” anche il peggior tiranno o dittatore riesce a regalare illusioni di “carattere indomito e incompreso” dalle doti carismatiche, affascinanti ed ammaliatrici, ma non per questo meno false e deleterie…

Forse è un caso… O forse è che a Sua Maestà la Storia, impeccabile bibliotecaria sempre pronta a render conto dei fatti, nel nome di Verità e Giustizia, fa da contraltare il Tempo, grande maestro, ma dalla memoria corta, che per sua somma sfortuna, finisce sempre per uccidere tutti i propri allievi.

D.V.