“Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum”. Publio Flavio Vegezio Renato

Tranquilli! La peggiore crisi economica a memoria d’uomo, sta per finire!

O almeno questo è quel che traspare, stando alla “rinascita commerciale” dell’industria bellica, ovvero di un settore che assieme a quello degli stupefacenti se la gioca alla grande, nella statistica del “mercato” più abbietto dell’umanità.

E’ infatti cronaca recente, se non addirittura “corrente”, che numerosi Paesi siano tornati a siglare importanti e remunerativi accordi per la vendita, lo scambio, la ricerca e lo sviluppo di tecnologie militari da qui ai prossimi anni.

E se da un lato ciò ha rimesso in moto a pieno regime, un pezzo dell’Economia che sotto sotto “lavora” sempre, dall’altro ha assestato un duro colpo alle aspirazioni affatto bigotte di Pace e di pacifica convivenza tra i popoli, proprie di noi miseri cittadini del mondo.

Ad aprire la partita è stata l’Amministrazione Statunitense – guidata dal fresco Premio Nobel per la Pace, Barack Obama – che per mano del Segretario alla Difesa, Robert Gates, ha concluso un accordo per complessivi 6,4 miliardi di Dollari, per la vendita a Taiwan di armamenti di ultima generazione, destinati soprattutto alla difesa del suo territorio, dalla sempre più pressante ed ingombrante minaccia della vicina Repubblica Popolare, che storicamente reclama i propri diritti sovrani sull’isola “ribelle”.

La mega-fornitura riguarda numerosi Elicotteri UH-60 Black Hawk e AH-64D Apache, il sistema antimissile Patriot PAC3, ed alcune Navi Cacciamine. Restano invece esclusi, per il momento, i mezzi prettamente destinati alla guerra d’attacco e specificamente richiesti da Taipei, ossia gli aerei da caccia F16 Falcon, le Fregate dotate del sofisticato sistema Aegis,ed almeno un paio di sottomarini (convenzionali). Neppure il tempo che le agenzie diffondessero la notizia, che è giunta la durissima presa di posizione Governo Cinese, che dicendosi “fortemente indignato”, ha annunciato sicuri risvolti negativi sugli accordi economici – quelli in essere e quelli in programma – firmati con gli Stati Uniti. Non si esclude poi, che la visita a Washington del Presidente Hu-Jintao, prevista per il prossimo Aprile, possa saltare per “ripicca diplomatica”.

Per rimanere in ambito sino-americano, la FBI ha arrestato sull’isola diGuam, un uomo con passaporto Taiwanese, Yi-Lan Chen – meglio conosciuto come “Kevin” Chen – con l’accusa di aver tentato di esportare illegalmente, delle merci destinate al programma missilistico Iraniano. Lo ha reso noto il Procuratore Federale Jeffrey H. Sloman, capo del Distretto Giudiziario della Florida del Sud che ha guidato le indagini. Secondo l’accusa, l’uomo (che rischia vent’anni di carcere) avrebbe facilitato l’esportazione di particolari merci e tecnologie, definite “dual use goods”, che per le loro caratteristiche intrinseche possono essere “riciclate” per scopi militari ed aerospaziali e che pertanto, per essere commercializzazione all’estero, devono essere autorizzate dalle Autorità U.S.A..

Già, l’Iran“Come lo metti, lo metti male”! Soffocate nel sangue le proteste dell’onda verde, il regime degli Ayatollah continua a sfidare la sorte, portando avanti all’unisono il proprio programma nucleare strategico e quello missilistico, attraverso l’aiuto garantito (illegalmente) da Cina e Corea del Nord. La ferma contrarietà di Pechino – in seno al Consiglio di sicurezza O.N.U. – all’inasprimento delle sanzioni economiche contro Teheran, la dice lunga in proposito. Nel frattempo Israele “resta alla finestra”, voglioso di mettere una pietra (tombale) sopra alle serie minacce legate ai proclami diKhamenei e di Ahmadinejad. D’altronde non è più un segreto, che i suoi bombardieri continuino a “scaldare i motori” nell’imminenza di un ordine d’attacco che fortunatamente tarda a venire, visti gli innegabili ed incerti risvolti politici ed economici che un’azione armata, seppure risolutiva, comporterebbe a livello Planetario.

Dall’altra parte del globo, nella vana attesa che il Cremlino chiarisca una volta per tutte la storia del mercantile Arctic Sea e del suo carico di armi, il vecchio “Orso Russo” non ha perso tempo.

In effetti, senza dimenticare il mega-accordo da 4 miliardi di Dollari concluso giusto lo scorso anno, con il Venezuela del “rosso dittatore” Hugo Chávez, né la fruttuosa cooperazione avviata da qualche anno in campo aeronautico con l’India, nella ricerca della tecnologia “Stealth”, Mosca ha pensato bene di rinsaldare i rapporti d’affari con un vecchio cliente – desideroso di “svecchiare” il proprio arsenale, che sconta gli anni dell’embargo internazionale da poco concluso – ovvero la Libia del colonnello Muammar Gheddafi.

Artefice dell’iniziativa è stato il plenipotenziario Primo Ministro Russo Vladimir Putin, appoggiato dal Presidente Dmitrij Medvedev.

Il recente accordo bilaterale, dal valore di circa 2 miliardi di Dollari, prevede la fornitura di almeno un paio di sistemi di difesa antiaerea S-300, di una ventina di aerei (Sukhoi-35 e Sukhoi-37), di alcune dozzine di carri armati T-90C e di numerose altre armi “leggere” (mitragliatori, lanciagranate, ecc. ecc.).

Venuto a conoscenza dell’evento, non posso negare che mi sia sorto un dubbio amletico. Non sarà che i denari “gentilmente offerti” al Governo di Tripoli, per chiudere la pluridecennale diatriba sui presunti danni di guerra e d’occupazione – ed elargiti a piene mani dallo Stato Italiano, per volontà diSilvio Berlusconi – siano impunemente girati al compagno Putin per “speculare” sul mercato delle armi, anziché impiegati per alimentare lo sviluppo?

Se così dovesse essere, sarebbe davvero arduo giustificare al contribuente Italiano le ragioni di un “regalo” da 5 miliardi di Dollari – ripartito guarda caso in un “ventennio” – che oltretutto finirebbe per ritorcersi contro di lui, visti i rischi legati alla presenza “sul confine” di un Paese armato di fresco fino ai denti, sempre pronto alla provocazione, sprezzante dei valori Democratici e che a parte i sorrisi di circostanza, guarda al popolo Tricolore con gli occhi pieni d’odio e di rancore.

Per quanto concerne l’Italia, è indubbio che il viaggio in Israele del Presidente del Consiglio e di una folta delegazione di Ministri al seguito, abbia portato – a parte i convenevoli di rito, ed i reciproci scambi di stima e riconoscenza – alcuni importanti accordi nel settore degli armamenti. Al momento, a quanto pare, è data per scontata la partecipazione dell’Alenia Aermacchi, con il proprio velivolo M346, ad una gara per la fornitura di 40 aerei da addestramento. Il valore stimato si aggirerebbe sul miliardo di Euro. Per il resto invece, vige il riserbo più assoluto.

Buttando un occhio sulle vere aree “calde del mondo”, ed in particolare sul fronte Afghano, Iracheno e Pakistano, sembra non esserci niente di nuovo. Come dire: continuano gli assalti degli “insurgents” contro i “Pacificatori” stranieri; continuano le “stragi telecomandate” qua e là lungo le strade; continua la caccia senza quartiere (?) ad Osama Bin Laden

Insomma, si assiste al solito circo mediatico, mentre impera una disgustosa Economia di guerra che arricchisce i soliti noti e che affama, o peggio ammazza, la povera gente.

Visti i presupposti, non ho dubbi che si continui a sbandierare il pericolo terroristico legato alla “rete del terrore di Al-Qaeda”, per tenere in piedi l’instabile e stantio “status quo” – che garantisce biecamente l’attuale Sistema Geo-politico – nella certezza che il semplice spostamento di un pezzo farebbe crollare l’intero mosaico internazionale, (al di là di ogni velleità diplomatica) e che ciò consenta di conservare indefinitamente una vantaggiosa “deriva monetaria”, in favore degli interessati “professionisti della guerra” e probabilmente di parecchi “detentori del Potere”.

Come giustificare altrimenti, un Sistema a cui stia bene che le due Coree restino divise dal 1953 lungo il 38° Parallelo (unite solo dai reciproci cannoneggiamenti lungo il confine, che saltuariamente si scambiano “in amicizia”)? A cui stia bene che gli Israeliani ed i Palestinesi si massacrino vicendevolmente? O che accetti di buon grado che l’Africa cuocia a fuoco lento, a causa di conflitti tanto sanguinosi quanto dimenticati?

Un Sistema che nulla fa per risolvere la questione Cecena, quella Osseta, quella del Sahara Occidentale o quella Tibetana e che si guarda bene dal risolvere il “cancro” del contrabbando di materiale bellico che gravita attorno dallo Stato “fantasma” di Transnistria.

Sembrava fosse ormai Storia, che le Nazioni del mondo si sfidassero nella “corsa al riarmo”, ma non era così. Sembrava fosse Storia che il mondo finisse per essere diviso in “aree d’influenza” delle Super-potenze, ma non era così…

E’ verità che fintantoché l’umanità si trovi a vivere una “Pax romana”armata, chiamando “eroi” dei “macellai dei popoli” come Alessandro Magno, Giulio Cesare, o Napoleone Bonaparte, non possa che prepararsi a piangere… Per uno Tsunami di guerre.

“…Army green was no safe bet...”.

D.V.