Ci eravamo tanto amati... Beh, perlomeno a favore di telecamera. Dopo tutto, considerando i continui attacchi "politico-mediatici" che il redivivo Silvio Berlusconi (leader di un PDL alla diaspora) continua ad indirizzare a Mario Monti, Presidente del Consiglio uscente, è più che probabile che i rapporti tra i due si siano assai raffreddati.

Ci eravamo tanto amati… Beh, perlomeno a favore di telecamera. Dopo tutto, considerando i continui attacchi “politico-mediatici” che il redivivo Silvio Berlusconi (leader di un PDL alla diaspora) continua ad indirizzare a Mario Monti, Presidente del Consiglio uscente, è più che probabile che i rapporti tra i due si siano assai raffreddati, anzi, visto il pulpito da cui viene la predica, è meglio dire “mummificati”.

“Tu bada ben che l’aver in le tue mani il potere della Repubblica e il plauso di chi crede che si possa governare senza inganno non ti è bastante, poiché non è tanto la novità che conta, ma produrre il nuovo. Quindi ascolta e pruovoca il popolo perché parli a costo di causare in te risentimento. Non credere che questo sia disordine e perdita di tempo e che si facci meglio a non descutere et computare. Non è il tempo che si conzuma nel confronto cosa da deprecare. L’errore che non truoverà mai rimedio è quello del resolvere ogni decisione per applaudimento. Uno bono descurso con retorica piazzata ad uopo, qualcuna frase dal bon suono e via che se cammina più spediti che mai. Tu debbi insegnare a razionare ogni idea o pruogramma tre volte più che non lo sia il raggionevole. Trista gente è quella di un popolo che segue lo sbatter di bandere e stendardi piuttosto che le idee ben mastecate”. Niccolò Machiavelli

Il 21 Dicembre 2012 è passato senza inconvenienti, com’era nello stato delle cose. Tuttavia, a rinfrancarmi non è tanto lo scampato pericolo della “fine del mondo” attribuita alla presunta profezia Maya, quanto il termine formale del “Primo” Governo Monti. Già! “Primo”, perché sebbene ormai sia già Storia, proprio la Storia insegna che in Italia, specie in Politica, valga l’assunto: “mai dire mai”…

Facciamo un piccolo passo indietro. In principio, non posso, né voglio negare d’aver accolto con entusiasmo la designazione del “Professore” a Palazzo Chigi, nonostante il rispetto che nutrissi (e che continuo a nutrire) per la Costituzione mi avesse fatto saltare sulla sedia, per i tempi e i modi della sua nomina da parte di “Firma Facile”, nonché Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Entusiasmo magari un po’ affrettato e conseguente, probabilmente, alla mia personale gratitudine per la sua disponibilità a “sostituire” prontamente il suo “scomodo predecessore”. Senza scordare, oltretutto, che in tempi non sospetti, scrivendo il mio editoriale “Pro-Tempore”, avessi auspicato proprio Mario Monti, in veste di Quarta Carica dello Stato, al posto di Silvio Berlusconi.

Invece, eccomi qua: pronto a tornare sui miei passi, cospargendomi il capo di cenere e a fare ammenda per un eccesso di fiducia e di stima. Che volete? Errare è umano e anch’io, non potendo esimermi da tale dogma, non persevererò diabolicamente, chiudendo gli occhi su quel che è stato e su quanto sarà.

Mettendo da parte i convenevoli e ogni ragionamento circa le sue messianiche “capacità tecniche”, o presunte tali, non posso evitare di criticare gli intervenuti “intendimenti politici” del Capo del Governo uscente. Non foss’altro che per il suo esser venuto meno alla parola data – per quanto in seguito indirettamente ritrattata – in merito all’intenzione di ritirarsi dalla scena, a fine Legislatura.

Comunque la si veda, in attesa che la “salita in Politica” del Professore dia i sui frutti – che a mio avviso avranno un amaro retrogusto Democristiano – devo immancabilmente assegnare un voto al suo Esecutivo, con l’auspicio che non ne segua un altro, a sua firma. Anche perché, tre Governi Tecnici in poco meno di vent’anni, rappresentano un triplice fallimento della nostra Democrazia e un triplice “schiaffo” ai dettami repubblicani.

Nel far ciò, posto che almeno in questo caso, il voto dipenda dal “punto di vista” dell’allievo, è indubbio che se fossi una banca (un nome a caso, MPS) gli darei 10 e lode… D’altro canto, se fossi un’azienda industriale (la FIAT, tanto per dire), gli assegnerei un bel 7 e 1/2, in extremis… Siccome però, sono parte della categoria che riassume in un tutt’uno i lavoratori, gli esodati, i disoccupati e i pensionati, ovvero i cittadini onesti, contribuenti (quando possibile) e senza “puzza sotto al naso”, gli affibbio un 2 senza possibilità di “riparare a Settembre”.

Troppe questioni, ahime, avrebbero dovuto essere affrontate e non lo sono state. La “Legge dello Spread e della Finanza” ha guidato le danze e ben poco è rimasto per salvaguardare i bisogni della gente comune: Lavoro, impulso allo Sviluppo sostenibile, Equità e Giustizia Sociale, tanto per citarne alcuni.

Per non parlare di casi specifici, in cui l’espressione “mancanza di copertura finanziaria” ha assunto un significato ambiguo, financo contrastante. Casi che hanno notevolmente colpito l’opinione pubblica e che hanno dato dimostrazione di quanto sia facile bastonare i deboli e prostrarsi al cospetto dei Poteri Forti. Ho in mente la decisione di tagliare le disponibilità economiche destinate Fondo per l’assistenza alle persone gravemente non-autosufficienti (un esempio di cinismo e spaventosa incapacità, innanzi al dramma di persone malate e dei loro cari). Penso anche alla rinnovata dichiarazione d’irrinunciabilità della TAV; alla mancata rinegoziazione dei contratti d’acquisto dei caccia F-35; ai nuovi tentennamenti riguardo al progetto del Ponte sullo Stretto; alla schiena piegata innanzi alle multinazionali che continuano a delocalizzare.

E che dire dei Ministri? Sorvolando su quanto abbiano voluto fare, non fare, o disfare, contro tutto e tutti, quel che resta è il ricordo di chi abbia pensato bene di fare i capricci, battagliando con gli “scomodi” giornalisti (un nome a caso: Elsa Fornero) e la certezza che altri abbiano “abusato” del ruolo ricoperto, per porre le basi del proprio futuro politico.

Di fronte al “fatto compiuto”, appare infatti evidente che invece di dare anima e corpo nel tentare di realizzare al meglio i compiti loro delegati, alcuni Ministri (come Corrado Passera – nonostante i “distinguo” che paiono averlo allontanato dal “Professore” – Andrea Riccardi, ed Enzo Moavero), abbiano costruito o rinsaldato i ponti con il “piccolo” Grande Centro di Pier Ferdinando Casini, noto “cerchiobottista”, con Luca Cordero di Montezemolo e addirittura con Gianfranco Fini. Una “nomenklatura” che fa parte di un passato politico, istituzionale e imprenditoriale da mettere in soffitta, tra la roba vecchia, consunta e da buttare.

Detto ciò, quel che mi sta a cuore è il ritorno alle urne, fissato, salvo ripensamenti vari ed eventuali, per il 24 e il 25 Febbraio 2013.

Un appuntamento atteso – nonostante la legge elettorale vergogna che ci troveremo nuovamente a subire e a dover sopportare – perché tornerà a rinverdire il valore del principio della Partecipazione, restituendo la parola ai cittadini e mettendo fine, almeno ufficialmente, alla sospensione democratica che sempre sottende ad un Esecutivo di matrice tecnica.

In attesa che il risultato elettorale ci dica se e quanto l’Italia sia maturata nell’ultimo anno, a “Palazzo” è in pieno svolgimento la solita sceneggiata, che per quanto sempre disperatamente uguale a se stessa, pare essere ogni volta una novità, quasi un’anteprima.

Gente che va e gente che viene, Deputati che sbattono la porta e Senatori che tornano all’ovile con la coda tra le gambe. Riavvicinamenti che seguono allontanamenti, incontri e separazioni. Tutto fa brodo per assicurarsi una nomina in questa o quella lista. E in questo, i nostri politici sono degli attori di chiara fama, per quanto non abbiano alcunché di artistico.

La celeberrima opera di Piero Manzoni, il cui titolo non ammette dubbi, ci è d'aiuto a definire la comune e condivisibile concezione della Politica Italiana, che di "artistico", ovviamente, non possiede alcunché...

La celeberrima opera di Piero Manzoni, il cui titolo non ammette dubbi, ci è d’aiuto a definire la comune e condivisibile concezione della Politica Italiana, che di “artistico”, ovviamente, non possiede alcunché…

Attori della commedia, della tragedia greca, della farsa e delle giravolte dialettiche degne dell’Italica Cinematografia di serie B, tanto in voga qualche decennio or sono.

E difatti, come dei consumati esponenti della “settima arte” non sarebbe strano se tra i loro gorgheggi stilistici, prima di entrare sulla scena del teatrino che compete loro, usassero darsi coraggio vicendevolmente al grido: “tanta m###a”! Se non altro, quella con cui investire gli inermi “spettatori” Italiani…

Sarà la “fine assonanza”, ma a tal proposito, mi torna alla mente la celeberrima opera di Piero Manzoni, denominata “Merda d’artista”. E datosi che, come ebbi ad affermare in precedenza, a Palazzo Madama e a Montecitorio, vi sia ben poco di “umanamente artistico”, il giusto abbinamento è puramente e naturalmente consequenziale…

In effetti, è innegabile che i Politicanti con la fascia tricolore, siano una sorta di “individui in scatola”, senza alcuna scadenza utile che non sia quella elettorale. Insomma, buoni per tutte le stagioni, specie in quella che conduca dritta ai seggi.

Partendo da tale presupposto, è più facile spiegare a se stessi e al mondo, la ricomparsa di Silvio Berlusconi. Un ex-leader “pensionando”, che all’ultimo secondo è riuscito a sparigliare le carte che altri si erano già serviti sul tavolo da gioco. La dimostrazione fatta persona di quel che io intenda, parlando di “Politico inscatolato”… Come lo giri lo giri, ogni volta che sei lì per buttarlo nella “spazzatura” con tutta la sua “consunta e vuota confezione” di promesse da marinaio, di traguardi mancati e di sciatterie mondane, ecco che ti ritorna in mano, diffondendo tutta la sua insopportabile e soffocante “fragranza” mediatica… (Per i maligni: si, ho detto fragranza, non flagranza… Di reato).

E pensare che fossimo quasi al punto di credere di esserci liberati di lui. Invece, com’è noto, dopo aver annunciato a destra e a manca i suoi propositi di ritiro dalla scena pubblica, vestendo i panni di padre nobile del “dissolvendo” PDL, il Cavaliere ha deciso di porsi alla guida dei moderati (i soliti riciclati, ndr), dopo che Monti ha scatenato le sue ire, rifiutandosi di fargli da “scudiero” (o stalliere, scegliete Voi), nella sua lotta contro i mulini a vento, vale a dire contro una Sinistra data per vincente, anche dai suoi soliti sondaggi da quattro soldi.

Il suo motto? “I piccoli partiti fanno gli interessi dei loro piccoli leaders”. Che dire? Gli sembrerà normale, d’altro canto, che i grandi Partiti – uno in particolare – siano impegnati a far approvare “Leggi ad Personam” per il proprio Boss. Mah!

Che la sua decisione di riprendere la lotta derivi poi dalla volontà di contrattaccare la Procura di Milano, per la condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale, inflittagli dal Tribunale della città Lombarda nel Processo Mediaset, non spetta a me dirlo… Ma il sospetto è d’obbligo.

Tuttavia, a questo punto, basta con il “vil dileggio”. Bisogna dargli una nuova possibilità, perché stavolta magari creerà due milioni di posti di lavoro, completerà tutti i punti del Contratto con gli Italiani, aggiungendone addirittura di nuovi, sbatterà i pugni sul tavolo di Bruxelles e ovviamente, abolirà l’IMU. Silvio Berlusconi è di nuovo “in campo” per fare il bene della Patria… Deve solo sciogliere le riserve sull’ultima scelta da compiere: optare per un campo di lavoro, uno di prigionia, o uno di concentramento. In “Transatlantico”, tuttavia, voci di corridoio non confermate lo vedrebbero propendere per quest’ultima ipotesi. Perché dopo tutto, di “kapò” se ne intende…

Il Segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, in un'immagine che probabilmente ben rappresenta le sue sensazioni circa i risultati delle prossime Elezioni Politiche. Insomma: felice come un bambino. Eppure, l'esperienza insegna: mai vendere la pelle dell'orso prima di averlo ammazzato...

“Felice come un bambino”. Il Segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, in un’immagine che probabilmente ben rappresenta le sue sensazioni circa i risultati delle prossime Elezioni Politiche. Eppure, l’esperienza insegna: mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato…

Siccome non ho tessere, né colori precostituiti, sulla sponda sinistra, colgo l’occasione per “bacchettare” con gioia e gaudente letizia, il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani, che, sentendosi già il prossimo Presidente del Consiglio, recentemente ha pensato bene di svelarsi ai “Poteri Europei”, come continuatore delle “Politiche economiche sovranazionali” imposte all’Italia dall’Unione e già messe in campo dall’Esecutivo dimissionario.

Insomma, male che vada, alla faccia di “Primarie” e “Secondarie”, sappiamo già di correre il rischio di dover rivivere lo squallore di una “Grosse Koalition”, con in più, una “benedizione elettorale porcata”.

Riguardo ai Magistrati che abbiano scelto, che scelgano e che sceglieranno di lasciare la toga, per intraprendere la carriera da Parlamentari, non siamo contrari a priori. In effetti, sebbene si tratti di una decisione sostanzialmente discutibile, fintantoché non giunga una norma che impedisca il passaggio dal Potere Giudiziario a quello Legislativo o Esecutivo, non ci sentiamo di biasimare chi, come Ingroia e Grasso (e prima di loro: Ayala, Casson, D’Ambrosio, Parenti, Violante, ecc. ecc.), si candidi alle Elezioni Politiche.

Sarà forse che negli anni ci siamo abituati a considerare le Aule come ritrovo e nascondiglio di personaggi di dubbia fama e criminali, veri o presunti, ma in cuor nostro, siamo disponibili ad accettare di buon grado la crescente presenza di “guardie e sceriffi” tra gli scranni, in luogo di “ladri e malfattori”.

Come dire che alla “Tecnocrazia”, alla “Plutocrazia” e alla “Mignottocrazia, preferiamo di gran lunga la “Magistratocrazia”. Perlomeno, Legalità e Giustizia tornerebbero ad essere due punti fermi del nostro Ordinamento, da troppo tempo ormai, schiacciato dal peso di Libertà fasulle, o quantomeno fallaci.

In particolare, guardiamo con favore ad Antonio Ingroia e confidiamo fermamente in lui e nella sua scelta di contribuire al bene dell’Italia, sperando, ovviamente, di non rimanere scottati. Troppe volte, in passato, gli acclamati proponimenti di taluni “passi in avanti” sulla scena politica nazionale, hanno infatti portato a fare i conti con cocenti “abbagli personalistici”…

Tornando ora, laddove abbiamo cominciato, nel duello elettorale in divenire, ho tre punti fermi.

1) non appoggio, né appoggerò Mario Monti. Sebbene come tutti i cittadini, possa farsi largo sulla strada che porta alle Elezioni, a mio giudizio, egli avrebbe fatto meglio a vestire di nuovo la tuta, tornando a sedersi in panchina. La sua “Tecnica” è apparsa alquanto scarsa per concludere degnamente e vittoriosamente una “Partita”, sulla quale, nostro malgrado, siamo stati tutti “costretti a scommettere”. Piuttosto che insistere “lungo una strada senza uscita”, come un novello Cincinnato, avrebbe potuto tornare al suo incarico alla Bocconi e a far da consulente alle sue Banche, al grido: “Omnia reliquit servare Res Publica”.

Ciò nonostante, se non si fosse schierato, gli avrei riconosciuto “il merito di averci provato”, plaudendo addirittura ad una sua “ascesa al Colle”. La sua disponibilità a sostenere uno “schieramento centrista”, lo ha invece privato della sua libertà, della genuina freschezza garantitagli dalla sua origine tecnica e dagli onori dovuti ad un vero Statista. 

Chissà perché, ma il fatto di mettersi in competizione per completare i punti della sua famigerata agenda sa tanto di fumo negli occhi. Anche perché in verità, di un programma “postumo”, da cittadini e da elettori quali siamo, non sappiamo cosa farcene. Non dimentichiamo che circa vent’anni or sono, ci fu chi, con una scelta inversa, ma con simili velleità da “Salvatore”, si sacrificò con una “discesa in campo” di cui paghiamo ancora le deleterie conseguenze….

2) Non appoggio, né appoggerò Silvio Berlusconi. Le ragioni sono innumerevoli, indicibili, incommensurabili, inenarrabili… Basti dire che il motivo fondamentale è che, nonostante tutto, ami ancora il mio Paese e speri per esso in qualcosa di meglio.

3) Non appoggio, né appoggerò Pier Luigi Bersani, rappresentando egli un Partito, che di fatto a mio modo di vedere non è ancora nato. Credo infatti, che al di là delle belle parole ruotanti attorno alle Primarie prima e alle Parlamentarie poi, un Partito che aspiri a definirsi realmente “Democratico”, debba avere ben chiaro quali siano i propri ideali – tanto quelli di partenza, quanto quelli di arrivo – ma soprattutto a quali persone affidarsi. Ecco perché, fin quando i programmi saranno “aria fritta” e la “stirpe D’Alemiana” continuerà ad imperare, sarà fuori questione che io prenda in considerazione quella parte dello schieramento. 

In conclusione, se pensate ancora che dai professionisti della politica – della prima ora o cooptati nulla cambia – capaci di sproloquiare solo attraverso l’abuso della Retorica, con l’intento di mascherare la Realtà e di deviare e mistificare la Verità, possa venire qualcosa di buono, siete fuori strada. E parecchio.

Che sia di “stirpe” Tecnica o Politica, la Classe Dirigente vecchia, stravecchia e ammuffita, che nonostante tutto continua a “dominare”, ha affossato a sufficienza il nostro Paese, le sue Istituzioni e noi altri, anzichenò!

La rinascita democratica dell’Italia è compito impellente dei suoi cittadini. Siamo noi che dobbiamo accettare la sfida di riprendere in mano le redini del Paese, per troppo tempo lasciate in balìa di sciatti personaggi, ladri, donnine allegre e puttanieri…

Solamente con un chiaro intendimento della Comunità, l’Ancien Régime cederà finalmente il passo, rendendo possibile la realizzazione di uno Stato nuovo e davvero al servizio della persone, delle famiglie, dei lavoratori e delle aziende “moralmente sane”.

Conscio che non vi possa esser vera Democrazia, senza che essa nasca, cresca e prosperi partendo dal basso, sono dunque sempre più convinto della mia prossima scelta elettorale, che con l’aiuto di Dante, il sommo poeta, simbolicamente così riassumo: “Lo duca e io per quel cammino ascoso intrammo a ritornar nel chiaro mondo; e sanza cura aver d’alcun riposo, salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le Stelle”…

Felice 2013! 

D.V.

P.S.: La politica è una strana cosa. Le regole che si possono enunciare per gli altri mestieri sembra che non si applichino alla politica. Un uomo politico può cominciare da giovane come accalappiacani, e in pochissimo tempo riuscire a farlo dimenticare. Ecco ciò che rende la carriera politica quella che è. Erskine Caldwell