"La Giustizia". Milano, Palazzo di Giustizia.

“…C’è un problema di moralizzazione nella vita pubblica che deve essere affrontato con serietà e con rigore, senza infingimenti, ipocrisie, ingiustizie, processi sommari e grida spagnolesche. E’ tornato alla ribalta, in modo devastante, il problema del finanziamento dei partiti, meglio del finanziamento del sistema politico nel suo complesso, delle sue degenerazioni, degli abusi che si compiono in suo nome, delle illegalità che si verificano da tempo, forse da tempo immemorabile. In quest’Aula e di fronte alla Nazione, io penso che si debba usare un linguaggio improntato alla massima franchezza. Bisogna innanzitutto dire la verità delle cose e non nascondersi dietro nobili e altisonanti parole di circostanza che molto spesso, e in certi casi, hanno tutto il sapore della menzogna. Si è diffusa nel Paese, nella vita delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni, una rete di corruttele grandi e piccole che segnalano uno stato di crescente degrado della vita pubblica. Uno stato di cose che suscita la più viva indignazione, legittimando un vero e proprio allarme sociale e ponendo l’urgenza di una rete di contrasto che riesca ad operare con rapidità e con efficacia. I casi sono della più diversa natura, spesso confinano con il racket malavitoso, e talvolta si presentano con caratteri particolarmente odiosi di immoralità e di asocialità. Purtroppo, anche nella vita dei partiti molto spesso è difficile individuare, prevenire, tagliare aree infette, sia per la impossibilità oggettiva di un controllo adeguato, sia, talvolta, per l’esistenza ed il prevalere di logiche perverse. E così, all’ombra di un finanziamento irregolare ai partiti, e ripeto, al sistema politico, fioriscono e si intrecciano casi di corruzione e di concussione, che come tali vanno definiti, trattati, provati e giudicati. E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire, e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. I partiti, specie quelli che contano su appartati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’Aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro. E del resto, andando alla ricerca dei fatti, si è dimostrato e si dimostrerà che tante sorprese non sono in realtà mai state tali. Per esempio, nella materia tanto scottante dei finanziamenti dall’estero, sarebbe solo il caso di ripetere l’arcinoto “tutti sapevano e nessuno parlava”. Un finanziamento irregolare ed illegale al sistema politico, per quanto reazioni e giudizi negativi possa comportare e per quante degenerazioni possa aver generato, non è e non può essere considerato ed utilizzato da nessuno come un esplosivo per far saltare un sistema, per delegittimare una classe politica, per creare un clima nel quale di certo non possono nascere né le correzioni che si impongono né un’opera di risanamento efficace, ma solo la disgregazione e l’avventura. Del resto, nel campo delle illegalità, non ci sono solo quelle che possono riguardare i finanziamenti politici. Il campo è vasto, e vi si sono avventurati in molti, come i fatti spero si incaricheranno di dimostrare aiutando tanto la verità che la giustiziaA questa situazione va ora posto un rimedio, anzi più di un rimedioE’ innanzitutto necessaria una nuova legge che regoli il finanziamento dei partiti e che faccia tesoro dell’esperienza estremamente negativa di quella che l’ha preceduta…”. Bettino Craxi, Discorso alla Camera Dei Deputati, 3 Luglio 1992

Chi l’avrebbe mai detto? Già, chi avrebbe mai pensato che un giorno, mi sarebbe toccato lo smacco di dover citare le parole del più noto dei condannati, rei confessi, dell’era di “Tangentopoli”? Eppure, al cospetto del ripetersi degli eventi della Storia, non ho potuto esimermi dal rendergli una sorta di “onore delle armi” postumo… E a ciò mi limito, per sommo pudore di fiero cittadino e d’impavido elettore.

Ma facciamo un passo indietro.

Com’è ampiamente noto e documentato, le vicende dell’inchiesta “Mani Pulite” esplosero con tutta la loro dirompenza, in un giorno qualunque del Febbraio 1992, spiazzando di colpo, tanto la Politica pretenziosa e a buon mercato che allora “sedeva a Palazzo”, quanto l’Imprenditoria “rampante e catecumena” al suo servizio. L’intervento della Magistratura Milanese, volto a stroncare un fastidioso giro di “mazzette” ruotante attorno ad un noto Istituto per anziani, svelò, di lì a poco, il prevalente “modello del malaffare” o meglio – per dirla alla Di Pietro – il “Sistemone” che mandava avanti l’Economia locale e Nazionale.

L’intera Classe Dirigente Italiana, per un attimo, fu messa in ginocchio e noi tutti corremmo il rischio di ritrovarci a vivere in un Paese “normale”.

Attutito il colpo, mentre la Politica serrava i ranghi e i suoi Finanziatori si facevano più scaltri, nel giro di un triennio (tra il 1992 ed il 1994), il clamore pubblico dell’inchiesta e dei suoi arresti eccellenti, scemò pian piano (anche a causa dei mezzi d’informazione che, in preda ad uno pseudo “ravvedimento mediatico”, prima cominciarono a prendere le difese degli imputati e poi a guardare altrove).

Nonostante tutto, al cittadino rimase per gli anni a venire, la sensazione che qualcosa di buono fosse stato fatto e che l’Italia fosse cambiata in meglio, dopo aver “scoperchiato” buona parte del marcio che l’aveva soffocata nei decenni precedenti.

Maggiore Onestà negli affari pubblici e nelle vicende private; più Etica e Morale nei “coinvolgimenti” della Politica; accresciuta fiducia nella Giustizia; rinnovato valore della Verità (e soprattutto del dire la Verità). Questi erano i sentimenti diffusi tra quanti, all’epoca, venivano dipinti come “forcaioli” in cerca di facili vendette verso il Potere.

Anni in cui “avviso di garanzia” era la parola magica per “svuotare” i fetidi immondezzai che nascondevano gli intrighi di Palazzo – oltreché i legami incestuosi tra Politica ed Economia – e nei quali si assisteva gaudenti, in diretta televisiva dal Palazzo di Giustizia, alle “adunate sediziose” di giornalisti affamati dello “scoop” della vita. Tempi in cui i Tesorieri dei Partiti erano una sorta di Alibabà che alla parola magica aprivano i forzieri, per incamerare bustarelle e per prelevare, a discrezione del Vertice, somme illecite che in Lire contavano anche nove zeri…

Ed è proprio da qui che ripartiamo.

Potrei cominciare dicendo: “Lusi e la Margherita, Belsito e la Lega Nord… Ed è solo l’inizio. Signore e Signori, ecco a Voi: Mani Pulite – Atto II. Quando il leader (di partito), non poteva non sapere”. Eppure, se così facessi sarei immancabilmente scavalcato dall’attualità in divenire, che racconta di “pulizie” in atto, di espulsioni eccellenti e salvacondotti sospetti, ecc. ecc.

Oggigiorno, mentre il malessere sociale cresce e si amplifica, sull’onda della Crisi Economica Recessiva, la sensazione è assai diversa. Quel che appare una certezza, in sé triste e contraddittoria, è che in realtà non si sia scalfito alcunché e che in fondo, quanto fosse sia rimasto tale e quale. Un’idea che getta nello sconforto quanti avessero riposto nuove speranze nel proprio futuro e in quello dell’intera Nazione. Beh, ciò non è, non può essere, né sarà e il dolore del momento non deve indurre al pessimismo, o peggio alla rassegnazione. La rinnovata unità di un popolo, nel nome dell’odio verso chi si sia preso gioco di esso, è la chiave di volta per fare in modo che l’impunità veda finalmente concludere il proprio “regno”.

“Avvinghiato” alla riconoscenza verso quel “Pool di Milano”, che nonostante tutto tentò di far pulizia, io non ho dubbi che l’Italia stia vivendo suo malgrado, la fine del “ciclo ventennale” iniziato con l’arresto del “mariuolo” Mario Chiesa e rimasto sospeso, quasi congelato, con l’avvento di Silvio Berlusconi sulla scena della Politica Italica. Dopo vent’anni insomma, per causa altrui o per demeriti propri, il nostro Paese non è “schiantato” definitivamente, ma si ritrova alle prese con problemi e questioni già affrontate e lasciate irrisolte, per le pure ragioni di comodo di tanti, troppi qualcuno… Quelli che, solo recentemente, abbiamo imparato a chiamare “casta”.

Comunque la si veda, la cronaca quotidiana lo dimostra: messo da parte, per forza o per scelta, l’anomalia berlusconiana, ecco, “lampante come un flesh fotografico, che il legame tra gli eventi del 1992 e gli accadimenti contemporanei dell’A.D. 2012, si palesa in modo sbalorditivo.   

Che si creda o meno alle coincidenze, incredibile ma vero, oggi come ieri, mentre le tempeste finanziarie scuotono i Mercati, assistiamo allo “sbando” economico e sociale dello Stato, aggravato dal “recinto normativo-finanziario” eretto dall’Europa delle Banche. La Costituzione e la Democrazia sono state sospese “de facto” da un “Golpe Bianco”, al di là delle facili retoriche interpretative, mentre un Governo Tecnico privo di qualunque legame con l’elettorato, a dispetto del Principio della Partecipazione, impera ed imperversa nell’intento di evitare il “Tracollo Nazionale”, sporcandosi le mani in talune riforme opinabili (quella del Lavoro e dell’Art.18, su tutte) e sulla cui priorità rispetto ad altre, si potrebbe discutere una vita.

E mentre la gente stringe la cinghia, lascia l’auto “a secco” parcheggiata in garage, vede svanire uno dopo l’altro il Lavoro, la Pensione e l’Italico sogno di una casa di proprietà, un immondo contorno fatto di storie oscure e “multicolore” di rimborsi elettorali abusati, abusivi e finanche “eversivi”, di finanziamento illecito dei partiti e di altri reati, vari ed eventuali, s’intrecciano e si assommano, giorno dopo giorno, innanzi ai suoi occhi spaesati, ma sempre meno disposto a fare spallucce di fronte alle ruberie dei propri Rappresentanti Istituzionali.

Ora come allora, tutti i Partiti, legati agli scandali o meno, nuovi o riformati che siano, non hanno ancora compreso d’esser già “morti”, nell’impatto con l’ondata di sdegno popolare che li ha travolti. Dopo gli anni del famigerato “CAF”, sepolti gli ideali d’un tempo che fu, va di moda parlare di un ben più imbarazzante “ABC”, anche se ciò che resta, in fin dei conti, è sempre la stessa cosa: una vile spartizione di Potere, orchestrata alle spalle di un’impotente moltitudine di cittadini.

E ora come allora, mentre uno schieramento Parlamentare trasversale tenta di correre ai ripari, mettendo “toppe normative” di comodo, volte a limitare sia i “danni elettorali”, sia e soprattutto, le mosse degli Organi Giudiziari impegnati nella loro meritoria opera di demolizione del mai defunto “Sistema della Dazione Ambientale”, a far parlare, a smuovere le coscienze e ad infiammare gli animi, sono le sventure di “Margherite” secche, dai petali milionari, da un lato e l’approssimarsi della fine ingloriosa della Lega Nord (ovvero di chi era avvezzo a “sventolar cappi in Parlamento”, al grido di Roma Ladrona) dall’altro. 

Già, la Lega Nord. Cresciuta sulle ceneri del “Garofano” e dei suoi Alleati, pare averne voluto emulare le gesta. E così come fu per il Partito Socialista “Craxiano”, una forza politica fortemente radicata nelle Regioni Italiane più ricche e imprenditrici, trema e barcolla mentre il Codice Penale si apre e il suo padre carismatico si eclissa. E pensare che un datato slogan del “Senatur”, noto allevatore di “Trote Padane”, in tempi non sospetti così recitava: “‎Una forza politica che sia anche una grande forza morale”…

Riflessioni, ricordi e similitudini si rincorrono. Frattanto, prosegue “a perdifiato” anche la corsa contro il tempo e mai interrotta, verso una Riforma della Giustizia di stampo “piduista”. Che importa del ripristino del reato di falso in bilancio, dell’interruzione dei termini di prescrizione dei reati al momento del rinvio a giudizio, dell’ipotesi dell’esecutività delle sentenze dopo il primo grado di giudizio, della rivisitazione del Sistema Carcerario, o dell’inasprimento delle sanzioni in capo agli Amministratori Pubblici infedeli, che approfittino del proprio ruolo e del proprio Potere, a scapito della comunità. Laddove gli onesti siano dileggiati e bastonati; laddove i ladri siano tutelati, o ancor peggio, osannati; l’unica, inappellabile riforma, appare quella che fa un tutt’uno della Separazione delle Carriere e della Responsabilità Civile dei Magistrati.

Serve aggiungere altro? Dio non voglia, ma alla dimostrazione del teorema, o meglio, per completare il quadro, manca solo una pennellata intinta nel sangue di qualche nuova, vile e invereconda “strage di Stato”…

D.V.

Post Scriptum: Quando un ciclo si chiude, nel contempo, un altro se ne apre. E’ allora che s’impone il momento delle scelte: restare legati al palo delle false certezze, destinati a colare a picco assieme alla nave lasciata in balìa delle onde dalla codardia del proprio comandante, o buttarsi in acqua, per raggiungere una zattera alla deriva e remare poi, verso un approdo chiamato “rinascita”. Io ho cominciato a nuotare… Tu, invece, cos’hai deciso?


  1. avatar admin ha detto:

    Caro Filippo, è sempre con grande piacere che leggo le tue riflessioni e i tuoi articolati commenti ai miei scritti. Riguardo ai Partiti, credo non occorra aggiungere che dopo decenni di malgoverno, abbiano perso ogni possibilità di accampare diritti circa il “Finanziamento Pubblico” delle proprie spese e dei propri apparati. Per questo, a mio modesto parere, è necessario, financo doveroso, eliminarlo del tutto. E non solo perché con il Referendum del 1993 il Corpo Elettorale si espresse in maniera schiacciante in tal senso, ma anche in considerazione del fatto che un “investimento fruttifero” dei Capitali assegnati loro, stia a dimostrare la sproporzione e la “non necessarietà” dei fondi Statali. Solo azzerando questo “marciume” si potrà ripartire, in un giorno assai lontano, definendo un modo corretto e non corrotto, per rimborsare le spese sostenute in campagna elettorale, a fronte d’imprescindibili evidenze documentali e con limiti quantitativi strettissimi e non aggirabili. Comprendo che il rischio di un novello “Mr. B”, in grado di auto-finanziarsi e di prevalere su avversari squattrinati, sia sempre dietro l’angolo, ma ciò non mi fa cambiare idea circa l’opportunità di riportare il Sistema Partitico entro un ambito di Legalità, Equità e soprattutto Onestà, specie innanzi alle aspettative deluse, o peggio, annientate dell’opinione pubblica.
    D’altro canto, sono pienamente d’accordo con la tua visione di una “Costituzione ineguagliabile e modernissima”. Sarei favorevole non tanto ad una sua rilettura, bensì ad una sua “lettura reale e veritiera” e che soprattutto renda onore, una volta per tutte, ai princìpi ispiratori propri di quei “Padri Fondatori” ridotti ormai ad uno scialbo “binomio sintattico”, buono solo a dar fiato agli inutili discorsi di Politicanti da strapazzo, d’ogni colore e provenienza. Non posso negare inoltre, che mi conforti e mi rinfranchi (ma non poteva essere diversamente), il tuo impegno alla Partecipazione “oltre l’individuo” e per il Bene Comune. Da ultimo, vorrei citare ancora una volta, Tony Benn, uomo politico Laburista d’Oltremanica, di lungo corso, dalle cui parole continuo a trarre ispirazione. Poche righe che dovrebbero far ricredere quanti siano titubanti all’idea di recarsi alle urne, in qualunque appuntamento elettorale, più o meno prossimo che sia. Magari, la loro lettura ed il loro approfondimento farà la differenza, per convincerli dell’importanza della Partecipazione popolare, quale unica ed irrinunciabile base della Democrazia.

    “…Tutto è cominciato con la Democrazia. Prima che avessimo il voto, tutto il potere era nelle mani dei ricchi. Avendo i soldi potevi avere assistenza, istruzione, previdenza, ecc… La Democrazia, dando il voto ai poveri, ha spostato il Potere dai mercati ai seggi elettorali, dal potere economico alle votazioni.

    Credo che la Democrazia sia l’idea più rivoluzionaria del mondo, molto più del Socialismo o di qualunque altra, perché quando hai il potere, lo usi per soddisfare le esigenze tue e della comunità. Le scelte da compiere, dipendono dalla libertà di scegliere, ma se sei sommerso dai debiti non hai questa libertà…

    …Per il Sistema è vantaggioso che il lavoratore medio sia sommerso dai debiti, poiché le persone indebitate si demoralizzano e le persone demoralizzate non votano. Se i poveri si unissero e votassero per persone che rappresentassero davvero i loro interessi, assisteremmo ad una reale Rivoluzione Democratica. Il Sistema non vuole questa Rivoluzione, pertanto fa si che le persone siano depresse e pessimiste.

    Esistono due modi per controllare la gente: terrorizzarla e demoralizzarla. Una Nazione istruita, sana e fiduciosa è più difficile da governare.

    Credo che alcuni individui seguano una propria teoria e non vogliano che il popolo sia istruito, sano e fiducioso perché sarebbe impossibile controllarlo.

    L’1% della popolazione possiede l’80% della ricchezza del mondo. E’ incredibile che le persone lo sopportino, ma sono povere, sono demoralizzate, sono terrorizzate e quindi pensano che la cosa più sicura da fare sia farsi comandare e sperare bene…”.

    Grazie.
    A presto.
    Cordialmente,
    D.V.

  2. avatar Filippo Seminaroti ha detto:

    Sono d’accordo sull’ipotesi di un golpe bianco con il quale gli attuali rappresentanti al potere intendono modificare radicalmente la forma di Stato, si pensi alla gravissima costituzionalizzazione del pareggio di bilancio che di fatto costringerà lo Stato ad abbandonare il proprio compito di garantire ai cittadini l’effettivo godimento dei cosiddetti ” diritti sociali”. Quanto alla riforma del sistema politico, essa comprende una nuova legge elettorale in termini proporzionali e la definitiva applicazione dell’art. 49 della costituzione che impone il riconoscimento giuridico da parte dell’ordinamento statale degli statuti dei partiti con relativo obbligo di rendicontazione dei propri bilanci, da sottoporre, inoltre, ad un rigoroso controllo da parte della magistratura contabile. Sono favorevole al finanziamento pubblico dei partiti ed alla loro funzione di organismi sociali intermedi volti alla selezione della futura classe dirigente del paese. Non devono essere delle organizzazioni elettorali concentrate a raccogliere consensi al leader di turno, personalizzando così la politica. La politica deve riprendere a svolgere il ruolo di alto e supremo piano di contrapposizione valoriale e di composizione degli stessi in una visione prospettica di sviluppo sociale ed economico generale della nazione, riconquistando una propria autorità e supremazia sul potere economico e finanziario, attraverso una nuova legittimazione dal basso con la partecipazione maggiore dei cittadini alla vita partitica, eliminando qualsiasi forma di cooptazione, di autoreferenzialità, nè di cogestione dell’apparato politico istituzionale ed amministrativo. In questo utopistico progetto di rifoma politico-sociale, si deve assolutamente garantire l’autonomia e l’effetivo esercizio dei poteri riconosciuti dalla nostra ineguagliabile e modernissima Carta costituzionale all’ordine giudiziario; ciò a tutela della libertà e dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, riconoscendo dei limiti al profluvio di disposizioni e vincoli, caveat internazionali, lex mercatoria e quant’altro, che inficiano i nostri supremi valori costituzionali, riaffermando un principio di sovranità nazionale. Temo un surrettizio tentativo di restaurazione di un forma di stato liberale censitario, pre-giolittiano in forma edulcorata. E’ indispensabile, allora, proporre un diverso modello di sviluppo politico sociale, riappropriandoci di uno spazio pubblico, che possa permettere alla singola lamentela, alla singola frustrazione, attraverso una vera e propria azione pedagogica da parte di coloro che hanno il coraggio di esporre una visione futura di società diversa dall’attuale, di diventare massa critica. E’ necessario agire prontamente per garantirsi una speranza; l’inanità comporta rassegnazione, morte, emarginazione, sfruttamento. Libertà è partecipazione cantava in una sua canzone Giorgio Gaber. Beh, io voglio partecipare nel mio piccolo a riannodare i fili relazionali di una diversa pratica sociale caratterizzata da un’idea di interesse generale, da un’idealità collettivistica che guardi al futuro di noi tutti come comunità, non dall’egoismo individividualistico oggigiorno imperante.