Le tre età.GiorgioneLa vecchiaia è lo sguardo degli altri, che t’incolla al tuo destino senza futuro”. Jean Améry

Chi lo penserebbe mai? Si, chi mai al principio del tutto penserebbe di nascere, crescere, farsi una famiglia, avere dei figli e pian piano invecchiare fino a morire? Ma facciamo un passo indietro…

In Italia, tanto tanto tempo fa, quando l’espressione Stato Sociale non era ancora una “bestemmia”, l’unica incombenza dei nostri cari e saggi anziani – terminata la propria carriera lavorativa – era quella di godersi gli agi di una pensione serena, tranquilla e sicura, nella certezza di aver compiuto il proprio dovere verso la comunità e verso il proprio Paese.

Intorno a loro, una famiglia premurosa ed unita – che rendeva più lieto il trascorrere delle ore un po’ monotone e malinconiche – un Sistema Sanitario pronto ad allentare i cordoni della borsa ad ogni minimo “doloretto”, ed un Ufficio Postale di fiducia dove ritirare mensilmente il sacrosanto assegno.

Poi, la tempesta…

Anno dopo anno, Governo dopo Governo, i nostri nonni si sono trovati da soli contro il mondo. In effetti: la scomparsa dei valori familiari li ha ridotti ad un “peso” da metter via e di cui ricordarsi all’occorrenza, o magari ogni 2 Ottobre, in occasione della discutibile Festa dedicata loro; gli artefici della devastazione del bilancio Statale, facendone una delle cause del problema, li hanno additati come privilegiati fruitori dell’eccessivo diritto alla pensione e ad ogni Legge Finanziaria paventano loro l’ipotesi di un ticket per prestazioni sanitarie di base; il valore del proprio “gruzzoletto” tende ormai allo zero. Insomma, dopo una vita di lavoro, non possono che condividere la personale disperazione, con le schiere di giovani nipoti disoccupati e senza futuro…

In tutto questo marasma, si rinvia all’infinito una seria riforma del Welfare State e si preferisce mettere in atto una Sanatoria migratoria per colf e badanti. Dov’è il legame? Prescindendo dalla ragione “umanitaria” di facciata – il sostegno alla terza età – è evidente che spendendo parte della pensione per pagare i servizi di nuovi lavoratori (anziché per spassarsela, consci della funzionalità di un efficiente Servizio Sanitario Nazionale) l’Erario e la Previdenza Statale ne beneficino enormemente. Di fatto, mentre si riduce l’onere finanziario “sterile”, grazie all’assistenza “privatizzata” si può contare su nuovi introiti legati al prelievo dal reddito degli stranieri regolarizzati, che tra l’altro, essendo normalmente domiciliati presso l’abitazione di un dato cittadino, sono anche facilmente controllabili.

Bingo! Ed intanto l’Italia si popola di etnie varie e variegate, che – è inutile nasconderlo – alimentano la tensione sociale. La cronaca parla da sé.

Ma chi l’ha detto che lo Stato debba funzionare come un’Azienda, riducendo i costi ed incrementando gli utili? Chi lo dice che lo Stato debba appianare i conti privando la gente di quei servizi essenziali, guadagnati a forza di lotte sindacali (per lo meno quando i Sindacati funzionavano davvero…)?

Già! Lo afferma qualcuno che, vestendo i panni di un Robin Hood al contrario, anziché eliminare alla radice il problema dello “scambio clientelare politico ed economico” – che si alimenta e cresce sulle spalle degli Italiani – preferisce “tagliare” diritti sociali acquisiti e figli della Storia e “vessare” il contribuente, colpendone bisogni e necessità, vantandosi poi dei propri successi di Statista!

Specchio, specchio delle mie brame… Bella storia, non c’è che dire!

D.V.