“Se tutti gli economisti fossero stesi uno accanto all’altro, non raggiungerebbero una conclusione”. George Bernard Shaw

Che strano… Già, è davvero strano per quanto indiscutibile, che seppure gli anni passino, portandosi dietro le storie, le speranze e la vita della gente, Politica ed Economia rimangano lucidamente, freddamente ed impassibilmente immobili, innanzi al susseguirsi degli eventi. Allo stesso modo, è fatto noto e risaputo che gli esponenti di questi “cancri” della Società contemporanea – cresciuti tra false promesse e postulati ideali ormai datati, che tutto possono ma nulla fanno – si ostinino a declamare ai 4 venti di agire e governare nel nome del sommo bene comune Salvo poi riempirsi le saccocce alla prima buona occasione.

Eh si, gli anni passano ed arricchiscono le pagine dei tomi dell’umana Storia, tuttavia quel fantomatico e famigerato 1% della popolazione, continua a possedere ben l’80% della ricchezza del mondo, a dispetto dei primari principi di equità e solidarietà tra individui, di quello di partecipazione al buon funzionamento delle Istituzioni e del supremo ideale di libertà.

Quando i miei pensieri scivolano su tale assurda realtà, mi rendo conto che i valori fondanti della Democrazia non siano affatto il riferimento primo del mondo occidentale contemporaneo, abbarbicato com’è sui propri problemi, grandi, enormi o futili che siano.

E’ vero che a parole tutti ci sentiamo sicuri di “dare il nostro contributo”, sforzandoci addirittura di essere solidali con il prossimo. Così com’è vero, che in quanto all’essere equi (e non mi riferisco al popolo Italico pre-Romano) nessuno si sbilanci più di tanto nel vivere quotidiano, accontentandosi di “tirare a campare”, perché non essendoci mai limite al peggio “non si sa mai”, o perché a parlar troppo di equità si rischia di vedersi affibbiare l’etichetta di “estremista” catto-comunista (ed il gioco, a quanto pare, non vale la candela).

In tale insulsa logica, per farci sentire liberi, sembra esser sufficiente poter contare sul sommo privilegio del diritto di votoguadagnato nei secoli, al costo di pene, sangue, ed immani fatiche da gran parte dell’umanità – sottovalutando il fatto che, alla resa dei conti, questo diritto sia ormai svuotato di ogni suo piglio rivoluzionario ed innovatore, un po’ per rassegnazione diffusa e colpevole della gente, un po’ per l’opera calcolatrice di alcuni ristretti circoli di Potere. Già, che si chiamino “Re del mondo”, Capi di Stato, o Magnati della Finanza e che vivano ad Agarthi, in qualche ricca Capitale del Pianeta, a Wall Street, o nella City, l’invereconda cupidigia e l’implacabile sete di potere di alcuni, appaiono alla stregua di una “miccia accesa” destinata far saltare in aria il tutto…

Chiamatela pure “ipotesi di complotto”, ma è un dato di fatto che la generale disaffezione all’impegno sociale e politico delle masse non sia la causa, ma solo la devastante conseguenza dell’interessata volontà di pochi, solerti individui.

E’ indubbio che qualora uno “sfortunato” Messia scendesse tra noi, dopo aver dato un’occhiata in giro, non potrebbe che affermare : “In verità vi dico, che la vostra Democrazia è solamente una pia illusione”!

A dimostrazione di tutto ciò, non può sottacersi il fatto che l’ufficialità della devastante crisi economica – che ci avvinghia imperterrita da decenni – sia stata dichiarata dalle onnipresenti ed onnivore oligarchie al potere solo da pochi mesi, in un’orchestrata manovra di découpage della ragione. Tenere per il collo eserciti di disoccupati e diseredati, giovani e famiglie, è la loro indicibile missione, a garanzia del proprio fruttuoso e vile futuro di “grandi burattinai”, tessitori delle trame ecomomico-dilpomatiche Planetarie.

E proprio come avviene ormai da anni, in questi giorni accade che Banchieri, Finanzieri, Uomini di Stato e Regolatori, si ritrovino al World Economic Forum nella cittadina Svizzera di Davos, per proporre soluzioni volte – si fa per dire – a risollevare le sorti del Sistema Globale. Insomma, “loro il male, a loro la scelta della cura”…

Compito di questa Inteligentia” è la riforma della Finanza Mondiale e della Regolamentazione Bancaria, nonché la ricerca di accordi in tema di Politica Economica, in grado di mantenere acceso il lumicino dello Sviluppo. Ironicamente, tutto ciò avviene sul territorio di uno Stato che difende a spada tratta la propria normativa sul Segreto Bancario, che ha incamerato patrimoni di migliaia di vittime dell’Olocausto e che si presume accolga capitali di discutibile provenienza (armi e droga).

E’ lecito attendersi, come d’uso, che alla fine del dibattito e sotto i flash dei fotografi, si torni a casa con in mano il classico “pugno di mosche”, senza che le sorti del cittadino medio abbiano subìto il benché minimo effetto positivo. E’ indubbio che nessuno si prenderà la briga di sanare la questione della delocalizzazione dei siti produttivi,  della salvaguardia dell’occupazione e soprattutto nessuno si occuperà dello scandalo degli “stipendi a 7 zeri” dei managers delle Multinazionali, o della vergognosa vicenda dei “bonus IMproduttività” concessi ai propri dirigenti, dagli Istituti di Credito salvati dalla bancarotta dall’azione Governativa. D’altronde la Parabola del “Buon Samaritano” non si confà ai “colletti bianchi”.

Se davvero si cercassero delle soluzioni solo minimamente efficaci, si dovrebbe cominciare con lo scardinare le basi dell’attuale Economia di Mercato.

Punto 1: adozione della Tobin Tax. No, non si tratta della proposta scimmiottata dal Ministro Tremonti, creatore della risibile e discutibile in quanto ad efficacia, Robin Tax. Tale tassa – che prende il nome dell’Economista James Tobin – dovrebbe colpire le transazioni effettuate sui mercati valutari, sia per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine) sia per reperire capitali da destinare a politiche di aiuto allo sviluppo, in ambito Internazionale. Per cogliere quanto sia rivoluzionaria tale proposta, basti pensare che un’aliquota tra lo 0,05 e l’1%, spalmata su un numero elevatissimo di operazioni imponibili, garantirebbe un gettito – di centinaia di miliardi di Dollari – notevolmente più alto della cifra necessaria per sradicare la povertà estrema presente oggi nel mondo.

Punto 2: Ri-nazionalizzazione dei settori strategici. Energia, Comunicazioni, Farmaceutica, Acqua, sono solo degli esempi significativi di quello che si potrebbe fare per “mettersi dalla parte della gente” e slegarsi dagli interessi lobbistici sempre più diffusi nei Palazzi della Politica. Tutte le famiglie conoscono il dramma dell’aumento delle bollette per semplici scelte “di mercato” operate dalle Aziende di settore. In merito all’acqua poi, è ancora aspra la polemica circa la sua futura “privatizzazione”, decisa da qualche burocrate di Bruxelles, seguito a ruota dal Parlamento Italiano. Quanto all’Industria Farmaceutica, credo che l’esempio di Sud-Africa ed India – decise a by-passare il “capestro” dei brevetti industriali di medicinali salva-vita (in particolare anti-AIDS) – debba essere seguito da tutte le Amministrazioni Statali, in difesa dei propri cittadini e contro lo strapotere dei produttori privati. Se così fosse, magari, si troverebbe anche il modo per sconfiggere una patologia subdola e mortale – più di tante altre più conosciute e reclamizzate – chiamata Malaria.

Punto 3: Riforma della normativa societaria e delle Borse Valori. E’ un fatto che dalla mancanza di un legame diretto tra proprietà aziendali e gestione delle stesse, sorgano problematiche economiche e del lavoro che destabilizzino la società. Così com’è un fatto, che le Borse valori siano il centro di pure speculazioni finanziarie, piuttosto che un centro di “raccolta di capitali freschi” per la nascita, la crescita e lo sviluppo delle imprese. Bisognerebbe vietare le “Stock options”, tassare le Rendite elevate ed “improduttive”, mettere tetti agli stipendi degli Amministratori ed agevolare la compartecipazione e la cogestione aziendale.

Punto 4: Adozione di una valuta comune mondiale. Ho in mente una moneta che si potrebbe definire WOC (World Ordinary Currency), in sostituzione di Dollaro, Euro, Yen e Yuan. In un mondo globalizzato, in cui si punti ad un’azione congiunta contro la crisi, in favore dello sviluppo sostenibile e diretto verto la “Green Economy” e nel quale si parli sempre più spesso di G20, anziché dell’ormai datato G8, è una contraddizione fuori dal tempo che si adoperino monete nazionali o sovra-nazionali di carattere geografico, in luogo di una divisa universalmente accettata.

Proposte provocatorie, sogni o utopie?  O forse solo semplici ed efficaci idee, regalate da chi non creda affatto che la cosa più sicura da fare sia “farsi comandare e sperare bene”, ma sappia per certo, che la chiave del cambiamento sia dentro… Ciascuno di noi.

Open you mind!

D.V.