Barack Obama“Un uomo incapace di avere visioni non realizzerà mai una grande speranza, né comincerà mai alcuna grande impresa”. Woodrow Wilson

Neppure il tempo di vederlo scendere la scaletta dell’Air-Force 1, che il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è ributtato anima e cuore nel bel mezzo della “bufera” della Politica di casa sua.

Accolto all’aeroporto militare di Andrews, da una memorabile tempesta di neve, avrà sicuramente avuto il tempo per “sbollire” l’inquietudine legata al fallimento del summit di Copenaghen sul clima, durante il “bianco” tragitto che lo ha visto far rientro alla Casa Bianca in auto, anziché in elicottero, proprio a causa delle avverse condizioni meteorologiche, come in un’ironica ed empirica dimostrazione della Legge del Contrappasso!

Già, perché al contrario di quanto fosse auspicato da diversi Governi, da innumerevoli associazioni ambientaliste e dai 7 miliardi di abitanti della Terra, in Danimarca egli ha preferito “fare buon viso a cattivo gioco”, limitandosi a siglare quelli che potremmo definire dei semplici gentlemen’s agreement, con alcuni leaders di altre “potenze” dell’inquinamento globale (Cina, India e Sud Africa) e rinunciando alla definizione di quell’accordo vincolante, che imponendo a tutti una drastica riduzione delle emissioni, avrebbe contribuito a contenere il catastrofico innalzamento della temperatura media, di un Pianeta ormai palesemente “febbricitante”.

In effetti, per evitare di ricevere un secco “no” da parte delle Nazioni a più alta crescita economica – da sempre contrarie alle sue proposte di ridimensionare le generali “metodologie di sviluppo”, attraverso la “costosa” Green Economy – ma anche per non inimicarsi eccessivamente l’intera industria a “stelle e strisce”, Obama ha finito suo malgrado per affossare tutto, accettando di fatto, il triste destino – ovvero la progressiva sommersione ad opera degli Oceani – di quegli stessi paradisi esotici la cui fragilità fu evidenziata dallo Tsunami del Dicembre 2004… Certo, a meno di un ravvedimento “illuminato”, rapido e duraturo.

Il mondo intero da parte sua, ha assistito nuovamente ed impotentemente, alla dimostrazione dell’incapacità della “Politica del fare” nel nome del bene comune e della preminenza della “Diplomazia dell’interesse economico” che avvantaggi i soliti noti.

Proprio per questo, non ci sarà da stupirsi, se dopo la Conferenza di Rio, dopo il Protocollo di Kyoto, d’ora in poi anche il Vertice di Copenaghen entrerà a far parte di quei luoghi comuni e di quelle frasi fatte che sottintendano niente meno che un Fallimento Politico Internazionale”!

Sul fronte interno, d’altro canto, mentre la sua popolarità si attesta intorno ad uno sconfortante 40% dei consensi popolari e mentre prosegue la battaglia mediatica con la “Repubblicana” emittente televisiva Fox News – che ne critica aspramente le scelte, tanto lontane dall’ortodossia capitalistica Americana – ha ricevuto in dono dal Senato l’attesa approvazione del bilancio della Difesa, predisposto dalla sua Amministrazione, che per il 2010 prevede spese pari a 626 miliardi di dollari, di cui ben 128 da destinare alla guerra in Afghanistan e a quel che rimane della “campagna Irachena”. E ciò mentre si avvicina il voto definitivo, previsto entro Natale, sulla storica riforma sanitaria.

Inoltre, in attesa che il Nobel per la Pace “faccia effetto”, il Presidente ha firmato l’ordine di attacco a due “presunte” basi di Al-Qaeda nello Yemen. Aerei da Caccia e Droni radiocomandati potranno dunque bombardare, un campo di addestramento dei terroristi, poco a nord della capitale Sana’a, ed un centro di pianificazione di attentati verso obiettivi d’interesse strategico Americano.

E visto che a pensar male si farà pure peccato, ma spesso ci si azzecca, è ipotizzabile che qualche raid sia destinato a dar manforte allo stesso Governo Yemenita, che da tempo è impegnato nel nord del Paese, a reprimere in un “bagno di sangue” l’insurrezione della popolazione di religione Zaidita segretamente sostenuta dal “tentacolare” Regime Iraniano – che crea più di una preoccupazione alla confinante, ricca, influente – e soprattutto Sunnita – Arabia Saudita da sempre il più solido alleato di Washington nell’area Mediorientale…

Allegoria del mondo, in base agli interessi Statunitensi…Perché dopo tutto, come gli eventi dimostrano, la “speranza” che Obama simboleggia è prima di tutto una speranza che interessa gli Americani. E sebbene tutti abbiano tirato un sospiro di sollievo dopo la sua elezione, ed in generale si guardi al suo programma politico come un messaggio per un mondo nuovo, più vivibile, più giusto e meno “eccessivo”, solo dopo – anzi molto dopo – nella sua “lista della spesa” viene il resto dell’umanità.

Il Presidente delle minoranze: il primo uomo di colore a padroneggiare lo “studio ovale”, il “comandante in capo” pacificatore dei conflitti, l’ecologista, il socialista, il pragmatico e lungimirante “amministratore del prossimo futuro”… Troppe etichette cucitegli addosso, che “pesano” e che potrebbero portare altrettante delusioni agli “ottimisti” cittadini di un mondo alla deriva.

Nell’attesa di essere smentiti con sommo piacere, “consoliamoci” considerando che in base alla tradizione politica U.S.A., ogni inquilino della Casa Bianca, durante il quadriennio successivo all’insediamento, abbia in cuor suo un solo punto di riferimento: la rielezione per un secondo mandato

Solo dopo forse, ci si potrà sedere attorno ad un tavolo per discutere seriamente di come “rivoluzionare il Sistema”, per scrivere il proprio nome di Statista nel grande libro della Storia e… Per fare in modo che “speranza” non sia più solo il nomignolo di un’insulsa verità, chiamata “vana gloria”.

D.V.