Ci mancava solo questa…

Eh si! Dopo Ebola, SARS, Influenza aviaria ed Influenza suina, nonché dopo la “rinascita” di TBC e Lebbra, ci mancava solo la Peste Bubbonica di Manzoniana memoria, per sottolineare che razza di periodo sgangherato stiamo vivendo.

Una barzelletta? Beh, non proprio.

In effetti, la scorsa settimana l’OMS ha inviato un proprio esperto in Libia – più precisamente nella città di Tobruk, non lontano dal confine con l’Egitto – in seguito alla segnalazione di una dozzina di casi della patologia, da parte del Ministero della Sanità del Governo di Gheddafi.

Un nuovo focolaio nella zona, dopo quasi 3 decenni. In effetti, la Peste “Nera” – provocata dal batterio Yersinia Pestis di cui sono portatrici le pulci dei ratti – non si è fermata al ‘600 e non è mai stata debellata, ma è rimasta endemica in alcune regioni del Pianeta.

Non esiste un vaccino e trattandosi di una malattia ad elevata patogenicità, è indispensabile una sua diagnosi precoce – sia per limitarne la trasmissione, sia per evitare la morte di quanti ne siano affetti – soprattutto al cospetto del nostro mondo globalizzato ed interconnesso, in cui ad un “azzeramento” delle distanze è corrisposto l’accrescimento esponenziale delle possibilità di contagio.

Oggigiorno tuttavia, spaventa solo relativamente, in quanto curabile con alcune tipologie di farmaci Antibiotici.

Ciò mi ha portato a riflettere su una questione irrisolta.

Considerando che:

– come gli altri esseri viventi, gli abitanti della Terra seguano il processo di selezione Darwiniana, per cui in natura prevalga solo il più capace ad adattarsi all’ambiente e ad i suoi mutamenti;

– tutti noi siamo nient’altro che il risultato, tra l’altro, delle pandemie del passato, di cui possediamo la “formula della sopravvivenza” scritta nei geni;

– fatte le debite proporzioni, solo un numero limitato degli attuali 7 miliardi di persone necessiti di interventi farmacologici “salvavita”;

mi domando: “qual è lo scopo delle centinaia di pozioni presenti sui banconi delle farmacie”?

Forse nella società contemporanea, totalmente ipocondriaca e “drogata” dall’abuso di un qualunque prodotto, il fine è quello di trasmetterci un po’ di sicurezza e di “coccolarci” quando sentiamo il bisogno di prendere cura di noi stessi, se non certi, almeno speranzosi degli effetti della pillolina “scartata” dal blister, o della soluzione in bustina sciolta in acqua e tracannata dal bicchiere…

…O forse l’unica vera finalità è quella di ingigantire un mercato dalle basi incerte e dai risultati confutabili, ma dai forzieri immancabilmente pieni. Come spiegarsi altrimenti, i continui ed incessanti ammiccamenti pubblicitari?

D.V.