Allegoria del "pericolo Jihadista" globale.

“Guai al popolo che per la speranza di una grandezza impossibile o per semplice disperazione giunge a considerare il suo «Capo» come un essere provvidenziale e sacro, dotato di un potere magico e di un’onnipotenza miracolosa. Di sacro non c’è altro che il diritto naturale della persona umana”. Karl Jaspers

Finalmente! E’ stata un’attesa lunga, anzi lunghissima e all’apparenza tendente all’infinito, ma alla fine, nonostante tutto, l’auspicata “caduta degli Dei” è cominciata, fragorosamente ed irrefrenabilmente…

Mi riferisco com’è ovvio, alla “messa alla porta” a furor di popolo, di quelle figure politicamente ingombranti ed umanamente incomprensibili, che hanno dominato per troppi anni, la scena politica in taluni Paesi, godendo del Potere di vita o di morte sui propri cittadini-sudditi e per i quali, a ragione, era facile domandarsi da quanto tempo fossero in sella e per quanto tempo ancora vi sarebbero rimasti, senza che altrove sorgesse un dubbio, o si alzasse una “voce di peso”, circa il mancato rispetto dei diritti umani e politici, o la totale assenza di qualsivoglia Principio Democratico.

Da ovest verso est: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Giordania, Gibuti, Yemen, Bahrain, Oman, cui potrebbero presto aggiungersi Siria, Arabia Saudita, E.A.U., Qatar e Kuwait e la mai placata “polveriera” Iran che, tuttavia, fa storia a sé. Senza tirare in ballo, al solito, Somalia, Afghanistan, Pakistan, ed Iraq, in cui vige la “guerra civile permanente” e dove la strage di Stato, o contro lo Stato, è oramai una regola tanto assodata quanto sanguinosa.

A ben guardare, il paragone è perlomeno facile e quantomai banale. Come fossero tante tessere del Domino, che l’una dopo l’altra cadono inesorabilmente, in quella che gli esperti di Geo-Politica chiamano “scacchiera” arabo-musulmana, ecco il “nuovo” che avanza, sulle ceneri degli innumerevoli errori commessi “consciamente” dalla Diplomazia, nel presente e nel passato.

Ben Ali, Mubarak, Gheddafi, o chiunque altro, poco importa il suo nome…

Individui senza scrupoli, sempre pronti a rendere un “sonante” affare di Stato delle pure e semplici questioni d’interesse personale o familiare, che indossando i panni di “padri della Patria” ed auto-proclamandosi Rais, garantivano una sorta di “status quo” finto ed illiberale, che tuttavia solo raramente li rendeva invisi alle Cancellerie Occidentali, non foss’altro perché utili alla causa di questo o quel “commercio”. Armi, Petrolio, Gas Naturale, beni extra-lusso… Eh già, perché dopo tutto si sa: vanno bene le belle parole, i sogni e i voli pindarici, ma, ahimé, essendo il mondo null’altro che un enorme Mercato, per il Mercante anche l’onestà è solamente speculazione.

Tiranni legati nella vita e nella morte al loro ruolo di leader di popoli e di Nazioni che, mentre rifletto e scrivo, dal Nord Africa al Medio Oriente, dal Mediterraneo al Mar Rosso, sono incendiate dal vento della Rivoluzione. Brucia in loro, l’animo di quanti pretendano, a rischio della vita, Giustizia, Libertà, ed Equità, in una logica comune a quella che noi un poco più a “Nord”, abituati ed indolenti, bistrattiamo, o peggio, calpestiamo.

Giovani generazioni che senza piegarsi al richiamo dell’estremismo ideologico o religioso, pretendono niente più di quel che gli spetta in quanto persone. Chi non farebbe altrettanto?

Valori unici, universali ed irrinunciabili, che danno un senso al “tutto” e che nonostante ciò, da Londra a Berlino, da Roma a Washington, era tacitamente ritenuto opportuno evitare che attecchissero in quelle zone del mondo. Chissà mai perché? Forse perché nessuno nell’ambito della Comunità Internazionale, ha mai auspicato davvero, che da quelle parti vi fosse un’unità di popolo e men che meno un’unione di Governo, che potesse mettere a rischio il nostro “ingombrante” Sistema Politico-Economico post-Capitalista.

Al riguardo, in effetti, non dubito che parlare di “United Democratic Arab Emirates” farebbe più paura che riferirsi genericamente ai “Paesi Arabi”, a causa dei molteplici ed imprevedibili risvolti strategici che ciò comporterebbe. Meglio dunque il pugno duro di un dittatore, l’anarchia fomentata e regolata, o la gestione militare direttamente sul campo… E sullo sfondo, un miraggio a buon mercato chiamato Democrazia.

Mi pare evidente, che in base ad una logica del tipo “il fine giustifica i mezzi”, siamo stati indotti a ritenere che andasse bene così e che fosse normale che esistessero “fortunati di serie A” e “derelitti di serie B” e che non vi fosse alcun concetto di “bene comune” che travalicasse le frontiere Nazionali e che il sopruso e la prevaricazione fossero consentiti a quei Governi in grado (sulla carta) di frenare il fondamentalismo islamico, con la scusa di contrastare Al-Qaeda e di collaborare alla cattura di Osama Bin-Laden. E noi, colpevolmente e cinicamente, ci siamo fatti abbindolare, restii a rinunciare, o solo a condividere con altri, anche solo le “briciole” del nostro ingordo stile di vita.

Ancora oggi, prigionieri di tale distorta visione delle cose, il problema non è come aiutare quella gente a costruirsi un futuro in casa propria, bensì come evitare che “invadano” la nostra e contribuiscano a dar vita ad una fantomatica Eurabia… Insomma, la Verità inconfessabile che sembra albergare nella mente dei nostri “notabili”, è che sia meglio che non si ammazzino a vicenda e che se tuttavia non possano “farne a meno”, sia meglio che lo facciano a casa loro…

Il "Raìs" Libico, in visita a Roma, incontra il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi.

Se guardo al mio Paese, vedo un Governo legato al palo, in cui il “nulla istituzionalizzato” pare essere la regola, dove le “chiacchiere da parata” rappresentano il verbo e nel quale regna l’incapacità a decidere in maniera chiara e netta, su qualunque questione, ivi compresa quella riguardante il susseguirsi e l’assommarsi degli eventi che stravolgono i vicini d’oltre-mare, ed in specie l’ex colonia d’un passato che fu.

Se guardo al mio Paese, vedo il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che prima incredibilmente “tentenna” nel prender posizione contro il suo amico “Colonnello”, affermando di non averlo chiamato per “non disturbarlo” – proprio mentre questi ordinava il massacro del suo stesso popolo – e che poi, nel momento in cui comprende che l’altro sia ormai eccessivamente “compromesso” e che le sue mani grondino un “mare di sangue”, compie una clamorosa, sebbene poco convinta, marcia indietro, scegliendo di allinearsi alla comune condanna, espressa dal Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U…

Se guardo al mio Paese, penso al Trattato di Amicizia e Cooperazione firmato in pompa magna nel 2008, a spese dell’Italico contribuente – per motivi che vanno oltre la Ragion di Stato e che si perdono chissà dove e della cui indagine delego qualche volenteroso Magistrato – e “sospeso” dopo tante rassicurazioni di questo o quel Ministro, solo dopo la presa di coscienza di aver definitivamente perso la “controparte contrattuale” e dietro pressione di un’opinione pubblica crescentemente avversa.

Se guardo al mio Paese, penso alla prostrazione e al “baciamo le mani” riservato dal Capo dell’Esecutivo, che mio malgrado mi rappresenta, al “genocida” Libico. Ripenso allo scialbo folklore, ai cento cavalli berberi, alle “amazzoni”, alla tenda beduina montata in pieno centro a Roma, alle conferenze e alle lezioni di Corano impartite a “bellezze” dalle facili pretese…

Se guardo al mio Paese, un grido di dolore mi graffia l’anima… Ma poi, mi faccio forza e mi rinfranco. Sebbene non sia dimenticato, tutto è stato, tutto è passato.

Oggi, un uomo fuori dal tempo e dalla Storia è venuto meno assieme alla sua follia… Il suo nome era Muʿammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī.

Ed in cuor mio non dubito che presto, molto presto, anche da questa parte del Mare, la Storia faccia repentinamente il suo dovere e ci regali un “nuovo corso”… Finalmente!

D.V.