Bruxelles. Quartier Generale NATO“La gente non vuole la guerra. Né in Russia, né in Inghilterra, America o Germania. Sono i leader delle Nazioni a determinare le regole. La questione è semplicemente quella di trascinare la gente, viva essa in Democrazia o in qualsiasi altro Regime”. Hermann Goering

In attesa che nelle prossime ore, il Presidente U.S.A. Barack Obama ufficializzi la propria decisione di dare una svolta al conflitto Afghano, dando il via a quell’escalation militare che già richiama alla mente gli eccessi, gli errori e gli orrori commessi in Vietnam, i suoi Alleati della NATO sono alle prese con “la conta” di quanti e quali reparti inviare sul posto, in supporto alla nuova strategia Americana.

A fronte dei circa 35.000 soldati che Washington è in procinto di “spedire” tra gli impervi monti del Paese Mediorientale – superando abbondantemente quota 60.000 – gli altri Paesi dell’Organizzazione dovranno rispondere con un incremento dei propri effettivi di circa 10.000 unità (migliaio in più migliaio in meno, come al solito).

Il nuovo piano a “stelle e strisce” potrà contare, fin da subito, sul sostegno Italiano, stando agli accordi presi in tal senso dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante il vertice Italia-U.S.A. dello scorso Giugno. In effetti, è lecito aspettarsi che il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, abbia da tempo allo studio un notevole incremento degli sforzi bellici Tricolore, compatibilmente con le “possibilità di manovra” legate al sempre più magro bilancio, più volte sforbiciato dal suo collega dell’Economia, Giulio Tremonti. E come sancito dalla nostra Storia Patria, l’Italia sarà costretta ad assistere ancora una volta, a quelle “tempeste Parlamentari” tra favorevoli e contrari, che come d’uso si risolvono in accordi segreti e strette di mano… Proprio come nel più classico “bicchier d’acqua”.

Oltre confine, all’Italico entusiasmo fanno da contraltare accesi dibattiti che infiammano l’opinione pubblica e che animano gli opposti schieramenti politici.

Così accade che nel Regno Unito, mentre il Primo Ministro, Gordon Brown abbia in mente un consistente rafforzamento del proprio contingente (si parla di ulteriori 500 uomini), i 233 Royal Marines morti fino dal 2001 ad oggi, rimangono una spina nel fianco del Governo Laburista. Il rischio che ad essi se ne assommino di nuovi, accresce l’indignazione popolare e fa si che un numero crescente di Parlamentari – dubitando della reale efficacia dell’intervento armato – proponga il disimpegno delle truppe operanti sotto alle insegne della Union Jack, nella pericolosa Provincia Meridionale di Helmand.

Al contrario, chi pare avere davvero le idee chiare nel negare i rinforzi richiesti, è l’Eliseo. In effetti è noto che il Presidente Nicolas Sarkozy – sondaggi alla mano – abbia deciso di non incrementare i circa 1.500 operativi con cui la Francia partecipa alle operazioni e di non scontentare ulteriormente i “cuori Rivoluzionari” dei propri compatrioti…

Senza dimenticare la storica sconfitta che l’Armata Rossa Sovietica subì in quella remota zona del mondo, al termine di 10 anni di occupazione, a dar manforte a quanti dubitino delle reali possibilità di “pacificare” il territorio, contribuiscono sia la “lontananza” tra la discutibile Amministrazione del Pashtun, Hamid  Karzai (insediatosi nuovamente a Kabul, tra infinite quanto realistiche accuse di brogli elettorali) e le altre etnie Afghane, sia la difficoltà di eradicare il “credo Talebano” senza intervenire pesantemente nel confinante Pakistan (per quanto il suo Presidente Asif Ali Zardari abbia garantito di appoggiare delle iniziative mirate entro i propri confini, studiate dagli strateghi Occidentali).

Inoltre, è innegabile che i continui massacri di civili provocati dalle truppe “straniere”, renda di fatto più forte il potere degli “studenti Coranici” tra la variegata ed inquieta popolazione locale.

Kunduz. L'obiettivo è inquadrato dal Tornado TedescoA tal proposito, in Germania è appena “saltata” la testa del Responsabile Politico – oltre che del massimo vertice militare – di quella che è stata ribattezzata “la strage di Kunduz” – dal nome della Provincia Settentrionale del Paese – avvenuta lo scorso 4 Settembre, ad opera di un caccia della “rediviva” Luftwaffe.

Quel giorno decine di civili (stimati in oltre 150) che si accalcavano attorno ad un’autocisterna di benzina – rubata dai Talebani e destinata al rifornimento delle truppe ISAF – furono arsi vivi da una gigantesca esplosione, provocata da un missile lanciato da un Tornado della NATO, intervenuto per eliminare gli insorti” presenti nell’area. Già dalle prime ore dopo l’attacco, sembrò palesarsi un tragico errore tattico e che l’autorizzazione da parte del comando Tedesco fosse giunta nonostante i dubbi espressi dal pilota, circa la probabile presenza di persone inermi attorno al veicolo.

In seguito a più “approfondite” indagini volute dal Bundestag una delle Camere del Parlamento di Berlino – e dopo la diffusione del dossier video pubblicato dal giornale Bild, il Ministro del Lavoro tedesco, Franz Josef Jung insediatosi al Dicastero del Lavoro giusto lo scorso Ottobre – dopo aver guidato il Ministero della Difesa – ha rassegnato le dimissioni, tra clamori e polemiche, divenendo il primo “uscente” dal secondo Governo di Angela Merkel.

Prima di “congedarsi” dal nuovo incarico – allineandosi alla scelta di Wolfgang Schneideran, ormai ex capo di Stato Maggiore delle Forze Armate – Jung ha vanamente tentato di discolparsi in Aula, rifiutando le accuse di aver intenzionalmente manipolato le informazioni comunicate sia all’Esecutivo, sia all’opinione pubblica e di aver voluto nascondere che le vittime del bombardamento fossero civili.

Tutto ciò ha ulteriormente avvelenato la discussione sull’eventuale proroga della partecipazione della Bundeswehr all’International Security Assistance Force (ISAF) in seno alla NATO, che fin dall’inizio ha risvegliato i mai sopiti fantasmi della Storia Germanica, trattandosi della prima missione extra-territoriale, dai tempi del III Reich di stampo Nazional-Socialista…

Afghanistan. Lanci di mortaio da parte dei soldati Statunitensi, della Coalizione ISAFA controbilanciare le perplessità ed i timori di alcuni storici appartenenti alla Coalizione Nord Atlantica, stanno le “aperture” di alcune “improvvisate neo-Democrazie”, pronte – per diverse ragioni politico-diplomatiche, ed economiche – ad offrire uomini e mezzi, per la somma felicità del Segretario Generale Anders Fagh Rasmussen, cui spetta il compito di “tastare il terreno”, nel tentativo di allargare la cerchia dei Paesi aderenti all’Organizzazione.

Questo  spiega la ragione per cui il Montenegro abbia reso disponibile – quasi farsescamente – poco più di 30 uomini e perché la scalpitante Georgia (già alle prese con le ansie provocate dal minaccioso “Orso Russo”, smanioso di riproporre una “nuova Cecenia”) insista a voler partecipare alla lotta anti-Talebana con ben 1.000 combattenti (comunque non addestrati, né equipaggiati in base agli standard NATO).

Per concludere, tornando per un attimo alla fumosa realtà dei Palazzi Romani” dove a pagare pare essere solo la Politica della dissimulazione e della silenziosa opera “dietro le quinte” – mi sembra già di udire i “gorgheggi dei pupi di Regime” che, presto o tardi al cospetto dei media, saranno chiamati a cantare le eroiche gesta dei “nostri ragazzi” caduti sul campo di battaglia, in quella che una guerra è, ma che guerra non potrebbe essere…

…Glorificando nuovamente quella “menzognera verità” chiamata missione di Peace-Keeping e soffocando un grido in gola che fieramente suona: Tutti a casa”!

D.V.