“Fingere di ignorare ciò che si sa benissimo e di sapere ciò che si ignora; fingere di capire ciò che non si capisce e di non capire ciò che si capisce benissimo; fingere di essere potenti al di là delle proprie forze; avere spesso da nascondere questo gran segreto, che non c’è nessun segreto da nascondere; sembrare profondi quando si è vuoti; darsi bene o male le arie di un personaggio importante; diffondere delle spie e stipendiare dei traditori; cercar di nobilitare la povertà dei mezzi con l’importanza dei fini: ecco che cos’è la politica”. Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais

Non v’è alcun dubbio… Dopo il discorso declamato dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, innanzi alla sterminata folla della Festa Tricolore di Mirabello, la Politica Italiana è ad un passo dal compiere una svolta storica.

Ciò senza dover per forza tirare in ballo certe balzane memorie, di un passato recente, che indurrebbero a parlare di “discesa in campo” di chi, sull’impervio terreno dell’attività Parlamentare, si muova da quando aveva i “pantaloni corti”. E senza dubitare, che tale terminologia possa tornare utile tra qualche tempo; magari quando un Cavaliere Bianco della Finanza (un nome a caso: Luca Cordero di Montezemolo) sceglierà di buttarsi nella mischia, per placare i propri istinti di “buon Samaritano” e renderci partecipi delle proprie velleità politiche, al di là dei bei “discorsi da parata”…

Comunque sia e comunque la si veda, in attesa che la Sinistra “riformata” trovi finalmente una sua identità all’interno del Sistema Parlamentare Italiano – o di quel che ne resta – e che probabili Große Koalition più o meno improvvisate prendano corpo, è di buon auspicio sapere che vi sia chi si batta nel nome di una Destra “illuminata” e non “aziendale”, che abbia a cuore i problemi di un intero popolo, piuttosto che le beghe e gli interessi personali di un singolo cittadino…

Al cospetto dei tanti, simpatizzanti e non, rimasti ammirati dalla forza ideale e morale che l’ex leader di AN ha saputo esprimere nel suo lungo intervento, proprio mentre demoliva quel PDL che solo pochi mesi or sono aveva contribuito a fondare (con aspettative di certo ben diverse, da quelle in divenire), solo poche voci dissonanti hanno avuto il pudore di levarsi. Poche menti obnubilate dai prostranti istinti adulatori del novello “Generale” da un lato e da certi insani ed insulsi “richiami Fascistoidi” dall’altro, unite dall’unica volontà di “colpire” e delegittimare, chi non ceda ad appiattirsi sull’unica via tracciata dal “caro leader nostrano”.

Personalmente, a dispetto di tutte le scempiaggini artefatte e mistificatrici, pubblicate da taluni quotidiani-spazzatura e volte ad infangare il nome di Gianfranco Fini, non ho visto tradite le aspettative che riponevo e che tuttora ripongo, nella sua figura politica, nel suo essere uomo delle Istituzioni e soprattutto nella sua persona.

In effetti, se si esclude una discutibile, seppur tenue, difesa dell’operato del Governo in materia economica (a mio avviso tutt’altro che proficuo e ragionevole), egli ha ben rappresentato le mie ragioni.

In veste di cittadino, condivido appieno le sue parole in materia di Giustizia. Si, perché se il Garantismo non può diventare una forma d’impunità eterna che rifugga da ogni responsabilità, la tutela giudiziaria di chi presieda l’Esecutivo non può passare per una norma che cancelli indiscriminatamente i processi, ma al massimo, per una che li sospenda, in via transitoria. Ne va della tutela di tante vittime e di tutte le persone oneste.

Allo stesso modo, da elettore insofferente alla deriva Istituzionale in cui affonda lo Stato, sono pienamente d’accordo con la sua difesa del ruolo del Parlamento nel mantenere l’equilibrio tra Poteri disegnato dalla Costituzione, sia con l’ammonimento rivolto al Presidente del Consiglio, in cui ha ricordato che governare non significhi affatto comandare e pretendere cieca obbedienza. E’ condivisibile inoltre, la sua volontà di giungere ad un Patto di Legislatura, che eviti al Paese di “morire nell’incertezza delle urne” – proprio in un periodo economicamente desolante –  e che non escluda, aprioristicamente, l’esame delle proposte provenienti dallo schieramento politico avverso.

Anche in tema di Riforme, è difficile discostarsi dalla sue posizioni. In effetti, qualora si accetti l’idea di un Repubblica Federale Italiana, non si può certo transigere sul fatto che essa debba realizzarsi nel nome dell’equità, della solidarietà e dello sviluppo e non certo per dar conto alle vili “ragioni fiscali” di qualche Regione. Il federalismo non deve dividere, né discriminare le realtà locali. Dev’essere il mezzo con cui riconoscere i meriti e combattere le incapacità; con cui tutelare i diversi territori, salvaguardando l’integrità e l’unità della Nazione; attraverso il quale perseguire il bene comune, al di là di ogni sterile egoismo campanilistico. Dopo tutto, un moderno Stato Liberale, Federale o meno che sia, non può permettersi di rinunciare ai propri doveri sociali in favore dei cittadini e delle famiglie, alimentando uno scontro sociale permanente.

Da ultimo, nella mia veste di uomo qualunque, ispirato dai supremi valori della Democrazia, non posso che applaudire alle critiche rivolte all’imbarazzante accoglienza riservata al dittatore Libico, Muammar Gheddafi, durante la sua recente visita a Roma. “Uno spettacolo poco decoroso quello con cui è stato accolto un personaggio, che non può insegnare nulla né del rispetto delle donne, né della dignità della persona… Una sorta di genuflessione, nei confronti di chi non può ergersi né a maestro, né a punto di riferimento”. Cos’altro aggiungere a cotanta assoluta verità?

Ora, com’era prevedibile, è cominciata la resa dei conti sulla strada che da Arcore porta a Palazzo Chigi…

Come se le premesse non fossero state sufficientemente invereconde, allorché il Capo del Governo lanciò un appello ai “finiani” di Futuro e Libertà, ribadendo la sua leale amicizia a quanti avessero deciso di restare nel PDL, anche nel momento della formazione delle nuove liste elettorali… Come se non fossero state tanto inutili quanto scontate, le minacce e le esternazioni del sempre più pittoresco Ministro delle Riforme, Umberto Bossi – cui si tutto si concede, come ad un bimbo viziato – fermo a rimbrottare al Presidente del Consiglio, di non aver cacciato in precedenza l’ex comune alleato “passato a Sinistra”…

E come se le dichiarazioni del Ministro dell’Intero, Roberto Maroni, non avessero del reazionario, quando profetizzino la “fine” della Maggioranza ed il pronto ricorso alle elezioni, a dispetto dei dettami Costituzionali e delle prerogative del Presidente della Repubblica, ma anche e soprattutto, a dispetto dei mali dell’Economia e del Lavoro e di tutte le “vere” priorità degli Italiani…

A conclusione del faccia a faccia tra Silvio Berlusconi ed Umberto Bossi, è stato deciso di chiedere al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, le dimissioni del Presidente della Camera “per il venir meno della fiducia nel suo ruolo di garanzia”. Richiesta ridicola, senza appigli normativi e che pare avere più che altro degli intenti destabilizzanti, per agevolare il precipitare degli eventi, rinfocolando lo scontro e preconizzando il ricorso al voto. E pensare che un tempo, ovvero fino all’avvento dell’era Berlusconiana, il ruolo di Terza Carica dell’Ordinamento Statuale, fosse addirittura “garantito” alle forze d’Opposizione.

In conclusione, in attesa che a “Palazzo” le mosse e contromosse si realizzino, che i giochi di potere giungano al termine e che nuovi capitoli della Storia Patria siano scritti – proprio in tempo per festeggiare il suo 150° compleanno – non resta che prestare orecchio e incrociare le dita…

Il mio auspicio, non lo nascondo, è che grazie al veemente e rinnovato vigore dell'”Aquila Tricolore”, l’Italia possa avere ben più che una flebile speranza di risorgere dal baratro del dispotismo populista – che della demagogia e della concupiscenza fa le proprie bandiere – in cui è scivolata a forza di slogan e proclami, intrisi di “falsa fiducia e di interessato ottimismo”.

Voglio credere. E’ in gioco il mio futuro… E di certo anche il tuo!

D.V.

P.S.: grazie al mio amico Alessandro.